E' un Milan diverso ormai, dopo le difficoltà iniziali e fisiologiche per un mister che prende in mano una squadra in corso, Gattuso ha finalmente trasmesso lo spirito dì appartenenza dando la scossa necessaria perlomeno a livello psicologico. Ieri allo Juventus Stadium l'ennesima dimostrazione, con i rossoneri che hanno retto il confronto contro i pluri campioni d'Italia, pareggiando prima con il goal dell'ex di capitan Bonucci e arrivando quasi a passare in vantaggio con la prodezza di Calhanoglu che al minuto decimo del secondo tempo, ricevuta palla sulla sinistra sugli sviluppi di una ripartenza rossonera, fa partire un tiro pazzesco ad incrociare che a Buffon battuto, probabilmente ancora sta facendo tremare la traversa.

Proprio la prestazione e l'atteggiamento del turco, risultante una delle migliori in campo sponda rossonera, non son però piaciuti al suo allenatore, colpevole a suo modo di dire, di essersi fermato ad implorare dopo l'azione della traversa e di non aver chiuso su Cuadrado in occasione del goal del vantaggio bianconero, avvenuto al 34' st e ben 24 minuti dopo.

Proprio lui che oltre ad risultare l'elemento che in fase quantitativa ha dato di più per chilometri corsi in campo, è anche quello che ha creato parecchi pericoli alla retroguardia avversaria, fornendo l'assist al bacio su calcio d’angolo dal quale è nato il pareggio, oltre proprio alla clamorosa quanto sfortunata occasione della traversa colpita. Vero anche che cala fisicamente nei minuti successivi, che è proprio lui a perdere il pallone sanguinoso a centrocampo dal quale nasce la contro ripartenza del 2-1 a cui probabilmente fa riferimento mister Gattuso, peccato però che, a chiudere sul colombiano, non doveva essere di certo Calhanoglu, ma piuttosto il terzino Rodriguez in primis e la mezzala Bonaventura in raddoppio poi. Forse bisognerebbe riflettere più sui cambi tardivi e gli uomini sbagliati introdotti, occorreva forse coprire più le fasce, magari con l'inserimento di Borini, per arginare l'ingresso in campo di elementi come Cuadrado e Douglas Costa, visto che lo stesso Gattuso ne era consapevole «L'ingresso di giocatori come loro ha fatto la differenza».

Poco importa la sconfitta, che molto ha ricordato quella di Londra con l'Arsenal, non solo in termini di risultato ma anche di prestazione soddisfacente in campo, certo che sputare sul piatto dove si è quasi mangiato, o meglio, sul giocatore che ti ha fatto quasi masticare l'impresa, non è stato affatto carino.

Poi una stoccata indirizzata probabilmente al comportamento dal suo predecessore adottato nel recente passato nei post partita in conferenza: «Io avevo pensato anche di vincerla, perdere dopo partite così mi brucia, non vengo qui con un sorriso da ebete, e se non brucia anche a tutti i miei giocatori significa che questi non diventeranno mai giocatori importanti. Della soddisfazione me ne sbatto, nessuno se ne ricorderà e non me ne può fregare di meno…». "Non vengo qui con un sorriso da ebete", sembra quasi un riferimento a mister Montella, che così spesso ci aveva abituati, con le sue maniere, a sorrisini e battutine, quando nonostante risultati non utili, esprimeva questo atteggiamento durante le dichiarazioni dopo partita evidenziando ed compiacendo comunque l'approccio e il gioco adottato dalla allora sua squadra in campo.

Mister Gattuso chiude infine con: «Ci siamo avvicinati e riallontanati dalla Champions ma c’è ancora tempo: ora testa al derby, dobbiamo stare attenti anche alla zona Europa League».  Ok, vero che  a pensare troppo in grande, si rischia poi di perdere il poco che si ha, però per farlo, attenzione, occorre non prendersela col singolo ma bensì con tutto il complesso.