Quando, due volte all'anno, deve avvenire il “prodigio” della liquefazione del sangue di san Gennaro - che, ormai tutti lo sanno, nacque a Benevento (e morì a Napoli) - nei primi banchi della chiesa seggono le famose “parenti del Santo”. Sì, alcune donne che pretendono di discendere dalla famiglia di san Gennaro. Le leggiadre signore, se il prodigio tarda a compiersi, sono capaci di epiteti ed improperi irripetibili all'indirizzo del divo Gennaro.

Ecco, in quanto “parente stretto” del Benevento Calcio, fatti i debiti discernimenti, anch'io mi sento autorizzato a glorificare i miei campioni, ma altrettanto ad insolentirli, quando mi sembra che lo meritino.

È quest'ultimo il caso di Udinese-Benevento, la tragedia che è stata rappresentata appena ieri l'altro su di un prato ghiacciato, davanti a 400 paia di occhi attoniti dei supporters beneventani. Capaci di eroiche cavalcate pur di non far mancare il tifo ai nostri, fino all'estremo confine nord-orientale del nostro amatissimo Paese.

Come tutti sapranno, perchè ormai il Benevento è diventato “un caso internazionale”, abbiamo subito 2 gol nefandi, da uno squadrone di “titani” di varie parti del mondo. A noi, “piccoletti”, il primo gol ce l'hanno segnato dopo appena 5 minuti. 5 come 5 erano i difensori nella nostra area. Lorenzo del Pinto, il nostro numero 4, sfodera la prima papera della serata: cerca di colpire col destro, ma la palla, rimbalzata due volte sul prato ghiaccio e scivoloso, gli passa in mezzo alle gambe. A seguire - perché le nostre “papere” non escono mai da sole - Gaetano Letizia, il quale è capace di farci toccare il cielo con un dito e subito dopo di farci sprofondare all'Inferno, come vedremo a breve, interviene di sinistro su Baràk, il quale, nonostante i 5 - dico 5 - difensori nostri, ha avuto tutto il tempo e l'agio (nel fornire l'agio agli avversari siamo imbattibili!) di tirare in porta a 4 metri da Brignoli. Ora, il nostro mitico portiere-colibrì si era già involato, da par suo, e avrebbe sicuramente sventato il pericolo se la mezza stoppata, inutile e sbagliata di Letizia - che colpisce col ginocchio - non avesse fatto impennare il pallone, facendolo finire in rete. Uno di quei pallonetti “a cucchiaio” che riuscivano solo a Totti; Baràk se lo sognava. È un autogol da partita di calcetto, fra impiegati postali, del sabato pomeriggio!

Sapete quanti tiri ha fatto l'Udinese? 9. Sapete quanti il Benevento? 20; non 5, non 10, bensì 20!

Sapete quanti tiri nello specchio della porta? Il Benevento 5 e l'Udinese 2. Due! Ciò significa che su 2 tiri decenti che “lo squadrone” di Oddo è riuscito a partorire, entrambe le volte il pallone è andato in rete! Grazie alla loro perizia? Macché, grazie ai nostri, sì, solo grazie ai nostri.

E ve lo dimostrerò.

Vabbè, hanno pure centrato una traversa, ma sapete come? Volete proprio sapere la testa di chi ha deviato la palla, anche se finirete per odiarlo? Quella “capa” gloriosa di Chibsah; la quale, quasi tutti allo stadio, ricordano come decisiva per la B dello scorso anno. Ma perché non ce lo avete lasciato in B? Perché ve lo siete trascinato appresso?! Ora è zavorra; per favore, scarichiamolo e prendiamo un terzino come si deve…ce lo darebbero Chiellini? No? E Bonucci? Nemmeno? Ma perché?!?

E poi furono lacrime e mezzi sorrisi.

Un contropiede al “fulmicotone” del Benevento, con uno stepitoso dribbling, da antologia, per la letizia dei nostri occhi, di Letizia appunto; che si spegne miseramente, nonostante la ribattuta “di faccia”, sì, proprio con la faccia del portiere dell'Udinese, Bizzarri, ma Puscas non ne sa approfittare e gli rispara addosso, da due metri, una pallonata che rimbalza lontano.

Era da solo Puscas, davanti al portiere. Perché non si è fermato un nanosecondo e coll'interno del piede, piano piano non ha appoggiato la palla in un angolino dove Bizzari non avrebbe mai potuto raggiungerla? Perché?

La giocata di Letizia soltanto, già meritava il gol, come un “premio Oscar” al miglior dribbling!

Sì, lo so, ora direte: ecco, dà sempre la colpa alla sfortuna. E no, al contrario, perché quando c'è da “pestarli” i calciatori del Benevento, io li faccio neri. Ma qui? Cosa c'era di sbagliato? Niente, eppure per noi di gol neanche il profumo.

Ne dobbiamo proprio parlare del secondo gol? Più che di un piatto di “Lasagna” si è trattato di un “tortellino”. E va bene, facciamoci ancora del male. Però, prima non ci dimentichiamo di dire che Letizia - per noi, poveri tifosi, “CROCE & LETIZIA al cor”, subito ci fa dimenticare quella prodezza e concede un assist perfetto al numero 19 avversario che, grazie a Dio, spara altissimo, a sette metri dalla porta.

E meno male!

Però quello scemo di Luca Antei va a mettersi fra Brignoli e Lasagna che spara un raso terra nell'angolo destro della nostra porta, imprendibile anche per mandrake!

È il 40° del primo tempo e qui cala il sipario.

E con dolore inaudito, perché pure qui c'è lo zampino di uno dei nostri: il pallone schizza via dalla possibilità di parata di Brignoli grazie alla deviazione col gomito - COL GOMITO! - di Antei. Era un gol da annullare, fallo!, c'era da concedere un rigore (che Brignoli avrebbe parato), ma la VAR dormiva.

Insomma, non bastava che quelli erano tutti “marcantoni”, no, gliel'abbiamo pure resa facile, troppo facile, l'impresa. Non possiamo darla vinta sempre, dico SEMPRE, per i nostri errori. Che diamine! Dice: “sbagliando s'impara”. Chi, noi? No, noi no, noi invece ripetiamo pedissequamente sempre gli stessi orrori.

Il secondo tempo è tutto un pressing del Benevento, dove Letizia si mangia un gol facile facile che gli aveva “apparecchiato” D'Alessandro. A quest'ultimo devo inchinarmi e correggere miei scritti antichi: il Benevento non ha solo 2 calciatori da serie A, bensì ne ha 3, Ciciretti, Armenteros e D'Alessandro. No, mi ricorreggo: 4, c'è anche il mitico Brignoli.

Un altro gol se lo “magna” Memushaj e intanto Massimo Oddo, allenatore dell'Udinese, frigge e trema; eccome se frigge.

Un altro ancora se lo divora D'Alessandro, dopo un dribbling da paura, nell'area avversaria, sparando un mezzo metro sopra la traversa.

Un altro contropiede FA-VO-LO-SO, con D'Alessandro che si esibisce in una nuova destrezza in area e poi scodella una palla “moscia” fra le braccia di Bizzarri.

Infine l'apoteosi: punizione a due in area, cioè meglio di un rigore. E invece, che fa il nostro amato Armenteros? La spara altissima sulla traversa. E qui finisce lo strazio.

Domenica prossima accoglieremo al Vigorito la Spal. La conosciamo come il pero del nostro orto, l'abbiamo sconfitta tante volte. Rifacciamolo, domenica prossima alle 18.

Ricordiamoci l'onore.