Esistono leggi della natura, legate chissà a quali ragioni, spesso anche lontane dalla capacità dell'uomo di percezione, per le quali la vita assume determinati sviluppi, così caratteristici e particolari, che ci appaiono come venuti fuori da un film.

Come quel famoso karma, di cui parlano i buddhisti, secondo cui ogni azione creata e vissuta in questa vita, si ripercuote in un collegamento di causa-effetto, ponendosi come fattore principale del giudizio dell'uomo stesso; infatti secondo la religione orientale, in relazione alla propria condotta temporaneamente attuale si basa il principio della reincarnazione successiva.

Reinterpretando questa visione un po' mistica della vita, potremmo osservare certi momenti a volte così assurdi, in maniera differente, legandoli così ad una possibile spiegazione, anche se non esattamente razionale, per la presenza, almeno momentanea, di alcuna ipotesi scientifica verificabile.

Un fattore ideologico insomma, che ci porta a riflettere sulla verità da noi tutti conosciuta, come se non si tratti quindi solo del celebre "destino" a cui tutti, o quasi, rivolgono l'attenzione quando gli eventi si sviluppano in modo da diventare irreversibili.

 Adesso vorrei focalizzare l'attenzione verso uno dei protagonisti della polemica che sta imperversando il mondo del calcio negli ultimi giorni: il numero 1 della Juventus, Gianluigi Buffon.

Il portierone bianconero, nel post gara di Real Madrid - Juventus, match terminato in modo particolarmente amaro per i bianconeri, eliminati dalla competizione europea più ambita proprio nei minuti conclusivi, ha rilasciato delle dichiarazioni al dir poco velenose, catapultando ogni responsabilità del fallimento della propria squadra verso il direttore di gara inglese Michael Oliver; ha definito quest'ultimo come inadeguato, per non aver fatto riferimento alla partita di andata, dove si erano riscontrate delle polemiche su un possibile penalty non fischiato per irregolarità su Cuadrado, ma soprattutto lo ha fortemente accusato di non avere alcuna sensibilità, per aver concesso un rigore "dubbio" nell'ultimo minuto di recupero, definendo l'arbitro britannico come una animale, un killer. 

Parole forti quelle del capitano bianconero, che si sono spinte ben oltre l'accettabilità del momento: Buffon ha ribadito più volte che Oliver avrebbe dovuto conoscere la sua storia, capire che quella sarebbe potuta essere la sua ultima presenza in Champions League, e consapevole della sua gloriosa carriera, fare finta di non vedere assolutamente nulla, lasciando correre il gioco.

Sarò onesto e obiettivo nella mia analisi: è vero, la Juventus meritava di giocarli quei supplementari, per l'epocale impresa che stava compiendo nella casa di quei tanto blasonati blancos, ma quando l'arbitro vede un fallo nell'area di rigore...puoi anche essere ad un passo dalla gloria, puoi anche essere un campione del mondo, puoi anche essere all'ultimo istante dei 3 di recupero...questi va fischiato

Non è stato il direttore di gara a sbagliare tutto, ma anche se mi duole doverlo ammettere, il nostro Gigi: se avesse voluto essere applaudito non solo dal Santiago Bernabeu, ma da tutto il popolo italiano, sarebbe dovuto rimanere tra i pali e provare a neutralizzare Cristiano Ronaldo dagli 11 metri, ed anche se qest'ultimo avrebbe ugualmente segnato, Buffon avrebbe concluso la propria carriera europea da vero campione, come del resto avrebbe meritato.

Invece se ne è andato ancora prima della fine del match, espulso per proteste, roba accettabile per un giovane ventenne, ma inverosimile per uno con la sua esperienza: da italiano mi sento profondamente deluso da Gigi, perchè non è riuscito con il proprio valore umano ad eguagliare quello sul campo, dove è stato il migliore per decenni, senza contare che senza andare troppo lontano con la fantasia, è ancora lui a rappresentare il numero uno, tra i numeri uno.

 E adesso rivolgendomi direttamente a te Gigi, sicuramente anche tu starai pensando a quando sulla conclusione ravvicinata di Muntari, in un Milan - Juventus di qualche annetto fa, facesti finta di non vedere il pallone entrare di 1 metro, dichiarando inoltre al termine del match, che non lo avresti detto ugualmente, nemmeno se lo avessi notato: dispiace doverlo ammettere così freddamente, all'infuori dell'enorme stima che io possa nutrire nei tuoi confronti, perché sei un immenso calciatore, non posso essere della stessa opinione riguardo la tua sensibilità, che a volte c'è, altre svanisce, come in uno spettacolo di magia.

Così nostro carissimo Gigi, che noi tutti continueremo ugualmente a voler bene, forse quella coppa tu non l'hai mai vinta anche per questa ragione, intrecciata tra il mistico e l'irrazionale, con il karma ad entrare nuovamente in scena: perché come diceva qualcuno nell'antica epoca latina "Qui gladio ferit gladio perit" e nonostante i secoli a fare da parete, questa realtà sembra adesso... più che mai attuale.