Nessuna disgrazia è più facile da sopportare della disgrazia del vicino. (Multatuli)

Nelle vittorie, o nelle sconfitte dei propri rivali, emerge nei tifosi italiani, solitamente pervasi da una cieca passione, una saggezza che li avvicina a maestri del pensiero orientale, come Confucio o Dogen.
Si tratta per altro di un vezzo molto diffuso in tutto il meridione del mondo, dove invece nella società il cittadino si lamenta in continuazione della sua miseria, attribuendola immancabilmente ai cattivi o ad un destino cinico e baro.
Di questa saggezza abbondano i social network nostrani, in questa occasione da parte dei tifosi non juventini. Più difficile vedere questi leoni della tastiera così immotamente saggi di fronte alle sconfitte della propria squadra del cuore.
O, allargando il tiro, ugualmente saggi di fronte a un medico che dice "Tumore c'è quando medico referta" o a un capo che dice "Promozione c'è quando azienda decide".

La vita di tutti, e dunque anche del tifoso italiano, ci insegna che si è ottimi martelli quando la vita ci sorride e pessime incudini quando la vita ci volta le spalle.
Ridurre la partita di ieri alla sentenza "rigore c'è quando arbitro fischia" significa ignorare quello di più bello ci dovrebbe essere nello sport: l'idea che Davide possa competere con Golia e che non sempre il più forte esca vincitore. 
Perché purtroppo, come tutti i giudici della storia, anche gli arbitri sono sensibili al fascino del potente: Fascetti diceva che il Bari è Bari con la Roma, la Roma è Bari con la Juventus e, probabilmente, la Juventus è Bari col Real Madrid. Dispiace che troppi, in questo spettacolo meraviglioso che si chiama Champions League, si stiano rendendo conto troppo tardi che il banco è truccato: lo dice il PSG, lo dice il Bayern Monaco, lo dice il Manchester City.
Con ipocrisie evidenti, come quelle del Profeta Guardiola, anche lui ottimo martello quando vince e pessima incudine quando perde. Si dirà: ma allora in Italia? Anche in Italia, e infatti il paese sta morendo di corruzione e mediocrità.