È un clima tempestoso quello che sta avvolgendo la Nazionale Italiana in queste ore, che ci separano dal verdetto dello spareggio.
Un'atmosfera mista tra la voglia di rivincita, nei confronti di quegli svedesi, che ci hanno fatto male all'andata, e la paura di non farcela, di non riuscire a sfondare quella linea difensiva di maglie gialle, e di rimanere bloccati davanti alle porte di Russia 2018, senza biglietto d'ingresso.

Una catastrofe che soli pochi mesi fa sembrava solo una terrificante fantasia, ma che adesso sta assumendo le sembianze di una realtà, poco lontana dal realizzarsi. Ma questo è ormai chiaro a tutti gli italiani, compresi il ct Ventura e la sua compagnia, che adesso sono chiamati a non cercare più scuse, e uscire gli attributi.
Basta chiacchiere, basta cercare appellativi di scuse o accusare la condotta arbitrale di non di non essere all'altezza, per non aver ammonito un calciatore; non serve nemmeno dichiararsi sfortunati, perché questo non aiuta a tirarci fuori dai guai, proprio perché la polemica, non può offuscare la chiarezza del campo.

All'infuori del risultato, della qualificazione, che è di vitale importanza raggiungere, gli italiani vorrebbero, che nonostante tutto, i propri simboli di rappresentanza ci mettano la faccia, non si tirino indietro e se non sono capaci di battere la Svezia, si tolgano il loro abito da "campioni" e inizino a indossare umili vesti.
A conti fatti stiamo pagando proprio questo: gli azzurri non si rendono conto che per fare risultato contro una squadra agguerrita come quella scandinava, non è possibile scendere a compromessi. Serve sudare, correre dal primo, fino all'ultimo secondo di recupero, mettere in campo ogni briciola delle proprie energie, battersi come dei veri gladiatori.

Tutti ricorderete senz'altro un personaggio che lo scorso anno, per voglia, determinazione, carattere, è entrato nella storia del calcio italiano: Davide Nicola.
Sì, proprio lui, l'allenatore del Crotone, con una storia drammatica (legata alla vicenda del figlio) e un carattere da persona umile, che non ha mai nascosto il proprio volto dagli sputi della critica e ha sempre dimostrato di avere gli attributi di un elefante.
Ecco, cara nostra Nazionale, prendi esempio da lui e dalla sua banda di leoni, che ha conquistato la salvezza passando per l'inferno, anche giocando lontano dalla propria città e superando difficoltà immense.

Insomma, in fondo basta fare un passo indietro, con la consapevolezza che dobbiamo ritrovare noi stessi, e mettere in campo personalità e cuore, se vogliamo imporci sugli avversari. Stasera, a San Siro serviranno 11 gladiatori in campo, con un allenatore con altrettanto spirito di sopravvivenza, perché ormai si tratta di un equilibrio sottile, dove solo un filo invisibile ci separa dal baratro.

Aspettando il calare del sole, verso il cruciale verdetto, ripenso a quell'allenatore sempre in piedi, con la tensione a mille, con la testa e col cuore nella bufera, come il capitano di una nave, che anche mentre sta affondando rimane lì, con la fronte alta, ad aspettare che si salvino gli altri, prima di pensare per sé; un dodicesimo uomo in campo nel vero senso del termine, per tutte le volte in cui varcava la linea dell'area tecnica, precipitandosi verso i propri calciatori, e sarebbe bello poter infondere anche una sola, piccola parte del carisma di quell'uomo, in questa Nazionale.