L'Italia non c'è. Questo è il responso non dell'Oracolo di Delfi e neanche della mitologia scandinava che nel corso dei secoli ha caratterizzato fantasie e credenze popolari per arrivare ad influenzare videogame, musica, film e libri. Nessuna battaglia finale tra il bene ed il male né elfi, o troll o giganti, ma un calcio in stile Ikea, semplice, banale, brutto come quel catenaccio che noi abbiamo insegnato per anni per poi provare vergogna, ha chiuso la narrazione del declino del calcio italiano, passato dalle canoniche stelle del 2006 alle gelide stalle del 2017.

11 anni di sonno collettivo, di adattamento al mercato dei bidoni, di abbandono del settore giovanile, di aver mutato il calcio in una passerella di moda più che in una sfida tra non gladiatori, ma giocatori, con gli imperatori, re e regine che dall'alto della loro tribuna si ingrassavano mentre l'Italia andava in rovina, son bastati per espellerci dal tempio del calcio mondiale.

Andiamo subito alla ricerca della consolazione. Si parla già di europeo o di quella schifezza che dovrebbe essere il campionato tra Nazionali. Cosa che farà inorridire tifosi e società.

I motivi del fallimento sono plurimi. Allenatore e dirigenza e società calcistiche hanno le loro responsabilità. I giocatori pure. Ma come si può rivoluzionare un sistema con gli stessi attori e soggetti che hanno sancito nel centenario della batosta di Caporetto, passando dalla perdita di Gorizia e terre annesse all'Italia ben prima di quella strage, la disfatta della Nazionale?

Il calcio modello Holly e Benji  non esiste più. La Nazionale non è la massima aspirazione per i calciatori.

Nel mentre di tale analisi, di tale rabbia, delusione, che verrà ricordata per i prossimi cent'anni, come minimo, in Russia 2018 per quale Nazionale tifare?

Difficilmente per i rivali diretti, come l'Argentina,il Brasile, la Germania, la Francia, la Spagna. Ognuno andrà alla ricerca della sua squadra. Dalla piccola Islanda magari alla Svezia, dalla Russia a qualche squadra africana se non per l'Inghilterra, che ospita il calcio più bello del mondo e che come Nazionale è sempre un disastro.

Ci sarà chi semplicemente non tiferà per nessuno e non seguirà neanche una partita dei Mondiali, salvo forse solo la finale per curiosità.  Chi ad ogni partita dirà poteva esserci l'Italia con mille rimpianti.

Personalmente guaderò con interesse le due squadre dell'area balcanica. Croazia e Serbia.

Il 53% dei giocatori della SerieA sono di nazionalità straniera, 298 su 557 giocatori. E di questi ben 66 provengono dall'area dei Balcani. La terza forza straniera presenta nel nostro campionato, dopo quella brasiliana ed argentina è quella croata, son nel 36 i giocatori croati che militano nella SerieA, 12 serbi, 8 dalla Bosnia,7 dalla Slovenia,1 dalla Macedonia,1 dal Montenegro.

Dunque forza Croazia e forza Serbia nell'attesa di poter tifare per il prossimo mondiale per l'Italia...