Il calcio, nonostante il tutto, un tutto che lo mina, dal business, alle scommesse, alla poca sportività, continua ad essere lo sport dell'Italia. 22 milioni e 440 mila persone seguono almeno una squadra di Serie A. 17 seguono regolarmente il campionato in TV; oltre 13 milioni sulla play TV, 10 milioni sui giornali e 7,5 via Internet. Questi, ad oggi, sono i dati ufficiali. Dati impressionanti, anche se in calo rispetto a qualche anno addietro, ma sempre importanti.
Ciò lascia intendere quanto siano importanti i programmi televisivi che ruotano intorno al calcio, i concetti ed messaggi che si fanno passare, e si capisce anche perché storicamente è sempre stata la destra ad avere tanti interessi nel settore mediatico del calcio,  stesso discorso vale per i giornali, e per la rete. Il calcio è un veicolo mediatico fenomenale. Ma un veicolo ove saltano tutti gli equilibri, chi è di sinistra tifa per la squadra di calcio di Berlusconi, chi è di destra può tifare per una squadra di calcio che ha ultras di sinistra. Destra e sinistra nel calcio si perdono, perché il calcio è il calcio. La prima forma di società multietnica la si ha nelle squadre di calcio, pensiamo all'Inter, composta da quasi solamente non cittadini italiani. E nel paradosso di ciò sono tanti i nazionalisti a tifare per questa squadra, che poi è la squadra che io seguo da sempre. Il calcio è il calcio. Certo. Ai giocatori tutto è concesso, i vizi milionari vengono perdonati, possono fare una vita da sceicco, ed avere come tifoso magari un disoccupato anche pieno di debiti. Ma ciò non conta. Perché il calcio è il calcio. Ed il fatto che 22 milioni di persone in Italia seguano una squadra di serie A, deve far riflettere.