I tempi sono cambiati oggi in quel di Appiano Gentile e dei numerosi successi in serie del recente passato è rimasto poco. L'addio dei 'Tripletisti' ha lasciato un vuoto incolmabile e col senno di poi uno come Cambiasso avrebbe fatto ancora comodo al malandato centrocampo interista vedendo le prestazioni di Medel e M'Vila. Chi aveva negli occhi le sgroppate di Maicon, i tackles di Samuel, le incursioni di Stankovic, le verticalizzazione di Sneijder e le reti di Milito ed Eto'o deve ora fare i conti con degli alterego mai veramente all'altezza. Il buon Sandro Mazzola disse anni fa che per capire il livello di una squadra non vincente con una vincente la domanda da farsi è sempre una: quanti di questi giocatori farebbero parte di quella rosa? Dato il momento buio verrebbe da dire nessuno, ma con un po' di lucidità Handanovic, Osvaldo ed Hernanes, seppur non da titolari, probabilmente un posto lo avrebbero trovato. Troppo pochi però vista la situazione. Troppe le incognite, troppe le scommesse perse e troppi ancora i giocatori che hanno deluso le aspettative, Guarin e Ranocchia su tutti. I limiti della rosa sono evidenti, ma l'addio di Mazzarri era comunque necessario: il tecnico di San Vincenzo nonostante il mercato fatto secondo le sue richieste si è dimostrato ancora troppo lontano dalle logiche di una piazza come quella Interista. In un anno e mezzo ha saputo trasmettere solo la sua poca duttilità, schiava di una sua convinzione personale che il modulo venga prima dei giocatori, e i suoi limiti nel reggere la pressione di una piazza come quella di Milano. Zero alibi dunque. Thohir e Moratti, convinti del buon livello della rosa, si sono convinti che il modo migliore di valorizzare il buon mercato di Ausilio era quello di prendere un top manager come Mancini, arricchito dalle sue esperienze internazionali. Un ritorno a "casa" che ha riacceso entusiasmo in tutto l'ambiente nerazzurro. Nel corso della sua carriera il tecnico di Jesi si è distinto per aver letteralmente scoperto, trasformato e inventato grandi giocatori: la scoperta di "signori nessuno" come Julio Cesar, Maicon e Cambiasso diede il La a 7 anni di successi nerazzurri (Mourinho ancora ringrazia, ndr); al City trasformò il dissidente blaugrana Tourè da mediano a prolifico incursore, facendo di lui uno dei più grandi centrocampisti d'Europa, vedendoci lungo pure sul cambio di ruolo di David Silva. Senza poi dimenticarci dell'impreciso e poco prolifico Ibra juventino che all'Inter col Mancio divenne il giocatore che tutti conosciamo oggi. L'arrivo del Mancio ha però levato ogni tipo ad alibi a squadra e società, dove stanno venendo veramente fuori i veri valori di alcuni elementi. Tutti questa estate abbiamo applaudito l'operato di Ausilio, che con un budget pari a 0 ha portato all'Inter i giocatori richiesti da Mazzarri, ma riuscirà a fare altrettanto nel mercato di Gennaio, finestra storicamente scarna di occasioni? Mancini ha fatto intendere che per Gennaio servono uomini offensivi in grado di saltare l'uomo ma non ha fatto intendere nulla riguardo a centrocampo e soprattutto difesa, il reparto più colpito dalle critiche dove Ranocchia e Juan Jesus non stanno brillando di certo. C'è da dire che Mancini è ancora in fase di valutazione della rosa ma sono certo che abbia già le idee molto chiare su chi farà parte della sua Inter 2015-2016. Il FairPlay finanziario vincola però l'Inter a spese minime e le uniche possibilità di acquisto saranno probabilmente i parametri zero. Tante le occasioni in giro per l'Europa ma giocatori da Inter pochi, cui probabilmente gli unici all'altezza sarebbero: VLAAR (Aston Villa) MARCELO (Real Madrid) KHEDIRA (Real Madrid) KONOPLYANKA (Dnipro) AYEW (Marsiglia) HUNTELAAR (Shalke) Al suo ritorno il tecnico di Jesi disse di non avere la bacchetta magica, ma fu proprio dieci anni fa che a un giovane Mancini riuscì una magia, quella di estrarre dal suo cilindro quei giocatori futuri campioni che sfuggirono agli occhi delle grandi del calcio. Ma non ai suoi. E l'Inter ora ha bisogno proprio di quello: che la grande magia si ripeta.