Superando la Lazio il Milan ha conquistato i primi 3 punti della stagione contro una delle prime 7 squadre della classifica. Questa è di per sé una svolta.
 
Come a Cagliari, i rossoneri hanno colpito duro l'avversario nei primi 45 minuti, per poi tirarsi indietro e difendere il vantaggio nei successivi 45. Il secondo tempo di ieri è stato, almeno a mio avviso, più sofferto di quello giocato in Sardegna, ma l'avversario era di caratura decisamente più elevata.
La Lazio si era segnalata, sia prima che dopo la pausa, come la squadra "più in forma" del campionato (assodato che Juventus e Napoli sono le "più forti") e questo dà particolare valore al risultato di ieri.
Non so se, alla vigilia del derby di Coppa Italia, Gattuso si sia trovato sul punto di essere cacciato a pedate. Le voci al riguardo rimangono solo voci, anche se una battuta dello stesso Rino farebbe pensare di si. Se così è stato, qualche santo deve aver protetto il Milan dalla frenesia di qualche dirigente troppo "vulcanico".
 
Gattuso ha innanzitutto il merito di aver sfruttato bene la pausa per preparare fisicamente al meglio i giocatori al ritorno dalle brevi vacanze invernali. Ricordiamo tutti, infatti, che in estate il Milan era stato costretto ad accelerare la preparazione in vista dei preliminari di Europa League, per cui il suo rendimento non può non averne risentito. E Biglia, che con la Lazio mi ha fatto un'ottima impressione, al suo arrivo era stato frenato da problemi fisici decisamente "carogneschi".
Ora si parla della grinta che Rino avrebbe dato alla squadra (vedi le dichiarazioni di Bonucci nel dopo-partita di ieri). Ma mi verrebbe voglia di commentare "nuts!" ("balle!", la risposta degli Americani alla richiesta di resa dei Tedeschi durante la dura battaglia delle Ardenne).
Di certo Rino non è un uomo "soporidero", ma l'altro vero suo merito è stato di impostare la squadra in maniera realistica, solida, anche contro i rigurgiti di protagonismo dei suoi ex-presidenti.
Dietro si è visto uno schema difensivo tradizionale fino alla scontatezza e poi un regista (Biglia) affiancato da un mediano (Kessié, un acquisto azzeccato) e da un interno offensivo che, se serve, sa anche coprire (Bonaventura).
Davanti si gioca con un centravanti e due mezze punte (Chala e Suso) molto larghe, giocatori il cui pezzo forte è quella palla c.d. "a giro" cui basta un tocco per essere letale. Specie se, come Bonaventura ieri, qualcuno riesce a inserirsi arrivando da centrocampo.
Lo so che al nostro ex-presidente Silvio Berlusconi piacciono le due punte con il trequartista dietro, ma non è l'unico modo di giocare. Spero che se ne faccia una ragione.
 
Fino a Chala e Suso si va avanti con scambi di prima e palla sempre a terra, come faceva Montella, anche quando si esce dalla difesa e qui... qui vanno fatte alcune considerazioni.
Dal decimo minuto del secondo tempo, i rossoneri sono stati chiusi nella propria metà campo da una Lazio rabbiosa che applicava, secondo un vecchio preciso distinguo di Gianni Melidoni, il pressing sui portatori di palla rossoneri e il forcing quando la palla era biancoceleste. E tale gioco era facilitato dall'ostinazione rossonera di uscire dalla propria area di rigore con scambi brevi alla Barcellona.
Non credo di sbagliare pensando che Gattuso si renda conto che al momento i suoi non possono permettersi un tale lusso contro squadre come la Lazio, ma che chieda lo stesso ai suoi giocare in quel modo e andare in sofferenza, sperando che migliorino e siano in grado di imporre il loro fraseggio veloce anche alle grandi squadre. Può essere un ragionamento valido nel medio periodo, anche se ieri i rossoneri si sono esposti a qualche pericolo di troppo.
Ho tremato quando il "barracuda" Cutrone è stato sostituito dal tenero pesciolino André Silva. Se Cutrone è meno fisico di Kalinic, la fisicità di André Silva è del tutto inesistente e, dal momento del suo ingresso in campo, ogni speranza di far salire la squadra è venuta meno.
Donnarumma e i suoi compagni della difesa, compreso un Bonucci più attento di prima, hanno tenuto il risultato coi denti e il laziale Lulic ha dato loro una generosa mano.
Antonelli ieri sera ha dimostrato di non essere, quantomeno, inferiore a Rodriguez, ma evidentemente non piaceva a chi ha deciso di comprare lo svizzero. Capita, ma forse come terzini bastavano Conti, Abate, Calabria e lo stesso Antonelli, senza bisogno di fare altre spese. E questo senza voler togliere nulla a Rodriguez, che resta un buon  esterno sinistro.
 
Leggendo alcuni titoli e commenti qua e là, mi sembra che ci sia un nuovo e pericoloso tentativo di "gonfiare il pupo". Non lo fate, perché questo Milan può fare cose buone (e le farà) se rimane conscio dei suoi limiti.
Quanto al goal di Cutrone, è evidente che, essendo stato segnato col braccio, era da annullare. Del resto la mia impressione è che sia stato un istinto degno di Hermes, il messaggero divino dai piedi alati nonché il protettore mitologico dei borseggiatori, ad aver suggerito al centravanti l'impercettibile ma decisivo colpo di gomito.
Pensateci: Silvio Piola, Roberto Boninsegna e Diego Armando Maradona sono tre grandi della storia del calcio che hanno usato gli arti superiori per segnare, per cui Cutrone è in eccellente e titolata compagnia.
No, il goal di mano non è una scorrettezza, ma un colpo di classe, perché per farla franca occorre astuzia, rapidità di pensiero e fulmineità di esecuzione.
 
Ogni altra considerazione la lascio ai bacchettoni e agli ipocriti. Possono anche squalificare Cutrone, se vogliono, ma se i prodromi sono questi, il ragazzo ha una grande carriera davanti.