Mi ha colpito una rapida immagine che son riuscito ad immortalare sulle tribune dello stadio di Bologna durante la partita nota contro l’Inter.
Una sfida che ha ridimensionato diverse aspettative, e riportato tutti nella realtà del nostro pianeta calcio. Un pianeta dove ancora, nonostante i soldi, il business, e gli stadi vuoti, la passione esiste. Una passione che non ha età.

Una signora con la sua bella sciarpa del Bologna e lo sguardo lucido. Occhi che esprimono emozione, commozione. E questa è una cosa meravigliosa che accade nel calcio, sempre più rara nell’indifferenza di una società sempre più cinica e cattiva.
Il sentimento, l’emozione ciò che dovrebbero rendere l’uomo umano. E proprio per andare alla ricerca dell’emozione che un poeta come Umberto Saba si avvicinò alla Triestina calcio scrivendo le famose cinque poesie su questo sport oramai diventato un lavoro. Si è detto e scritto che si recò allo stadio casualmente, oppure perché ricevette in regalo un biglietto, o per accompagnare la figlia. In realtà questi tre elementi non sono esclusivi ma corrono e vivono insieme.
Le cinque poesie sul calcio, che si aprono con il saluto ai rosso alabardati amati dai triestini e che si concluderanno con la gioia e la capriola del portiere della squadra che ha segnato, una gioia che si contrappone al dramma ed alla tristezza del portiere avversario, nascono all'interno della libreria di Umberto a Trieste.
Carletto, ovvero Carlo Cerne, era un grande appassionato di calcio, un gran tifoso della Triestina. Il suo umore variava e mutava spesso in base ai risultati della triestina. Ora felice e gioioso ora triste ed in solitudine con i suoi pensieri sul perché della sconfitta. E per capire ciò Umberto decise di accompagnarlo un giorno allo stadio. Il calcio è passione, è emozione.

E quel volto di quella signora, che non so chi sia, dovrebbe per un solo secondo farci capire quanto questo sport andrebbe salvato. Salvato dai mercenari, dai mercanti e speculatori, dal dio danaro che lo sta letteralmente massacrando.