Dopo essermi ripreso dalla fiera del nulla messa in mostra a Marassi, posso analizzare la banda Spalletti e dintorni. La mia prima considerazione è un flashback: ragazzi, forse noi interisti siamo stati, nel 2010, più fortunati/privilegiati di quanto si possa credere. Dico questo perchè vedo realmente "poca roba" in giro, leoni da cortile ruggire in patria e nobili decadute a specchiarsi in trofei passati. In questo contesto di anno in anno spuntano Cenerentole che partecipano al gran ballo da protagoniste salvo poi ricadere nel dimenticatoio allo scoccare della mezzanotte. Beh, io credevo che quella Inter straordinaria avesse fatto qualcosa di incredibile ma quasi "normale" per un team italiano, mi sbagliavo! Con il senno di poi vedo lontani quei momenti, in cui si andava in Europa a dominare e a vincere. Perdonatemi la regressione, ormai rivivo gli anni passati e rivedo in video le gesta degli Uomini che hanno vestito neroblu negli anni belli, quelli di Fenomeni, portieri arrabbiati e difensori di cuore, insomma gente da Hall of fame. Ritorniamo pure nella tristezza della realtà quotidiana. 

L'Inter si è stancata della serie A anche quest'anno. Mi spiego: i nostri giocatori, alla pari dei bambini a Natale, dopo la felicità del giochino nuovo avvolto dal fascino delle feste, si son stancati del giocattolo. Ecco, siamo su due livelli differenti, cari giocatori: io sto cercando di diventare Uomo e la prima regola è abbandonare i giochi e familiarizzare con responsabilità e impegni. Le premesse non erano certo delle migliori, ostaggio di procuratori e mogli dei calciatori che ovviamente non possono certo strigliare chi scende in campo ora. I giocatori a Milano sembrano soffrire le partite, come uno studente nell'ultima ora di lezione conta i secondi per il suono della campanella. Oramai si gioca solo se si è felici (vedi il redivivo Gabigol), solo se si "vince" nella ribellione al genitore. Inutile dirvi, cari giocatori, che non sarete mai nessuno: gli uomini, i campioni giocano ovunque e per la maglia! Chi gioca per se stesso avrà soldi e fama ma momentanea, sarà uno dei tanti che si ritroverà a rimpiangere il tempo perso. Ora, ragazzi, fate come l'amico Kondo: togliete il disturbo. State infamando l'Inter peggio di una retrocessione, ci riempite di rabbia e frustrazione. Restino solo quelli che vogliono imparare e crescere per diventare qualcuno, campioni. 

Ovviamente serve che qualcuno faccia da maestro e da educatore. Spalletti in materia di tattica è tra i migliori, ma nell'educare ragazzini pecca non poco. Magari dovrebbe scambiarsi con Vecchi per qualche giornata, così da imparare come gestire le arie rivoluzionarie di un ragazzino. Serve qualcuno di carattere, qualcuno che prenda di petto la situazione e i giocatori, senza paura di ripercussioni. Qui si premiano i giocatori per i quattro tiri in 90 minuti con una domenica al lago. Se una società e un presidente mancano, manca una guida, il capo famiglia che con uno sguardo mette a tacere la ribellione sterile o il capriccio di un ragazzino che di strada ne deve fare tanta. 

Cambiasso ieri parlava di incutere timore: il Cuchu è semplicemente un campione, dentro e fuori il campo. Il concetto è quello: ostentare sicurezza avendo il fuoco negli occhi. Alla fine il pallone lo sanno toccare tutti, la differenza è come lo si tocca! Già nei primi passaggi si capisce chi sei, se hai gli attributi la palla viaggia veloce e l'errore non lo contempli, pensi già a come concludere l'azione con i compagni di cui ti fidi. Date un incarico ai Cambiasso, Materazzi, Figo..  dite loro di presiedere lo spogliatoio, così che possano capire, i nostri giocatori, la differenza tra un campione e una illusione.

Forse alla fine il problema è più grande di quanto si pensi, si va verso il declino dello sport più amato. Ogni anno si concludeva una stagione tra lacrime per alcuni e sorrisi per altri, con la consapevolzza di aver dato tutto, di aver onorato la maglia e i tifosi. Aspettavamo l'estate e il mercato avvolto nel mistero delle trattative, nei dirigenti a caccia di occasioni, e di procuratori neanche l'ombra: bei tempi quelli. L'ingordigia e la presunzione, l'egoismo e la supponenza hanno demolito il nostro calcio. Una gestione politica più che sportiva ci sta portando verso il nulla, ma ricordate che il popolo del calcio siamo noi! Porteteci rispetto o andate e fate posto...