Buffon, Bonucci, Barzagli, Chiellini;
Buffon, Bonucci, Barzagli, Chiellini.

No, non è l'inizio di una filastrocca, non è un cd scritto male, non è il delirio di chi scrive e non è nemmeno un inno alla Juventus, ma il suo segreto, questo si. 
Penserete "ecco l'ennesima sviolinata ai bianconeri", o "ma chi, quelli che hanno beccato quattro pere dal Real?"

Non è di valore tecnico di cui si vuole discutere, ma di unità, il sacro e indispensabile criterio che porta alla vittoria: il gruppo.
In questi giorni la Roma sta affrontando l'ennesima rivoluzione della rosa, ancora una volta vengono ceduti calciatori importanti, ma soprattutto uomini prima che atleti che hanno condiviso allenamenti, partite, i sacrifici della preparazione atletica o la gioia incontenibile che deriva da un gol o meglio da una vittoria. Vengono separati ragazzi che si sono conosciuti e che magari si sono accorti di non essere poi così diversi, persone che hanno goduto della bellezza dell'urbe e dei suoi supporters, che più "caldi" non si potrebbe.
Gente che trascorre le vacanze insieme, gente che ha la giusta alchimia, la sintonia che ti porta a sapere dove e come trovare il compagno in campo, quel meccanismo che ti porta a reagire nervosamente e spesso a litigare in maniera esasperata se qualcuno ha commesso un fallo che poteva inficiare la salute dell'amico a cui tieni. 
Gente che ha dentro quella "chimica" del gruppo che prima o poi ti porta al successo.
Spesso siamo portati a ragionare freddamente e a pensare i calciatori come "enti" diversi; siamo abituati a pensarli come "oggetti" con un determinato tipo di caratteristiche e in quanto tali, sostituibili facilmente in uno scacchiere che soprattutto in Italia è tattico prima che tecnico. Basterebbe lasciare per un istante in disparte quel quadro schematico dei moduli e delle tattiche per rendersi conto che non è così.

Immaginate adesso di vivere per tre anni e per gran parte delle giornate, con le stesse persone; gli scenari che si creano sono sostanzialmente due: 
- nel primo caso, vi è un agglomerato di persone che si "sopporta", che condivide di certo la stessa passione, ma che per motivi caratteriali, proprio non lega e di conseguenza si attesta per lo più in un "quieto vivere" che porta nella maggior parte dei casi, risultati altalenanti. 

- nel secondo scenario, troviamo un gruppo di lavoro, un team di specialisti che oltre a trovare nella loro occupazione la loro ragione di vita, condividono nel bene e nel male vittorie e sconfitte, gioie e frustrazioni che ne conseguono, cercando insieme di risolvere e superare quei problemi che per natura si presentano in ogni progetto. La Juventus rientra certamente nella seconda casistica, avendo conservato nel tempo la retroguardia e di conseguenza i suoi "uomini spogliatoio".

Nello stesso scenario, si attestava anche la Roma che aveva chiuso il campionato con il record di punti e a cui probabilmente mancava veramente poco per colmare quel "plus" che conservavano i bianconeri. 
Oggi quel gruppo che aveva condiviso così tanto non è più lo stesso.
Spalletti, l'allenatore che più di tutti era riuscito a plasmare la squadra, a dargli un'impronta vincente, ha abbandonato la nave cercando l'agognata vittoria su altre sponde; 
Salah, un'ala mancina che aveva regalato gol e tanti assist al capocannoniere Dzeko, si è trasferito a Liverpool, tentato dalla chiamata di Klopp e dalla voglia di esultare sotto la "KOP";
Szczesny, il miglior portiere della scorsa stagione, è tornato agli ordini di Wenger (fine prestito);
Rudiger, è ad un passo da raggiungere Szczesny a Londra, ma per vestire la casacca dei "blues";
Manolas, si è rifiutato di seguire l'amico Paredes a Sanpietroburgo ed è tutt'ora in bilico per un rinnovo di contratto che tarda ad arrivare.

Allo stesso tempo, però, il direttore sportivo Monchi ha portato già più volti di quelli che ad oggi sono andati via. A rimpiazzare il tecnico di Certaldo è arrivato l'ex Sassuolo Di Francesco, nome caro alla tifoseria, avendo dei trascorsi importanti come calciatore della Roma (campione d'Italia nel 2001). Dal Psv è arrivato il centrale mancino Hector Moreno, capitano della nazionale messicana, autore della rete del pareggio alla prima uscita in Confederations Cup contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo; sempre dall'Eredivisie è sbarcato nella capitale, il terzino destro Rick Karsdorp, un ragazzo dotato di grande velocità oltre ad avere piedi "educati", avendo trascorsi da centrocampista e da attaccante esterno. Per sostituire poi l'argentino Paredes, è arrivato l'ormai ex capitano del Lione, Maxime Gonalons che porta con sé la grande esperienza fatta negli anni francesi. Sempre in mediana, il ds spagnolo ha "recomprato" dal Sassuolo l'azzurrino Pellegrini, messosi in evidenza nel recente Europeo U21 con una strepitosa rovesciata all'esordio con la Danimarca e va a rinfrescare un centrocampo che ad oggi si attesta tra i migliori della serie A.

In realtà, alcuni acquisti stanno passando "sotto traccia", perché nomi poco celebrati dalla stampa e visti con occhio dubbioso anche da parte della tifoseria. A tal proposito, è bene ricordare che calciatori come il francese Gonalons e il messicano Moreno sono uomini di grande personalità, non a caso capitani chi del club di provenienza, chi della nazionale di appartenenza.

E' altrettanto importante ricordare che il giovane Pellegrini, essendo cresciuto nelle giovanili giallorosse, porta con sé quel senso di appartenenza che può avere solo chi ha trascorso anni così importanti nel luogo dove è tornato per imporsi. 
Stesso discorso vale per il neo-tecnico romanista Di Francesco che ha giocato anni "trionfali" nella capitale e poche volte è capitato di vedere un allenatore così entusiasta di andare ad allenare un club. 

E' quindi evidente che il d.s. Monchi non ha per nulla sottovalutato l'aspetto "gruppo", perché è proprio da questi elementi - da uomini con una personalità così spiccata, da persone così legate ad una squadra - che nasce quell'input, quel coinvolgimento, quella forza dell'unione che porta al trionfo.