L'obiettivo principe della nuova proprietà milanista è quello di riportare la società rossonera a recitare il ruolo che le compete in campo internazionale. In buona sostanza, il compito del Milan è quello di tornare stabilmente in Champions League e di vincerla il prima possibile.

Posto che questo genere di risultati si ottiene con capacità, applicazione e anche un pizzico di fortuna, c'è un'altra incognita che può scompaginare anche i piani meglio preparati: gli altri.
Ne sa qualcosa il Paris Saint Germain che da anni prova a recitare un ruolo di leader europeo in questo sport e che finora ha raccolto solo briciole se confrontiamo i successi (non) ottenuti con l'ingente quantità dei soldi spesi. C'è, tuttavia, un altra squadra di cui occorre tener conto se vogliamo che i nostri desideri si avverino. Questa equipo, lo scrivo in lingua spagnola per darvi ulteriori indizi, è il Real Madrid di Zinedine Zidane. Sì, avete letto bene. Ho scritto che le merengues di oggi sono figlie del credo calcistico dell'ex-juventino piuttosto che di Cristiano Ronaldo.

Perché dovrebbe interessare qualcosa chi è e come gioca il Real ad un tifoso del Milan o al suo Tecnico o ai suoi calciatori? Perché se vuoi arrivare a vincere contro tutto e tutti devi chiederti se e come potrai sconfiggere la squadra che oggi ha soppiantato il Barcellona diventando l'unica vera grande squadra da battere per alzare al cielo la Coppa più ambita di tutte. Un tempo si diceva ai ragazzini di giocare con quelli più grandi perché è solo confrontandoti con quelli migliori di te che puoi diventare più forte di loro. I blancos sono un esempio da comprendere appieno se si vuole diventare i più forti. Chi ha visto le partite di Supercoppa di Spagna ha innanzitutto assistito ad uno spettacolo tecnico prima ancora che tattico. Ma procediamo con ordine. Ecco alcune caratteristiche dei madrileni con cui presto o tardi tutte le squadre dell'élite del calcio europeo dovranno confrontarsi.

Possesso palla. Il Real non ne fa un ossessione come accadeva per il Barça. Le merengues stanno cambiando il concetto stesso di mantenimento del pallino del gioco piegandolo più verso l'estro che non verso la matematica. I blaugrana cercavano con un torello ossessivo di sfiancare l'avversario e di punire ogni sua deconcentrazione. I blancos, da parte loro, mantengono il possesso della palla molto semplicemente perché non riesci a sradicargliela dai piedi o coglierli in un calcolo geometrico sbagliato. Raramente il portatore di palla la perde e altrettanto raramente viene sbagliato un passaggio. Ricordate il vecchio centrocampo dell'Inter di Roberto Mancini che prevedeva due mastini interditori? Le merengues giocano con una linea a tre fatta da Casemiro (o Kovacic come ieri sera), Kroos, Isco (anche se ieri non ha giocato) e Modric. Tutti fanno gli interditori, tutti sono capaci di reimpostare perché hanno una capacità tecnica superiore alla media e non sbagliano mai uno stop o un lancio.

Ripartenze. La squadra di Zidane non perde tempo per arrivare in porta. Nella spagna che ama le corride, il francese predilige più lo stile di corsa di Pamplona che non quello del toreador che attende e punisce le cariche del toro. Il gioco dei blancos è estremamente veloce nell'avvicinamento alla zona gol perché non ritiene una priorità il fraseggio (a volte stucchevole e fine a se stesso) alla Guardiola. Zidane è stato un regista alto in carriera e giocava a ridosso delle punte. L'attuale allenatore del City, invece, è stato un regista centrale basso e collegava la difesa al centrocampo. Il nuovo Real ruba palla agli avversari e in uno o due tocchi è capace di arrivare in zona tiro e di far male.

Tiri. Le merengues non hanno l'ossessione di entrare in porta con la palla. Anzi, appena scorgono un varco libero esplodono il tiro da fuori con ottimi risultati.In questo assomigliano più ai tedeschi e agli inglesi che non ai brasiliani che, si sa, sono innamorati della sfera e cercano sempre quel tocco in più che magari manda al diavolo una azione sin lì ben preparata. Il Real è concreto e cerca più il gol che la gloria.

Velocità di esecuzione. Se si osserva la prima mezz'ora di gioco della sfida di coppa di ieri sera e la si confronta con la stessa giocata da Juve e Lazio una settimana prima ci potrebbe sembrare che nel secondo caso abbiamo inavvertitamente pigiato il tasto dello slow motion. Non è così, ovviamente. I blancos corrono quasi quanto la sfera rotola e questo è un altro concetto che li divide dagli eterni rivali catalani. I terzini di ieri (Carvajal e Marcelo) in pochissimi secondi erano in grado di interrompere una pericolosa trama di gioco avversaria nella propria area e ritrovarsi a crossare dall'altra parte sull'uscita del portiere.

Tecnica di base. Per far parte della formazione madrilena devi saper giocare a pallone. Ieri sera (per irridere ancor di più l'avversario e galvanizzare i propri tifosi) le merengues hanno fatto diverse azioni condotte a più uomini passandosi la palla con un colpo di tacco. Ogni lancio o passaggio era millimetrico e veloce e lo stop perfetto. L'era dei mediani con i piedi a forma di zappa, probabilmente, sta finendo.

Squadra corta, anzi, cortissima. I blancos difendono in dieci una striscia di campo di 15-20 metri e attaccano in dieci con lo stesso concetto. Per far questo debbono avere una ottima capacità tecnica, una preparazione fisica non indifferente e un senso tattico di sacchiana memoria. Tutti i madrileni si aiutano a vicenda e così non c'è chi corre di più in luogo di un altro.

Divertimento. Gli undici madrileni si divertono a giocare al calcio perché sono dei creativi estrosi e non dei soldatini che si muovono su di uno scacchiere. Zidane è riuscito a indirizzare il puro divertimento nel motore di una macchina capace di produrre gol. I risultati sono al momento lusinghieri.

Il detto di Giulio Cesare "se non li puoi battere, unisciti a loro" non si deve intendere nel modo più vile e mortificante di cambiare bandiera, ma quello di cercare di capire come vince il tuo nemico allo scopo di batterlo nel miglior modo possibile.
La lezione ci arriva dalla Storia e la Storia vogliamo essere noi...