Per capire che per il Napoli la “retrocessione” in Europa League fosse vissuta quasi come un fastidio non c’era bisogno di aspettare la partita di ieri sera, persa dai partenopei con un sonoro tre a uno in casa contro il Lipsia. Per la squadra guidata da Sarri l’unico e solo obiettivo è il campionato, nel quale si sta prodigando in un cammino straordinario al quale solo la Juventus è riuscita, al momento, a controbattere; il resto delle competizioni sono un contorno, vissuto con fare superficiale e quasi frettoloso tra una partita di campionato e l’altra. Anche in Champions, fatta esclusione per le due partite contro il City in cui si videro sprazzi di bel gioco, i partenopei hanno sempre giocato con il freno a mano tirato, con la testa perennemente rivolta alla partita della domenica successiva e, nonostante un girone tutto sommato abbordabile, non sono riusciti a centrare la qualificazione agli ottavi di finale.

Ieri sera Sarri ha optato per una squadra infarcita in larga misura di “seconde linee”, con Reina, Koulibaly, Hysaj, Hamsik e Callejon tra i soli “pretoriani” del mister: ne è uscita in cui un avversario bravo quanto volete ma non al livello del Napoli come il Lipsia, ha avuto la meglio e ha ipotecato la qualificazione al turno successivo con il Napoli che dovrà cercare una difficile impresa in terra tedesca. A fine partita Sarri si è scagliato contro i suoi giocatori, accusati di non aver impiegato nella partita quell’impegno agonistico fondamentale per conseguire successi: a dire il vero, a giudicare anche dalle parole utilizzate dallo stesso allenatore il giorno prima, nonché dall’ambiente in generale che ha palesemente snobbato l’evento, devo dire che fosse difficile riuscire a dare un senso a quella partita. Ma le parole di Sarri erano anche e soprattutto rivolte a quei calciatori meno impiegati che, a detta del tecnico, avrebbero ieri sera sprecato un’occasione ghiotta per mettersi in mostra. Sarà sicuramente così ma, d’altro canto, mi viene anche da pensare che molto probabilmente la causa del baratro che sussiste al Napoli tra undici titolare e riserve sia anche attribuibile proprio ad una guida tecnica in cui vi è una schiera di dodici, massimo tredici fedelissimi e il resto della squadra non viene quasi preso in considerazione, come denunciato in una recente intervista dall’ex Giaccherini. In parole povere, è come se Sarri non allenasse il Napoli ma solo i suoi “pretoriani” e solo su di essi possa fare affidamento.

Un “maestro” di calcio qual è il tecnico toscano dovrebbe essere in grado di toccare le corde giuste con tutti i suoi calciatori e riuscire ad impartire le sue nozioni di calcio non solo al gruppo titolare ma a tutta la rosa, o perlomeno a farli scendere in campo con la determinazione idonea per portare a buon fine una partita, a mio avviso abbordabile, come quella di ieri sera. Ovviamente capisco sia difficile e soprattutto comprendo il fatto che sia difficile integrare cambiamenti in un undici che si sta dimostrando tremendamente efficace, ma la domanda che sorge spontanea è: riuscirà Sarri con i soli suoi “fedelissimi” a tenere il ritmo infernale che sta imprimendo al campionato, ben sapendo che difficilmente dalla panchina qualcuno riuscirà a dare un’impronta decisa alle partite? La domanda, almeno a mio avviso, non è di semplice risoluzione perché veramente tra l’undici tipo e un undici con qualche “modifica” sussiste un abisso: la squadra sembra perdere quei meccanismi che la animano e diventare una squadra che perde anche contro il Lipsia, nonostante qualche giocatore del Napoli ieri facesse credere che, in fondo, se il Lipsia giocasse in italia lotterebbe per il titolo.

La Coppa Italia e la partita di ieri sera hanno comunque confermato un verdetto che già sembrava scritto: nel Napoli ci sono due squadre, una che segue alla lettera i dettami del mister e sulla quale lo stesso fa un affidamento quasi maniacale e un’altra invece di semplici comparse o quasi, poco prese in considerazione dallo stesso e che, quando sono chiamate ad intervenire, sembrano andare alle deriva, il che può risultare un handicap non da poco perchè gli ingressi dalle pancine possono risultare determinanti in qualsiasi competizione. Solo il tempo ci dimostrerà se Sarri, coadiuvato dai suoi fedelissimi, riuscirà a conquistare un obiettivo che avrebbe dello straordinario; ai posteri l’ardua sentenza.