Vai sul sito della FIGC e trovi come immagine la fotografia che ritrae le calciatrici della Nazionale italiana.
Stupendo. Bellissimo. Anzi, meraviglioso.
Stupendo, bellissimo, anzi, meraviglioso atto di ipocrisia.

Come è noto l’attività calcistica femminile in Italia ha numeri inferiori rispetto a quelli delle principali realtà europee e mondiali: sono 23.196 le calciatrici tesserate per la Federcalcio (12.129 le Under 18) e 659 le società registrate, delle quali 64 partecipanti ai campionati nazionali (Serie A e B). E la cosa pazzesca, discriminatoria, che non ha alcuna ragione di esistere è che l’attività agonistica femminile di club rientra invece all’interno delle competizioni della Lega Nazionale Dilettanti, che, come è noto, ne organizza lo svolgimento sia a livello Nazionale (Serie A e B) attraverso il Dipartimento Calcio Femminile, sia a livello periferico, attraverso i Comitati Regionali e le Delegazioni Provinciali (Serie C e D). Ai campionati di Serie A e Serie B, che vedono iscritti rispettivamente 12 e 52 club localizzati su tutto il territorio nazionale, si aggiunge il Campionato Primavera, riservato alle calciatrici nate dopo il 1° gennaio 1997. Partecipano alla Coppa Italia le società di Serie A e B, con la vincente che all’inizio della stagione successiva affronta la squadra campione d’Italia nella Supercoppa.

Ora, fino a quando non si professionalizza il calcio femminile, è inutile cercare di pulirsi la faccia sporcata con il fango dell'umiliazione dell'esclusione dei maschietti ultra ricchi dai Mondiali 2018, riscoprendo la bellezza del calcio femminile.

E' una chiara operazione di marketing. Certamente si apre una grande opportunità, questo è innegabile, ma se si ha un minimo di dignità non si deve cadere nel tranello del finto buonismo.
La dignità vien prima di tutto. Fino a quando non si sanano le discriminazioni tra calcio femminile e maschile, si sarà in presenza solo innanzi ad operazioni di facciata che non rendono onore né al calcio femminile né al contrasto folle, allucinante, a quelle discriminazioni sessiste che ancora esistono.