La vittoria sul Bologna è pesante come un macigno, perché regala all'Inter il terzo posto provvisorio davanti a Roma e Lazio rispettivamente di 1 e 2 punti, posizione di classifica non certo rassicurante e che può variare di giornata in giornata ma sicuramente importante per una squadra che non vinceva da oltre 2 mesi. Era l'inizio di dicembre, infatti, quando l'Inter sommergeva di reti il Chievo e si apprestava a strappare un ottimo punto sul campo della Juventus. Da lì in poi, il black out: le lacune manifestate alla fine del mercato estivo si sono palesate in maniera sempre più evidente al punto da costringere Luciano Spalletti a cambiare.

Complice l'elongazione muscolare che ha costretto Mauro Icardi a dare forfait per le due partite casalinghe con Crotone e Bologna, il tecnico nerazzurro, dopo lo scialbo pareggio contro i pitagorici, presenta un inedito 4-3-1-2 con Marcelo Brozovic dietro alla coppia Karamoh-Eder variabile in un 4-3-3 con il 77 croato incaricato, in fase di non possesso, di pressare agendo da '9' puro e allargando gli altri due. E che ne è di Perisic e Candreva, le ali su cui l'Inter aveva costruito i successi di gran parte del girone d'andata? Il primo, mezzala sinistra. Il secondo, in panchina. Scelte forti quelle di Spalletti, atte a mischiare le carte per non concedere riferimenti, ben consapevole che il Bologna di Donadoni non è nè la Spal nè il Crotone e che sfruttare una sola zona d'attacco con la stessa lenta e prevedibile trama si sarebbe tradotto in un nuovo passo falso.

Al netto del solito gol regalato agli avversari, stavolta casuato da una svirgolata di Miranda su complesso passaggio di Skriniar, la prestazione è in linea con quelle viste in tante delle precedenti uscite a San Siro, con il plus di un Karamoh bravo nel mettere insieme più strappi di quante non siano le pause all'interno della partita. L'ingresso di Rafinha al posto del solito Brozovic, che colleziona il secondo assist consecutivo ma che viene sonoramente fischiato per un atteggiamento di perenne indolenza ormai irrecuperabile, dà la scossa decisiva: il brasiliano smista palloni al cashmere in verticale con un mancino pregevole, incita i compagni invitandoli a tenere alta la concentrazione subito dopo il vantaggio, salta l'uomo procurandosi falli preziosi come quello da cartellino rosso dell'ex Mbaye e va in tackle con la cattiveria e il tempismo di chi sa di essersi ritrovato a ricoprire lo scomodo ruolo di salvatore della patria dopo quasi un anno di inattività agonistica ma che non ha timore, perché la scuola da cui proviene lo ha formato a dovere.

E non è casuale il fatto che il gol del 2-1 sia maturato proprio da un uno-due tra Rafinha e Karamoh, con quest'ultimo che avvia e conclude il triangolo con un dribbling secco ai danni dei malcapitati Pulgar e Orsolini accorsi in chiusura scagliando una folgore di sinistro (non il suo piede preferito) che si insacca alle spalle di Mirante. Un gol del genere, dribbling secco più tiro da fuori, in questa stagione non si era mai visto. Roba da commuoversi. 

Rimasto in inferiorità numerica il Bologna, Spalletti decide di togliere Karamoh per via di un acciacco fisico e inserire Gagliardini: un cambio nefasto, con l'Inter che abbassa il baricentro e subisce più del dovuto. Un segnale di paura quello trasmesso dal tecnico di Certaldo, che toglie Rafinha dalla zona centrale in cui stava dominando per spostarlo sulla fascia destra di fatto liberando la corsia sinistra del Bologna che con Karamoh in campo non era mai stata sfruttata dai felsinei. Gagliardini inoltre, in evidente stato confusionario, a momenti propizia il gol del pareggio con un folle retropassaggio di testa a Palacio. A parità di stati confusionari, forse un ingresso di Candreva, che quanto meno non avrebbe stravolto un modulo fino a quel momento ben funzionante, sarebbe stato più saggio. D'altronde si sa, quando un allenatore inserisce un giocatore difensivo al posto di uno offensivo, manda due messaggi: uno alla squadra, "ho paura", e uno agli avversari, "venite, venite".

Nonostante questo, i 3 punti sono finalmente arrivati, e si può guardare alla difficile trasferta di Genova con più ottimismo: Rafinha, appena avrà i 90 minuti nelle gambe, prenderà stabilmente il posto di Brozovic, e Karamoh si candida ad alternativa credibile di Candreva, rispetto al quale evidentemente garantisce meno lavoro tattico ma ha caratteristiche di imprevedibilità e incisività quasi sconosciute all'esterno italiano. Perchè se è vero che il lavoro di copertura dato dalla corsa di Candreva e Perisic è indispensabile per qualsiasi allenatore, è altresì vero che sono tecnica e dribbling e fantasia a spaccare le partite. Per cui ben venga l'atletismo di Candreva e Perisic, ma l'Inter ha estremamente bisogno della tecnica, invocata a gran voce invano nelle ultime due sessioni di mercato. Ecco perché è bastato inserire in squadra un Rafinha ancora lontano dalla forma ideale, per assistere a un quid pluris notevole. Paradossalmente più di Pastore, un giocatore come Ramires avrebbe fatto davvero comodo, ma tant'è. La Champions andrà ottenuta con questi giocatori, per questo anche lo psicolabile Brozovic in procinto di essere ceduto a fine mercato e ora ai ferri corti con San Siro dovrà dare il suo contributo quando chiamato in causa.

Perché i problemi sono tutti nella testa e la fatica sarà tanta, così i protagonisti di Inter-Bologna, Rafinha e Karamoh, sono due fonti preziose da cui attingere gioco e punti: in un San Siro depresso, loro due spiccano per spensieratezza mentale, non risentono di alcun condizionamento dovuto alle difficoltà della squadra e rappresentano quindi due armi potenzialmente decisive.