lungo tutto l'arco di un campionato e in quasi tutti gli stadi di Italia la convention degli imbecilli si aggrega per insultare e minacciare con un solo messaggio: è più importante invocare il Vesuvio che tifare per la propria compagine. Se si ha la pelle scura l'indignazione diventa collettiva ma se è rivolto ad un'intera città e ad un popolo allora passi come naturale antagonismo sportivo. D'altro canto l'eco dei barbari trova spesso spazio anche in questo sito dove il tifo viene dimenticato a favore dell'offesa gratuita,della provocazione fine a sé stessa. L'omertà delle istituzioni del calcio diventa allora piùcchè sospetta perché complice dell'inciviltà imperante. Invece di accordare sanzioni ridicole occorrerebbe dispensare più DASPO (le telecamere ormai ci sono ovunque) e chiudere gli stadi con multe realmente deterrenti e sonore. Ci si meraviglia dei sampdoriani ma dove era la stampa e dove i giudici federali nel corso di un intero campionato? E'vero ci si assuefa a tutto, anche agli orrori della guerra e ai genocidi ma inneggiare a motti che evocano la pulizia etnica insultare senza distinzioni una civiltà di millenarie tradizioni senza alcuna distinzione non è argomento che merita l'indignazione dei benpensanti di qualsiasi latitudine e longitudine? Sarà che il calcio è diventato il vero oppio dei popoli ma c'è qualcuno preposto a registrare la misura del tifo, a leggere se il disagio sociale possa tradursi in comportamenti socialmente patologici, ad inviduare dove si annida il seme della violenza e dell'intolleranza. Le esecrazioni dei Soloni di turno servono a poco, serve il pugno duro, serve il codice penale ed il risveglio delle responsabilità delle Società che con il loro complice silenzio fomentano il contagio dell'imbecillità.