Il Corinthians é una delle squadre più famose, titolate ed influenti non solo del Brasile, ma anche di tutto il Sud America. Negli ultimi anni hanno fatto parte del "Timão" calciatori del calibro di Tevez e Mascherano ed allenatori carismatici come Passarella. La bacheca trabocca di trofei nazionali ed internazionali, tra cui il Mondiale per Club vinto ai danni del Chelsea nel 2012. Eppure, se non fosse stato per una squadra di calcio inglese, per giunta amatoriale, questi successi non sarebbero storia. Molti anni prima della nascita del Corinthians paulista, prese forma nei sobborghi di Londra il "vero" Corinthian, uno dei primi club d'Inghilterra, che per molto tempo rifiutó di prendere parte alla Football Association, nonostante fosse una delle più forti, se non la più forte. Questo perché la quasi totalità della nazionale dell'Inghilterra era costituita da giocatori del club londinese: celebri furono le vittorie, larghissime nel punteggio e nello scarto, contro squadre che poche settimane prima avevano vinto la FA Cup, e tra questi risultati eclatanti spiccó l'11a3 con cui il Corinthian distrusse il Manchester United nel 1904, la peggiore sconfitta della leggendaria storia dei Red Devils. Il motivo di questo reiterato rifiuto a prendere parte al ristretto club dei fondatori del Football Inglese non é da attribuire ad un certo senso di superiorità o arroganza, anzi é esattamente il contrario. Fin dagli albori, e per tutta la sua centenaria storia, il Corinthian ha propugnato e diffuso valori perfettamente consoni ad uno sport meraviglioso come il calcio: lealtà, sportività, rispetto per l'avversario. Queste virtù, che stanno inesorabilmente scomparendo nel football moderno, erano fedelmente esplicate e riportate nella realtà delle partite, come dimostrato da un episodio leggendario. In una delle tantissime tourneé che videro impegnato il club inglese, ce ne fu una in Sudafrica, dove in un match contro una squadra locale, avvenne ció che oggi sarebbe imponderabile: venne fischiato un rigore ai sudafricani e, per ripulirsi la coscienza per aver effettuato un fallo addirittura in area di rigore - una vera e propria vergogna, che andava contro quello che possiamo definire a tutti gli effetti come un codice etico ante litteram - il portiere inglese si appoggió con la schiena sul palo e non paró. Potrebbe sembrare un gesto isolato e che in partite ufficiali nessuno si sognerebbe mai di fare, e invece nel 1999 il capitano del Corinthian, Rod Heider, spedí la sfera in tribuna dopo l'assegnazione di un penalty discutibile. Sono gesti assolutamente impensabili al giorno d'oggi, a causa dell'enorme giro d'affari del calcio moderno, ma pieni di una genuina e sana sportività, di cui i fondatori del Corinthian hanno fatto quasi una ragione di vita tramadandola per decenni all'interno e all'esterno del club. Perció il Corinthian decise di non prendere parte alla FA proprio per rispettare i valori che andava diffondendo con le sue tourneé, tra cui il rifiuto di giocare a calcio per vincere premi o per ottenere denaro.
Molti di voi si staranno chiedendo il nesso tra il Corinthian anglosassone, quello degli albori del calcio, e il Corinthians brasiliano. A seguito di uno dei numerosi viaggi degli inglesi in giro per il mondo, ce ne fu uno molto importante in Brasile, agli inizi del Novecento. La situazione del calcio in questo paese era, come spesso succede, lo specchio della società: in particolare nella città di São Paulo, dove le differenze sociali tra poveri e ricchi erano enormi e dove il football era nelle mani (o nei piedi, se preferite) dei piú facoltosi, il più delle volte discendenti degli immigrati britannici. Il calcio era perciò uno sport elitario, questo almeno fino al 1910, quando un gruppo di operai fondó proprio il Corinthians, prima squadra "del popolo" in questo Stato, che ricalcó non solo il nome dell'allora imbattibile club inglese - che proprio in quelle settimame stava sconfiggendo una dietro l'altra le più forti squadre brasiliane - ma anche quei valori di lealtà e sportività che il Corinthian cercava di diffondere anche oltramanica. Per celebrare questo episodio (e i cento anni della società londinese) i due club si sono incontrati in una partita disputata a São Paulo nel giugno del 1988, dove il capitano dei brasiliani, l'indimenticato Socrates, partecipó giocando per entrambe le squadre. Partita che poi venne riproposta anche nel 2015, a testimonianza del forte attaccamento alle proprie origini dei paulistani.
Oggi, e a dir la verità dagli anni trenta del XX secolo, il Corinthian, anzi il Corinthian-Casuals (ribattezzato cosí dalla fusione tra la squadra blu-malva e il Casuals, team amatoriale inglese) non se la passa troppo bene. La squadra da tempo ormai immemore veleggia nei bassifondi occupando l'ottavo gradino della scala gerarchica del british football e gli antichi fasti in cui annichiliva lo United sembrano ormai una chimera. Ma una cosa é rimasta intatta dopo tutti questi anni: il "Corinthian Spirit", l'anima di un calcio ormai estinto.
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