Come ampiamente pronosticato, Ventura viene esonerato e Tavecchio rimane saldato alla propria poltrona. 

Ho sentito spesso parlare di modello tedesco, ecco un breve riassunto in cosa consiste. Erroneamente da quanto si pensi, il rinnovamento della Germania non arriva in seguito a pessimi risultati (quelli ci furono nel 2000 e due anni dopo), ma in seguito al fallimento della principale fonte di sostentamento del campionato: l‘impero facente capo al magnate dell’editoria Leo Kirch e i suoi introiti come diritti televisivi. Si parla di più di 10 miliardi di debiti, che stavano per cancellare un movimento ai minimi storici. Un po' come, per altri motivi, siamo noi adesso…

In seguito a questo problema, si ebbe una riorganizzazione completa del calcio tedesco, partendo dalla ristrutturazione di tutti gli impianti presenti (in seguito all'assegnazione dei mondiali del 2006), con una percentuale di riempimento minimo del 91%, facilitata dalle strutture all'avanguardia con una comodità mai avuta prima (considerate che tale percentuale in italia viene raggiunta solo dalla Juventus, tutte le altre sono ben sotto l'80%).

Ciò che però fece la differenza, fu un cambio radicale di mentalità. Fino a quel momento il giocatore ideale tedesco era un "panzer" dalla struttura imponente e dalla poca propensione alla qualità. Qui ci fu una sostanziale inversione di rotta:  basta “forza fisica e solidità tedesca”. Il cambiamento non fu facile, fu aspramente criticato inizialmente, ma i nuovi vertici tedeschi proseguirono per la lora strada. Divisero lo stato in 366 aree geografiche, crearono in ciascuna un centro federale per il reclutamento a tappeto delle giovani promesse. Gli allenatori specializzati nella scelta e nell'allenamento dei futuri campioni diventarono più di 1100 ( in Inghilterra erano solo poco più di 100), con requisiti ben precisi. Le società di calcio furono obbligate a dotarsi di 12 elementi convocabili per la nazionale tedesca in rosa, o comunque passati per le accademie federali. Questa nuova politica, con l'aggiunta delle squadre B, hanno generato un incremento sostanzioso della qualità, ma soprattutto degli introiti di tutto il sistema. 

Come può questa nuova idea di calcio essere esportata in italia?

Al momento il territorio italiano dispone di soli 30 centri federali (in aumento fino a 50 nei prossimi anni) dislocati in determinate aree del territorio. Si capisce che questi non sono sufficienti per gestire l'enorme mole di presunti talenti che il nostro calcio può sfornare. Una volta reclutato il ragazzo, questo viene "monitorato"dagli allenatori federali con stage ogni 2 mesi. Si capisce che questo non può bastare per una crescita costante del ragazzo.

Alcune proposte quindi possono essere:

1. La creazione dei centri federali ha un costo importante per le casse del sistema calcio italiano; questo problema si potrebbe aggirare "delegando" lo scouting alle società di calcio. Ogni società di rilievo ha numerose accademy distribuite sul territorio ed esistono già dei premi di valorizzazione e di "allenamento" del ragazzo. Questi, però, sono spesso molto bassi ed elargiti soltanto alle società dilettantistiche che indirizzano il ragazzo. Le società che invece investono sul talento, hanno come primaria fonte di guadagno la sua esplosione e la sua futura rivendita. Obbligare tutti i club professionistici (principalmente A e B) ad uno scouting capillare sul territorio, incentivandoli con cifre appetibili (al momento una società di SERIE A può intascare 14.000€ dalla federazione, se un giocatore del vivaio viene convocato nella nazionale maggiorenell'ordine dei milioni di euro e non degli spiccioli che prendono al momento. La società così oltre ad avere un ritorno del proprio investimento certo (scouting, accademy e valorizzazione), ha anche la possibilità di rivendita del talento.

2. Cambio radicale della mentalità. Nelle nostre giovanili ormai si opta più per la ricerca della fisicità che della qualità. Nel tempo abbiamo confuso la nostra mentalità "difensiva" con ciò che è utile per vincere nel gioco del calcio. La nostra storia, infatti, annovera difensori e portieri leggendari, ma non dobbiamo dimenticare la qualità dei vari Zola, Mancini, Baggio, Del Piero, Totti, Pirlo, etc. È con questa qualità che si butta dentro la palla, Solna e San Siro ne sono l'esempio lampante.

3. Dare al calcio uomini di calcio. Nella società ognuno ha il proprio ruolo; non possiamo pretendere che un manager riesca a gestire un problema di spogliatoio (come successo, si vocifera, negli ultimi tempi con Ventura) e altresì non si può chiedere ad un uomo di calcio di amministrare un sistema complesso con delle regole ben precise. Ben vangano i manager, ma ci vogliono i Maldini, i Buffon al posto giusto nel momento giusto.

Queste sono solo alcune idea da cui dobbiamo ripartire. Voi cosa ne pensate?