Cosa fa più male ad un calciatore? La perentoria diffidenza o gli sperticati elogi? A chi imputare le colpe per un acquisto sbagliato? Ad un DS avventato o ad un allenatore avverso? Quando un fiore non sboccia, si guarda al cielo e alla terra. Probabilmente non piove abbastanza, probabilmente è il concime sbagliato. Nel peggiore dei casi, si scopre che il seme non sia buono o addirittura non sia mai stato piantato. Non basta un notevole sforzo economico a garantire un sicuro effetto positivo per la squadra, per la classifica e per la società. Per comprendere questa logica, occorre concepire innanzitutto che il mercato non si ferma mai, nel senso letterario del concetto. Chi compra lavora sempre e simultaneamente su due tavoli, quello del presente e quello del futuro. Alla conclusione di ogni acquisto, la società acquirente ha preventivamente calcolato una una stima del potenziale valore di mercato che verrà, in special modo quando si tratta di giovani astri nascenti. Per intenderci, si compra a 30 con la consapevolezza di poter rivendere verosimilmente a 60. Una legge che evidentemente non vale a Roma, sponda giallorossa. Juan Manuel Iturbe venne pagato 28.5 milioni di euro, solo Batistuta era stato pagato di più. Ma era un altro calcio e un altro mondo. Conosciamo benissimo l'epilogo di questa vicenda: svalutazione totale e calciatore mandato a giocare in prestito. Tralasciando inoltre i vari costi dei cartellini, meritano una citazione particolare Ashley Cole, Stekelenburg, Goicoechea, Doumbia, Ibarbo, Bastos, Salih Uçan, Jedvaj e Bojan Krkic, calciatori che non sono venuti a giocare per beneficienza ma, al contrario, hanno goduto di un ingaggio fuori quota per tre quarti dei club italiani. Il minimo comune multiplo di ognuna di queste operazioni è Walter Sabatini. Sebbene si sia dimesso nell'Ottobre scorso, la sua presenza appare sempre più ingombrante nelle perplessità che circondano una squadra traballante sotto diversi punti di vista, quali l'identità tattica e la capacità di sopperire ad un'assenza qualunque in mezzo al campo. E seppur l'artista sia ora lontano, il suo ultimo dipinto ha perso drasticamente il suo valore e, come da copione, è finito all'asta. Gerson ha fatto le valigie, prossima fermata Lille, in prestito. Siamo giunti al momento di dirci Le Cose Come Stanno con l'oggettività dovuta, menzionando i quattro gladiatori che Sabatini ha saputo ben scegliere: Pjanic, Benatia, Marquinhos e Nainggolan si sono rivelati tecnicamente ed economicamente degli innesti eccezionali, ma nella totalità delle operazioni si distinguono esclusivamente come rare eccezioni per l'operato del DS e per la società stessa. Molto spesso la Juventus è stata l'alibi di Garcia e della Roma nel suo insieme, finendo per essere citati ripetutamente i differenti fatturati. Dando uno sguardo attento alla voce Uscite nei bilanci d'esercizio dell'ultimo quinquennio della società giallorossa, il risultato è un nuovo film di Alfred Hitchcock. I 18.9 milioni di dollari spesi per il giovanissimo talento brasiliano abbinati ad uno scarso impiego e ad un rendimento inesistente sono la sintesi perfetta che accomuna ogni inseguitrice nel panorama calcistico italiano: per ogni Gerson c'è un Gabriel Barbosa o un Jorginho. Acquisti che, senza volerlo, spalancano finestre sulla pianificazione societaria di molti club che comprano e svalutano con una velocità imbarazzante, nel giro di neanche sei mesi. Per arrivare alla conquista di un titolo sul campo occorre una visione d'insieme che, in molte squadre attuali, di fatto non esiste. Per ogni Sabatini di turno c'è una società ed un allenatore evidentemente non compatibili. E a Milano, Roma e Napoli, sebbene sia solo Gennaio, è inevitabilmente tempo di pensare già al mercato di Luglio. O a qualche scusa plausibile per giustificare le battute di arresto che puntualmente arrivano ogni domenica. L'ultima, in ordine di tempo, è "Scansopoli". Ma i progetti vincenti, a differenza delle giustificazioni, non sono improvvisati. MC