Dal punto di vista calcistico i Mondiali di calcio 2018 hanno già fatto scalpore, sia per i ricchi montepremi, tra i più elevati nella storia del calcio nella terra degli zar, che per l’esclusione di quella Nazionale che è stata tempio e culla del calcio per decenni, l’Italia.
Chi ha parlato di catastrofe, chi ha parlato di apocalisse, chi ha parlato di dramma epocale che cade nel centenario della batosta di Caporetto e della rivoluzione russa, tanto che si è detto che da questa disfatta si potrebbe rivoluzionare il calcio italiano. 
Parole, parole e parole, come quelle che vorrebbero l'affermazione del rispetto. Magnifica, profonda, emotivamente impattante parola. La trovi sulle magliette delle Nazionali, negli stadi, sulle pubblicità. Come gli slogan no razzismo in mille lingue.

Ma in Russia 2018 che spazio ci sarà per i diritti umani? Minimo. Come potrà esserci spazio di diritti umani in un contenitore che nega diritti umani basilari? Sarebbe come pretendere di fare un bagno caldo nelle acque ghiacciate del polo Nord.
Questi Mondiali ospiteranno tante Nazioni dove i diritti umani sono un disastro, un problema. A partire dall’Egitto. Dove, come si legge nel rapporto di Amnesty, “per indebolire, diffamare e ridurre al silenzio la società civile, le autorità hanno fatto ricorso a divieti di viaggio, restrizioni finanziarie e congelamento di conti bancari”. 

Un Paese dove si adottano metodi criminali che hanno comportato migliaia di sparizioni forzate, arresti illegali, sparizioni anche di minori, centinaia di siti internet bloccati, stupri, torture e fermi arbitrari sarebbero all'ordine. Un Paese dove squadre vestite di nero, a volto coperto, senza alcun mandato e guai a chiederlo, perchè tanto non esiste, perchè loro sono "sovrani" fanno irruzione nella casa di un sospetto di notte o nelle prime ore del mattino, lo catturano e lo portano via. E non saprai niente per settimane. Oppure potrai essere rapito per strada. E ciò a prescindere dall'età.
Sono diverse le segnalazioni di minori di 14 anni trattenuti per periodi variabili anche superiori ai 50 giorni senza poter contattare le famiglie e figuriamoci l'avvocato. Pestaggi, sospensioni per gli arti al soffitto o ad una porta, mentre sono ammanettati e bendati per lunghi periodi, scosse elettriche al viso, al corpo, ai denti, alle labbra, ai genitali e ad altre aree sensibili per lo più con taser e in pochissimi casi con cavi. Oppure il metodo della griglia sono alcuni dei metodi adottati in quel Paese.
Ma i numeri delle vittime e di chi non ha fatto più ritorno, sono incerti. Eppure sono enormi, dalle centinaia alle migliaia si ragiona sempre per approssimazione. Perchè i numeri effettivi non li conosce nessuno e dietro ogni numero si cela una persona e questo non va mai dimenticato. E la vicenda di Giulio Regeni insegna molto in tal senso, verità e giustizia negata.

Problematica sarà l’Arabia Saudita dove “voci critiche, difensori dei diritti umani, attivisti per i diritti delle minoranze sono stati imprigionati e condannati per vaghe accuse come quella di “offesa alle istituzioni dello stato”. Come evidenzia Amnesty “In Yemen, le forze della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita hanno commesso gravi violazioni del diritto internazionale, tra cui possibili crimini di guerra, bombardando scuole, mercati e moschee, uccidendo e ferendo migliaia di civili anche grazie ad armi fornite da Usa e Regno Unito e persino vietate a livello internazionale come le bombe a grappolo”.

Oppure l’Iran dove “ la repressione della libertà d’espressione, di associazione, di manifestazione pacifica e di fede religiosa è stata massiccia. Giornalisti, avvocati, blogger, studenti, attiviste per i diritti delle donne, registi e musicisti che avevano espresso critiche in modo pacifico sono stati condannati al termine di processi gravemente irregolari celebrati dai tribunali rivoluzionari”. 

O che dire della Russia, dove sempre secondo Amnesty “ a livello nazionale, il governo ha stretto la morsa intorno alle organizzazioni non governative, ricorrendo sempre di più alla propaganda dei “soggetti indesiderabili” e degli “agenti stranieri”. Si è svolto il primo processo nei confronti di un’organizzazione non governativa sulla base della legge sugli “agenti stranieri” e decine di altre organizzazioni non governative che ricevono fondi dall’estero sono state aggiunte all’elenco. In Siria, il governo ha mostrato un completo disprezzo per il diritto internazionale umanitario”.

Senza dimenticare i comportamenti reazionari assunti nei confronti degli omosessuali. Come in Nigeria. Nel sito della Farnesina si legge che “in Nigeria il “Same Sex Marriage (Prohibition) Act” proibisce il matrimonio tra le persone dello stesso sesso e criminalizza gli orientamenti omosessuali (LGBTI, nell’acronimo inglese delle parole “Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender and Intersex), colpendo anche coloro che siano direttamente o indirettamente coinvolti in manifestazioni e/o associazioni, o simili attività, relative a pratiche LGBTI.

Più precisamente, la legge punisce con 14 anni di carcere chi contrae matrimonio. La legge condanna ad una pena di 14 anni di carcere anche la convivenza con persone dello stesso sesso. Essa dichiara fuori legge: ''la diretta o indiretta pubblica manifestazione di atti di affetto tra persone dello stesso sesso''. Essa dispone una pena detentiva di 14 anni per la realizzazione e/o celebrazione di matrimoni o unioni civili tra persone dello stesso sesso, prevedendo anche una pena detentiva di 10 anni per i testimoni partecipanti a simili celebrazioni.

La legge prevede inoltre 10 anni di detenzione per qualsiasi persona che supporti la registrazione, il funzionamento ed il sostentamento di club, società, organizzazioni, manifestazioni o incontri per omosessuali. La stessa sanzione e' prevista per qualsiasi persona che risulti essere registrata, operante o partecipante in club, società ed organizzazioni rivolti ad omosessuali.”

Problematica è la situazione in Siria dove, come evidenzia Amnesty, è “proseguita l’impunità per i crimini di guerra e altre gravi violazioni del diritto internazionale, tra cui gli attacchi indiscriminati e quelli diretti contro i civili, nonché gli estenuanti assedi delle popolazioni civili. La comunità nazionale dei difensori dei diritti umani è stata quasi del tutto azzerata: attivisti sono stati imprigionati, torturati, fatti sparire o costretti a fuggire all’estero” oppure in quella Tunisia che ha fornito più di dieci mila combattenti all’ISIS, senza dimenticare che dei problemi seri vi sono stati anche in Europa, come in Francia, dove “ le drastiche misure di sicurezza adottate nel contesto del prolungato stato d’emergenza hanno dato luogo a migliaia di perquisizioni, a divieti di viaggio e ad arresti” o nel Regno Unito dove “un’ondata di crimini d’odio ha fatto seguito al referendum sull’appartenenza all’Unione europea. Una nuova legge sulla sorveglianza ha garantito assai più ampi poteri all’intelligence e ad altre agenzie per la sicurezza per violare la privacy su scala massiccia”. 159 sono i Paesi mondiali dove vengono documentati gravi violazioni dei diritti umani.

E Russia 2018 non è certamente la cornice ideale per i diritti umani, ed il calcio piuttosto che riempirsi la bocca di slogan poi inapplicati dovrebbe dare un contributo effettivo in materia anche con segnali forti. I Mondiali possono diventare una vetrina di denuncia forte, a partire dalla questione dell'Egitto.