“Domani sarà decisivo”. In questo modo Massimiliano Allegri, nella conferenza stampa di lunedì, aveva detto riguardo Dybala. Il tecnico toscano aveva deciso in di caricare mediatamente in questo modo il suo calciatore nell’importante partita di ieri sera, valevole per il passaggio de turno. Parole che però non hanno sortito l’effetto desiderato, con una prestazione opaca del numero dieci bianconero, a conferma di un periodo non proprio felice dopo un avvio di campionato incredibile a livello realizzativo.

Che un calciatore possa aver periodi no è un qualcosa di normale e fisiologico non avendo a che fare con robot ma con esseri umani; detto questo va segnalato che, per il secondo anno consecutivo, Dybala sta attraversando una crisi di gioco che lo porta a alienarsi da qualsiasi contesto di squadra, divenendo una sorta di fantasma in campo, alla ricerca più che del bene della squadra, delle glorie personali. Comportamenti a mio avviso fastidiosissimi, uniti ad una certa indolenza nei confronti di sostituzioni o di passaggi sbagliati da parte di un compagno.

Chi ha paragonato, nel mese di settembre, Dybala a Messi mi auguro che si sia reso conto dell’incredibile castroneria esternata: la Joya è un calciatore dalle prospettive illimitate, ma il cui futuro è ancora da scrivere e spetterà molto a lui, mediante una crescita soprattutto sul piano mentale, mettere la firma all’attestato di fuoriclasse che in molti gli hanno affibbiato precocemente.

In questo particolare momento, Dybala viaggia nella partita a velocità alterne e non è in grado di garantire continuità nei novanta minuti: l’impressione è che il lampo possa arrivare da un momento all’altro ma che, allo stesso modo, potrebbe anche non accadere nulla, rendendo la sua prestazione opaca come appunto ieri sera; un Dybala così è inutile dirlo che non serva affatto alla squadra e, qualora il ragazzo si fosse montato la testa prima del dovuto, non sarebbe male farlo un attimo tornare con i piedi per terra.

In che modo? Con un po’ di sana panchina, perché no anche a partire dalla prossima partita, per fargli capire che, se la sua è una crisi passeggera è arrivato il momento perlomeno di tornare a giocare con grinta e intensità oppure, in caso contrario, che la squadra può fare anche a meno di un Dybala in formato ultime partite.

Allo stato attuale, ci sono calciatori dalla panchina che fremono di giocare: un esempio lapalissiano è Federico Bernardeschi, bravo fino ad ora a sfruttare i minuti concessi da Allegri con tre gol già all’attivo tra campionato e Champions; il calciatore di Carrara si è calato alla perfezione nella mentalità Juventus e, senza lasciarsi andare a slogan o interviste, sta piano piano costruendosi la sua credibilità nella squadra. Un calciatore che, da qui in avanti, si merita a mio avviso un impiego sempre più costante fino ad arrivare a quello che sarà il suo naturale destino se andrà avanti su questa strada: essere un titolare della Juventus.

Voglio specificare che non ho nulla contro Dybala e che, senza alcun dubbio, diventerà uno dei calciatori più importanti per i prossimi anni (e mi auguro lo diventi giocando nella Juve) ma, all’alba del terzo anno di permanenza in bianconero, non ha più l’alibi della giovane età a giustificazione di prestazioni opache. E’ arrivato per lui il momento di incidere, sia mediante le sue giocate ma anche sacrificandosi un pelo di più per la squadra nei momenti di “crisi artistica”.

In caso contrario, come non esitai a ritenere benefica la panchina per Higuain dopo un inizio di stagione a dir poco vergognoso, continuerà a pensare che, forse, alla Joya servono un po’ di panchine per rendersi conto che questo suo tipo di contributo non può bastare.