La macchina da guerra preparata da Marotta e Paratici e le cui chiavi sono state consegnate, per il terzo anno consecutivo, nelle mani di Mister Massimiliano Allegri, stenta ad affermarsi in campionato in maniera netta. Nonostante le avversarie si siano rinforzate rispetto agli anni passati, quello che sconcerta delle prestazioni negative della Juve degli ultimi tempi è che le partite sono state perse (o vinte per un soffio, come in Coppa Italia) contro squadre nettamente inferiori sulla carta, e non contro le dirette concorrenti al titolo, ossia Napoli e Roma. Le uniche due, queste ultime, che a detta dei più potrebbero insidiare il primato dei bianconeri, nonostante il divario tecnico tra gli organici rimanga ancora netto. Inutile girarci intorno, quando si subisce, senza colpo ferire, il gioco di squadre come Milan, Fiorentina e Atalanta, c’è oggettivamente qualcosa che non va. Ancor più se si consdira che ci troviamo a metà gennaio e l' alibi della preparazione deficitaria, paventato dai nostri durante le scialbe prestazioni di inizio stagione, non sta più in piedi. Io penso che le problematiche siano essenzialmente due, una di carattere tecnico e l’altra legata alla gestione dell’allenatore. Riguardo alla prima questione, ritengo che questa estate si sia commesso un grosso errore pensando di aver sostituito adeguatamente Pogba con il solo acquisto di Pjanic. In primo luogo perché sono giocatori completamente diversi. Il francese è un fuoriclasse assoluto, capace di interpretare come nessun altro al mondo entrambe le fasi di impostazione e copertura; fasi fondamentali per un centrocampista moderno. Il bosniaco, invece, per caratteristiche tecniche e mentali, è completamente incapace di “far legna”. Ha bisogno di libertà di azione e di avere addosso il minor numero di avversari possibili, altrimenti scompare dal campo. L’errore di valutazione in sede di mercato estivo è ancor più grave poiché già all’epoca si conosceva l’entità dell’infortunio di Marchisio e bisognava ponderare con maggior attenzione la possibilità che Claudio non si sarebbe ripreso completamente prima dell’anno nuovo, e che, inoltre, ci si sarebbe trovati di fronte ad un quasi trentenne che avrebbe dovuto rimettersi da un infortunio gravissimo. Infatti, è sotto gli occhi di tutti come Marchisio – componente essenziale di un centrocampo impoverito nel tempo dalle partenze di grandissimi come Pogba, Pirlo e Vidal – ad oggi non è in grado di sostenere due partite di seguito con la medesima intensità. A ciò si aggiunga che, ma questa eventualità era sinceramente imprevedibile, Sami Khedira appare la brutta copia del giocatore che avevamo apprezzato lo scorso anno, nonostante, paradossalmente, giochi con una continuità che non aveva da quando militava nel Real. Forse è con la testa rivolta alle sirene milionarie provenienti da qualche sconosciuto campionato estero? Spero di no. Tendo più a considerarlo vittima, anche lui, di una squadra priva di equilibri e organizzazione. E con questo veniamo alla seconda problematica poc’anzi accennata, ovvero l’allenatore. Fughiamo ogni dubbio: al di là del giudizio o delle simpatie personali (a me non è mai piaciuto sia come mentalità che come modo di mettere la squadra in campo), sarebbe da stupidi e faziosi non ammettere che Allegri, in questi ultimi due anni, ha fatto cose egregie. Sicuramente in alcune occasioni ha avuto più fortuna che meriti, e all’inizio ha attinto a piene mani all’eredità lasciatagli da Conte, cionondimeno non si possono nascondere i meriti nei traguardi raggiunti dalla Juventus sotto la sua direzione. Quest’anno, però, c’è qualcosa che non va nel modo di gestire la situazione. E molto di quello che sta accadendo è anche colpa sua. Che la Juve, grazie alla rosa, possa giocare con svariati moduli è certamente un’arma in più, non una debolezza, ma che sia necessario avere comunque un’impostazione di base, con movimenti e schemi interpretati a memoria dagli attori del momento, mi sembra altrettanto indispensabile. Ebbene, credo