Questa mattina Leonardo Spinazzola ha tentato il tutto per tutto per convincere la Dea a farlo tornare alla Juventus.

Riposto il suo messaggio affidato a Instagram per chi se lo fosse perso e già riportato da calciomercato.com:

"Mi dispiace. Mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso, perché chi mi conosce sa prima di tutto che persona io sia e con che valori. Poter tornare alla Juventus a 24 anni è il raggiungimento di un sogno. Un sogno sudato combattuto cercato e finalmente concretizzato dopo anni di prestiti e sacrifici. Bergamo, l'Atalanta e i suoi tifosi, la famiglia Percassi, Mister Gasperini e ogni singolo giocatore e membro dello staff sono stati per me fondamentali affinché questo sogno si potesse finalmente concretizzare lì davanti a me, e li ringrazierò sempre. Bergamo mi ha accolto, fatto maturare e crescere, mi ha sostenuto e aiutato. Io sono e sarò sempre grato all'Atalanta, che resti o non resti un giocatore nerazzurro. Perché sono un professionista e perché sono felice di vestire questi colori con cui abbiamo fatto grandi cose la scorsa stagione e qualunque cosa accadrà continuerò a esserlo. Ma non chiedetemi di smettere di sognare. Perché ci sono treni che forse passano una volta sola nella vita e io ora farò di tutto per prenderlo, sempre e comunque con l'Atalanta nel cuore".

Ovviamente in questa situazione si ci schiera chi da una parte e chi dall’altra, tante volte comunque condizionati dalla nostra fede calcistica, che, per tradizione italiana, è quasi una religione.
Per me ha ragione il ragazzo, o meglio ha ragione non tanto il professionista, ma il Leonardo Spinazzola uomo; provate a mettervi nei suoi panni.

Classe ’93, 24 anni, arriva alla Juventus nel 2010 dopo un triennio al Siena dove mostra ottime doti atletiche, tecniche e tattiche. Tra il 2012 e il 2017 va in prestito un po' ovunque: Empoli, Lanciano, Siena, Atalanta, Vicenza, Perugia e infine di nuovo Atalanta. In tutte queste esperienze solo nelle ultime due riesce ad avere un minutaggio costante, prima in B e poi in A, considerato un’eterna promessa mai sbocciata, con Gasperini (anzi GRAZIE a Gasperini) riesce finalmente a mostrare tutte le sue qualità, che gli valgono la chiamata del club del suo cuore, dove è cresciuto, dove ha sempre sognato di giocare… Treni come questo, come ha detto anche lui, passano una volta sola!
Un infortunio, una stagione storta, un cambio dei piani della dirigenza bianconera potrebbero far saltare tutto, anche se ci fosse l’accordo per l’anno prossimo; quindi, ovviamente, il ragazzo vuole andare adesso e questo va considerato non tanto da un punto di vista professionale ma umano.

Tante volte quando parliamo di mercato ignoriamo l’aspetto umano. Faccio come esempio la vicenda Niang, che, secondo alcuni tifosi (così come Manolas inizio estate) dovrebbe accettare una destinazione non gradita solo perché la dirigenza ottiene più soldi.
Da aziendalista sono anche d’accordo con questo concetto, ma credo allo stesso tempo che così come ci ergiamo giornalmente a salvatori della patria, così come quando siamo noi i lavoratori e non vogliamo trasferimenti indesiderati, vogliamo fare quel che ci piace, vogliamo essere pagati in un certo modo e se capita di trovare un lavoro più redditizio o a condizioni migliori scappiamo velocemente.

Perché questo non dovrebbe valere per i calciatori?
Assolutamente guadagnano tanti tanti tanti soldi, ma rimangono comunque dei lavoratori, che firmano però dei contratti più vincolanti essendoci la componente del costo del cartellino, ma, che allo stesso modo hanno un cuore che batte e delle esigenze che vogliono soddisfare.

Ora pensate alla vostra squadra del cuore, siete tifosi delle milanesi? Immaginate di scendere in campo alla scala del calcio, camminare nel tunnel che da l’accesso allo stadio, sentire l’odore dell’erbetta appena tagliata, mettere la testa fuori e vedere tifosi ovunque, che gridano intonando cori per i loro beniamini, e Tu, si Tu, sei tra quelli. Quelle sono le emozioni che ci fanno sognare da bambini, quelle sono le emozioni che ci fanno dare i primi calci al pallone, e vedersi negata quella possibilità vi potrà mai dare serenità?

Qui non si tratta di irriconoscenza del ragazzo, perché la Dea lo ha fatto esplodere, ma per esplodere ha comunque combattuto, lottato, sudato, ogni minuto della scorsa stagione per quella maglia.
Perché negare a un ragazzo di 24 anni, acqua e sapone, umile e che ha sempre dato tutto per la maglia, la possibilità di coronare il suo più grande sogno?

#iostoconSpina

 

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