Napoli - Juve sarà anche la sfida tra allenatori agli antipodi. Tuta e bel gioco contro attenzione al risultato e look.
L'anagrafe rischia di trarre in inganno, sarà una sfida tra due toscanacci: Maurizio Sarri è nato a Napoli per caso, perché papà Amerigo lavorava all'Italsider di Bagnoli, ma è cresciuto a Faella in provincia di Arezzo, a soli 130 kilometri dalla Livorno di Max Allegri.
Percorsi diversi, come le filosofie: Sarri bancario, il mestiere dell'allenatore era solo un passatempo per liberarsi dallo stress della banca, gà maniaco della perfezione in quei polverosi campetti di periferia; Allegri, discreto giocatore, piedi non troppo raffinati, ma temperamento da vendere, il più classico degli allenatori in campo sotto le guide sagge del maestro Galeone.

La prima volta che questi due mondi si scontrarono fu nel 2003. Sangiovannese - Aglianese finì con uno spumeggiante 0-0 davanti a poco meno di mille persone. Serie C2, girone B. La carriera di Allegri spiccò poi il volo, Spal, Grosseto, Lecco, poi il miracolo Sassuolo, con la conquista del campionato di C1 e la conseguente promozione in B. L'anno successivo segna il salto in Serie A, con il Cagliari che decide di affidargli la panchina. Bei ricordi quelli sardi, da collezionare fedelmente nel libro della vita. Nel 2010 arriva l'occasione della vita, il Milan, il primo scudetto all'esordio.
Quella dell'ex bancario si pensava fosse destinata a finire, invece, nella pochezza delle leghe inferiori. Nel 1990, con Stia e Faellese, in Seconda Categoria, le prime esperienze. E poi Cavriglia, Antella, Valderna, Tegoleto, Sansovino, fino ad arrivare alla sopracitata Sangiovannese. Altro giro, altra corsa: Pescara, Arezzo, Avellino, Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria, Sorrento. La svolta si chiama Empoli, promozione in Serie A e tutto ciò che verrà dopo. Il passato resta negli archivi però. Napoli - Juve oggi vale uno scudetto. Vale la supremazia di una filosofia rispetto ad un'altra. Quanto ci ha fatto innamorare Maurizio e il suo bel calcio. Tocchi di prima, gioco di squadra, palleggio, una macchina perfetta che conosce a memoria ogni singolo movimento. Sullo sfondo un popolo che aspetta il momento giusto da oltre 30 anni, le notti maradoniane saranno impossibili da dimenticare. Forse solo Maurizio potrebbe mettere in secondo piano quel secondo Scudetto.

Max e il suo cinismo. L'esaltazione del fuoriclasse, la capacità di utilizzare e riutilizzare bene il materiale messogli a disposizione. Il risultato è l'unica cosa che conta, le prestazioni sono una conseguenza. La storia della Juve ha anche il suo nome nella lista dei più vincenti, ci sarà un perché. E allora accendiamo i riflettori sul San Paolo. Max e Maurizio, a voi.