che ad oggi non abbiamo mai giocato tre partite di fila con lo stesso modulo. Si dirà che è una questione legata ai giocatori disponibili al momento. Io, al contrario, sostengo che sono scelte esclusivamente dovute alla emotività del mister. Un esempio è dato dalla gestione dei terzini. Asa, riportato dopo anni nel ruolo che lo aveva fatto grande con Conte, sembra rinato. Ha giocato due ottime partite sia contro l’Atalanta e sia contro il Bologna. Con la difesa a tre si trova benissimo. Invece, Allegri, a Firenze ha preferito schierare A. Sandro, visibilmente fuori condizione. Perché Cuadrado non può fare il terzino in una difesa a quattro, così come accadeva nel Lecce e in certe occasioni anche nella Colombia? A me sembra che il colombiano si sacrifichi molto anche in fase difensiva quando viene chiamato a ricoprire quel ruolo a partita in corso. Per di più, il buon Lich, ad onor del vero, per colpa di diagonali fatte a “c… di cane”, ultimamente ci ha fatto prendere più di un goal pesante. Considerato, infine, che l’esperimento del famoso albero di natale aveva dato degli ottimi risultati, per quale motivo riproporre il vecchio 352, nonostante sia Bonucci che Chiellini fossero evidentemente fuori forma?? E cosa avrà mai fatto di male Rugani, che quando è stato chiamato in causa non ne ha sbagliata una, per non potersi meritare un posto da titolare, sopratutto quando la BBC non è al meglio??? Mi si dirà: ecco il solito allenatore improvvisato che non capisce una “cippa” di calcio rispetto agli addetti ai lavori. Non lo metto in dubbio. Eppure ci sono delle situazioni così evidenti ce non serve aver fatto il corso a Coverciano per comprenderle. Purtroppo Allegri ha essenzialmente due problemi che lo attanagliano in questo momento storico. Uno è costitutivo, ed è fra l’altro la ragione “filosofica” che non me lo ha mai fatto amare, ossia la mentalità. Come lui stesso ha ammesso più volte, si gioca per fare risultato o per raggiungere i traguardi a fine stagione, non per vincere a tutti i costi la prossima partita. L’hic et nunc non conta, conta solo il futuro. Siamo sul due a zero? Non bisogna mica sforzarsi di chiudere il match e ammazzare l’avversario. È sufficiente controllare, cosa importa se la squadra quando subisce gli avversari, mai come quest’anno, vada in seria difficoltà e che è costruita per attaccare e segnare, non certo per difendere. Rischi di uscire dalla Champions contro il Lione perché non corre nessuno? Vabbè, tutto calcolato. L’importante è passare il turno! La seconda realtà che pesa come un macigno sulla testa del Mister è che la società, come forse mai nella sua storia, ha investito fior fior di milioni, mettendogli a disposizione (almeno sulla carta, perché a mio parere il mercato, per le ragioni di cui sopra, ha delle pecche rilevanti) una rosa fatta per arrivare alla finale di Champions, non solo per vincere a mani basse il sesto scudetto. Al di là di ciò che si possa pensare, quando hai a disposizione gente come Cuadrado, Marione, Paolo, Pipita, Pjaca, Pjanic, Marchisio, Khedira, Alves, Sandro, la BBBC, non puoi fallire. Ho l’impressione che questa pressione stia acuendo ancor più il suo spirito sparagnino, privandolo del coraggio necessario teso a prendere strade tattiche definitive e rischiose, nella scelta sia del modulo che degli uomini da schierare. Firenze è stata la dimostrazione lampante.. Lui sa che molto del suo futuro da allenatore passa da questa stagione, anche rispetto a contratti in campionati diversi e più remunerativi. Ciononostante, a differenza degli altri detrattori di Allegri (anche io lo sono, e non ho difficoltà ad ammetterlo), spero vivamente che lui faccia il salto di qualità. Trovi le forze e il coraggio di dare finalmente un gioco preciso alla squadra e si prenda i suoi rischi, altrimenti non andrà lontano lui e non andremo lontano noi. Per questo auspico una crescita del livornese; per il bene della Juve che viene prima di ogni allenatore, presidente o giocatore. Fino alla fine……