La decisione presa dal TAS nella giornata di ieri è di quelle choc: niente paralimpiadi per la Russia. Per quanti non avessero seguito con attenzione le vicende che hanno coinvolto il mondo sportivo russo ed i suoi massimi organi di controllo, è bene ricapitolare alcuni passaggi fondamentali che hanno portato alla sentenza di ieri. Nel Maggio del 2015 l'FBI, su mandato del Dipartimento di Giustizia americano competente, ha chiuso con una serie di arresti, un'indagine che ha svelato come dietro l'assegnazione di eventi sportivi importantissimi come i mondiali di calcio, vi sia stato negli anni un meccanismo di corruzione all'interno della FIFA orchestrato da Russia e Qatar (aggiudicatari dei mondiali 2018 e 2022) volto ad influenzare alcuni rappresentanti federali internazionali con diritto di voto in sede di scelta del paese ospitante. Già in quell'indagine era emerso dunque, un comportamento semi-fraudolento messo in atto dalla Russia per assicurarsi uno degli eventi sportivi a maggior risalto mediatico. Ma quando sembrava che le polveri di quell'indagine si fossero ormai depositate sul terreno, ecco che spunta un altro rapporto, molto più pesante, che rigetta fango sul mondo sportivo russo: il cosiddetto "rapporto McLaren". Il dossier, commissionato dalla Wada e stilato da Richard McLaren, accademico presso la Western University dell'Ontario ed esperto di diritto sportivo, a poche settimane dall'inizio dell'olimpiade appena conclusa, rivelava come l'intero mondo sportivo russo fosse stato interessato da un vero e proprio piano criminale atto a migliorare le prestazioni degli atleti che negli anni hanno preso parte alle competizioni internazionali, strappando i pass per l'olimpiade brasiliana, in maniera fraudolenta attraverso medicinali proibiti. In 3 parole: doping di stato. 5 anni, dal 2010 al 2015, nei quali la Russia avrebbe coperto ma addirittura commissionato il doping dei propri atleti, al fine di raggiungere un numero di medaglie olimpiche maggiore e risollevare le sorti di mamma Russia all'interno del panorama sportivo internazionale, sempre più guidato da Stati Uniti e Cina. Il seguito di questo rapporto fu un lungo tira e molla tra il Comitato Olimpico Internazionale, la Federazione Russa ed i tribubali sportivi internazionali, per accertare le colpe russe e valutare la giusta pena per questo genere di comportamenti accertato grazie alle testimonianze di diversi atleti russi coinvolti in pratiche dopanti sotto l'ala del ministero dello sport russo. Chi invocò la massima pena, ossia l'esclusione della Russia dai giochi olimpici di Rio2016, dovette chinare il capo alla decisione di non escludere la Russia in toto ma di lasciare che le singole federazioni sportive decidessero circa l'ammissibilità degli atleti russi dotati di pass olimpico. L'atletica russa è stata la disciplina maggiormente colpita, con l'esclusione dai giochi di tutti gli atleti russi. Altre federazioni invece si sono espresse a favore di singoli casi aprendo le porte del medagliere agli atleti russi che in patria sono tornati con carico di 19 ori, 18 argenti e 19 bronzi. 56 medaglie. Meno della metà di quelle vinte dagli atleti americani. Quando sembrava che una simile decisione sarebbe stata presa anche dal comitato paralimpico internazionale, ecco che arriva il fulmine a ciel sereno: Russia paralimpica esclusa in toto. Nessun atleta potrà prendere parte alle Paralimpiadi. Ciò che salta all'occhio ad una prima analisi del caso sono i numeri. In 5 anni di doping di stato la Russia ha coperto 139 casi di positività attraverso pratiche di ogni genere: sostituzione delle provette, alterazione dei dati, corruzione dei medici degli studi clinici che hanno elaborato i controlli etc. Risultato: ammissione ai giochi sub-judice. Nel mondo paralimpico, la Russia è stata chiamata a rispondere di 4 anni di nefandezze, con un totale di 35 casi di positività. La pena combinata per meno di 1/4 dei casi dello sport "normale" è stata l'esclusione totale dai giochi paralimpici di Rio 2016. Con un semplice conto della serva ci si accorge di come l'equivalente del CIO per gli sport paralimpici, sia andato oggettivamente fuori fase. Vietare la partecipazione di tutti gli atleti Russi alle prossime paralimpiadi è un atto CRIMINALE tanto quanto lo è stato il piano di doping di stato messo in atto dai russi. Essere dichiarati colpevoli sulla base di quanto fatto da altri è qualcosa che non dovrebbe aver a che fare con lo sport. Il populismo, la demagogia politica e l'ignoranza si servono spesso di un sillogismo fallace dal quale nascono le forme più becere di intolleranza, razzismo e xenofobia. Negare a prescindere il diritto di partecipare all'Olimpiade ad uno sportivo solo perchè di passaporto russo è un atto doppiamente criminale. Inutile nascondersi dietro ad un dito: praticare sport per un diversamente abile e n-volte più difficile. Occorre forza di volontà, voglia di buttare il cuore oltre l'ostacolo, denari per potersi permettere un equipaggiamento specifico, altri denari per potersi permettere delle scuole in cui affinare la propria preparazione etc. Ma nonostante tutto ciò e nonostante la possibilità di poter contare sul principio di innocenza nella vita di tutti i giorni, può da un momento all'altro, calare sulla tua testa una decisione come quella presa dall'Ipc che spegne ogni sogno di gloria sulla base della provenienza geografica. La decisione presa dall'Ipc e sulla quale pare che non si possa tornare indietro, resterà nei libri di storia come l'ennesimo caso di giustizia sportiva conclusosi con una sentenza fuori da ogni logica. Il mondo sportivo paralimpico ha perso a pochi giorni dall'inizio di una manifestazione come le Paralimpiadi già funestate da alcuni dubbi circa la tempistica della realizzazione degli impianti e dal taglio dei servizi previsto per la manifestazione, per questioni di budget. Lunga vita allo sport pulito. Massima condanna nei confronti di chi vuol barare. Ma affinchè tutto ciò avvenga, c'è bisogno di organismi che giudichino con senno ed equilibrio, lasciando questioni politiche, invocate dal primo ministro russo Medvedev, fuori dall'unica manifestazione sportiva che vuole accomunare i popoli e capace un tempo di far fermare addirittura le guerre.