Nessuno di noi è una divinità, nessuno di noi è eterno, immortale. Dimentichiamoci i grandi saggi che spesso vengono identificati con coloro che giudicano sotto il segno dell'imparzialità. L'imparzialità non esiste, non è mai esistita e mai esisterà. Un fatto, un singolo episodio, verrà sempre interpretato, potrà essere interpretato positivamente o negativamente, aderendo all'orientamento minoritario o maggioritario o di compromesso, ma qualsiasi esso sarà il giudizio scontenterà sempre qualcheduno.

Però dell'arbitro si avrà sempre bisogno, di un soggetto teoricamente imparziale al quale affidare il governo o la gestione di un dato evento. Il punto è quando viene meno la fiducia contro l'arbitro. Quello dell'arbitro è uno dei mestieri più ostili del mondo, sai già che quando indosserai quella casacca ti presterai ad insulti, offese, diventerai l'alibi od il capro espiatorio di una parte piuttosto che dell'altra per poi cadere nell'anonimato. 

Ma noi in Italia, se non ovunque a dirla tutta, si è sempre estremizzata questa figura a livello di giudizi, come il supremo che non può essere criticato, o come il sacrificabile di turno. Per sanare alcune mancanze e lacune che hanno scatenato tempeste e putiferi si è arrivati a diverse sperimentazioni, passate come ausilio dell'arbitro, per arrivare al VAR o il VAR, sistema che per alcuni mina l'autorità dell'arbitro per altri è l'aiuto inevitabile per rendere più perfettibile ciò che non sarà mai perfetto. 

Ma quando vien meno la fiducia nell'arbitro vien meno la fiducia nei confronti dello sport o del calcio nel suo complesso, perchè si percepirà questo mondo come falsato. I giudizi o le opinioni, che sfociano in insulti, non nascono dal nulla, ma da fatti, episodi, forse opinabili,e mai puniti o difficilmente sanzionabili, perchè a volte prevale il chiudersi a riccio di una categoria che rischia di comportarsi come una casta. 

Quello dell'arbitro è uno dei ruoli più difficili del mondo, più ostili del mondo del calcio, un ruolo che ha un potere enorme. 

Ha,come da regolamento, tutta l’autorità necessaria per far osservare le Regole del Gioco nell’ambito della gara che è chiamato a dirigere.  Le decisioni saranno assunte, in teoria, dall’arbitro al meglio delle sue possibilità in conformità con le Regole del Gioco e lo “spirito del gioco” e saranno basate sul giudizio dell’arbitro, che ha la discrezionalità di assumere azioni appropriate nel quadro delle Regole del Gioco.

Considerato come una sorta di  giudice inappellabile, padrone assoluto delle sue decisioni sotto il segno di quello spirito di gioco che ai più spesso sfugge come un fantasma inafferrabile per entrare nel labirinto del sospetto, della dietrologia, del dubbio che nuoce gravemente alla passione per il calcio, lì ove ancora esiste e resiste.