Leggendo  di giovani acquisti primavera di questa o quella squadra italiana con costi impazziti, mi è venuto alla mente di come l’Italia sia ormai indietro anni luce rispetto al movimento calcistico europeo, soprattutto quello giovanile. 

:: IL BARCELLONA E L’AIAX CI SPIEGANO COME GESTIRE LA CANTERA PIENA DI BABY-CAMPIONI. 

“fin dalla più tenera età vengono reclutati i ragazzi di Amsterdam e delle zone immediatamente limitrofe, consapevoli che non servono all’inizio chissà quali talenti, ma che le capacità principali possono essere insegnate all’interno delle strutture dell’Ajax. Così gli osservatori scandagliano i campionati e i tornei locali in cerca di giovani calciatori, tenendo presenti principalmente tre elementi, che non sono insegnabili e devono essere in qualche modo già presenti nel ragazzo: la personalità, l’intelligenza e la velocità”

Il bambino, individuato possibilmente entro il decimo anno, deve infatti dimostrare di avere un buono scatto sui primi dieci metri (anche senza palla), deve mostrare in campo una certa intelligenza che gli permetterà poi di essere istruito a dovere dai tecnici, e deve avere carattere, cosa che secondo gli olandesi si vede nel divertimento che prova a giocare a calcio. Tutto il resto, e cioè essenzialmente la tecnica, si può acquisire con allenamenti mirati, che risultano particolarmente efficaci tra gli 8 e i 12 anni”

:: IL MOVIMENTO CALCISTICO GIOVANILE ITALIANO

Dopo esser stati primi per tifo, tattica, e movimento calcistico comprese le serie minori (Serie dilettantistica e professionistica), oggi siamo gli ultimi nella gestione e crescita del movimento giovanile.  Alla luce di nuovi concetti per la crescita dei baby-calciatori, Barcellona e Aiax ci dicono che  non serve la tecnica (che si può insegnare con allenamenti mirati), ma l’intelligenza, la velocità di pensiero e di esecuzione e  il temperamento. Questa metodologia consente di elevare la qualità media dei calciatori e delle squadre italiane; ed infatti si vede come nel ranking mondiale dei club l’Italia sia molto  indietro  rispetto ai club europei, proprio per la scarsa qualità media: cioè quello che conta in una squadra di media/alta classifica, dato che i fuoriclasse poi si possono acquistare ma che solitamente sono appannaggio dei grandi club. Quindi vediamo come nelle coppe europee (nelle quali fino a 15 anni fa eravamo i dominatori assoluti)  la qualità dei “centrocampo” delle squadre per esempio spagnole o tedesche sia  mediamente molto più elevata. E questo si ripercuote, appunto, sulle squadre di metà classifica che non possono acquistare campioni come fanno solitamente i due / tre top team italiani, vanificando la partecipazioni alle coppe europee minori.

Ci dicono inoltre che “dagli 8 ai 15 anni, è l’età decisiva”.  Quindi la domanda che ci poniamo: a che livello qualitativo operano le nostre scuole di calcio? Con quali sistemi educativi? Da quello che vedo molte società di provincia si limitano a guadagnare con scuole di calcio improbabili gestite non si sa come, e le società tradizionali (serie C, B, A) comprare giovani  campioni da sbattere in primavera senza che nessuno di questi abbia assorbito un sistema di gioco; un'abitudine ai movimenti ben definiti e assimilati fin dalla tenera età, in attacco, a centrocampo e in difesa. E questo italico sistema oggi risulta enormemente lacunoso e ciò si riflette nei giovani calciatori che sono mediamente più scarsi dei loro antagonisti europei, rendendo inadeguate le squadre italiane proprio in funzione dei nostri obsoleti metodi di selezione; di allenamento; di applicazione sul terreno di calcio. 

:: NON BASTASSE LA NOSTRA OBSOLETA GESTIONE DEL CALCIO GIOVANILE, ABBIAMO LA PIÙ GRAVE EMERGENZA SOCIALE: I GENITORI DI CAMPIONI, O PSEUDO CAMPIONI, IN ERBA.

Nei campetti di provincia in Italia siamo ancora con i padri che litigano e si scannano, si offendono con scene raccapriccianti. E da questi esempi comportamentali cosa volete che ne esca fuori: Ragazzi illuminati e disponibili? La maggior parte di questi giovani ragazzi rimarranno mezzi-uomini grazie al modello indotto dai propri genitori. Ragazzotti nei quali si alimenta a dismisura l’ego, la brama di emergere individualmente, senza invece assimilare necessari concetti come: l’assiduità negli allenamenti, l’impegno, l’umiltà, qualità indispensabili in un giovane potenziale campione.  Associamo a tutto ciò la mancanza di scuole di calcio moderne ed efficienti, et voilà: abbiamo la mediocre situazione calcistica giovanile italiana.  Vogliamo parlare degli improbabili procuratori del calcio giovanile? Di allenatori che si fanno pagare per mettere in squadra questo o quel giovane? Di genitori completamente ottusi che pretendono che il loro figlio pur mediocre, venga trattato da campione ?