Dopo aver vissuto la farsa del 2006, pensavo di aver visto tutto nel mondo ridicolo del calcio minore. Un mondo che, essendo destinato a perdere per incapacità oggettiva dei propri manager e investitori a fare impresa nel calcio, cerca di inventarsi ogni scusa possibile, aggrappandosi a tutto, pur di non ammettere il proprio fallimento.
Diciamo che questo modus operandi appartiene ad ogni essere umano ma, ovviamente, è alquanto più clamoroso allorché l’ipocrisia e l’inadeguatezza di comportamenti personali si trasferiscono a livelli più alti, coinvolgendo società che gestiscono milioni di euro.
La partita di Coppa Italia tra Napoli e Juve di qualche giorno fa si è trasformata in una vera e propria commedia napoletana, probabilmente – a mio parere – con il chiarissimo intento di appesantire (per usare un eufemismo) le responsabilità del direttore di gare che, ahilui, si ritroverà ad arbitrare il match di ritorno.
Giornali, arbitri, commentatori (anche di tv pubbliche; il che è alquanto grave!), dirigenti, gli immancabili politici (facessero per una volta il loro lavoro invece di pensare al calcio, sigh!) e gli aficionados partenopei di ogni risma, hanno compiuto un’operazione di alterazione della realtà fattuale che avrebbe lasciato basito lo stesso Orwell.
Dopo la partita, ero, come sempre, infastidito dalla telecronaca antijuventina di Rai Tv forza Roma, ed invece, nelle interviste del post gara scopro che i dirigenti del Napoli si erano incavolati pesantemente proprio contro la tv pubblica.
Ero assolutamente certo che mancasse un rigore, per di più al primo tempo e sullo zero a zero, per una netta spinta del difensore azzurro su Dybala, ma poco tempo dopo scopro che i nostri si stavano lamentando su tutta la linea, contestando tutti i penalty concessi dal direttore di gara e recriminando un rigore non dato, a detta dei più inesistente.
In tutto questo terremoto di dichiarazioni caustiche, incazzature e litigi, passava assolutamente in secondo piano il piccolissimo particolare che il Napoli aveva fatto un solo tiro in porta, forse due, durante l’intera gara, e che la Juve aveva meritato la vittoria soprattutto dopo un secondo tempo spettacolare.
Il rigore su Cuadrado è stato l’apoteosi. I napoletani, in barba al chiarissimo regolamento, si sono fermati al momento in cui Reina sfiora la palla, omettendo del tutto la considerazione fondamentale che il colombiano, se non fosse stato travolto dall’uscita a valanga del portiere, sarebbe arrivato in porta, perché la palla era chiaramente nella sua disponibilità anche dopo il tocco dello spagnolo.
Diciamocela tutta. Il Napoli è alle soglie dell’ennesima stagione fallimentare; è rimasta soltanto la coppa nazionale. Nonostante gli investimenti onerosi della passata estate, ancora una volta gli uomini di Sarri non solo rischiano di rimanere senza titoli, ma rischiano clamorosamente di perdere anche il terzo posto in campionato.
Come non pensare che questa situazione alquanto drammatica, sportivamente parlando, sia alla base dello psicodramma scatenato dagli uomini di De Laurentis, ed abbia degli obiettivi che vanno ben oltre i presunti (inesistenti) episodi a sfavore denunciati nel post partita di Torino.
In altri termini, cosa succederà nel prossimo futuro, in un eventuale testa a testa con l’Inter per la conquista dei preliminari di Chamipons, quando i direttori di gara saranno chiamati a prendere delle decisioni pesanti contro i partenopei?
Questo modo di fare nel calcio italiano non è nuovo. Quelli della seconda squadra di Milano sono dei premi nobel in materia (hanno avuto il coraggio di lamentarsi anche contro la Roma, dopo essere stati surclassati per tutta la partita), anzi ci hanno costruito sopra anni di vittorie, vere e presunte; piangi oggi per ottenere domani!!
Si prospetta una lotta tra piagnoni che non ha pari nella nostra storia calcistica.
Purtroppo per tutti loro, la storia insegna che chi piange, raramente vince.
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