In tempi di crisi tutto è lecito. E l'Italia - duole dirlo - è in crisi. Economica? Non solo. C'è tutto un organismo malato che sta lentamente declinando, a discapito di una storia che sostiene il contrario. L'Italia del pallone, quella azzurra, quella che va a rappresentare il tricolore in giro per il mondo, sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua Storia. Con la S maiuscola, perché 4 mondiali ti fanno entrare nell'olimpo del calcio e restare nell'eternità. La tradizione calcistica del Belpaese è nota a tutti, invidiata e criticata, talvolta apprezzata. Oggi, però, è tutto quel che resta: la tradizione. L'Europeo ha stabilito che la grinta, la voglia di lottare e sacrificarsi è ancora perfettamente incarnata nei calciatori che vestono la maglia azzurra. I quarti di finale conquistati potrebbero far sorridere, eppure i primi segnali verso Russia 2018 non sono particolarmente incoraggianti. Il 2-3 in Macedonia, sofferto e arraffato soltanto all'ultimo respiro, ha permesso di evitare una figuraccia ma ha lasciato numerose perplessità in dote. Sui problemi che affliggono il calcio italiano potremmo discutere per ora, sulle soluzioni anche. Una di queste, accarezzata già da tempo, è quella di ricorrere agli oriundi. L'Italia ha permanentemente in rosa Eder, italo-brasiliano in forza all'Inter, pronipote di un certo Battista Righetto di Nove, Piemonte. Tanto è bastato per arruolarlo in Nazionale. E non fa nulla che a giugno 2014 lo stesso Eder postasse su Twitter foto con la maglia del Brasile: "#vamosbrasil" scriveva sul social. Siamo disposti a perdonarglielo: l'abbiamo visto in campo e, nonostante i limiti, non è uno che si risparmia. Epperò bisogna anche calcolare che l'Italia è pur sempre l'Italia e che, almeno sulla carta, dovrebbe essere rappresentata esclusivamente da calciatori italiani. Non è uno scadente discorso nazionalista (in tempi di discutibili crociate contro gli immigrati potrebbe essere frainteso), ma una semplice associazione dialettica. Gli oriundi sono BEN ACCETTI, a patto che indossino la maglia dell'Italia consapevoli di ciò che rappresenta: non, insomma, a mo' di ripiego. E' il caso di Franco Vazquez che, dichiaratosi italiano, ha avuto l'occasione di esordire con la maglia azzurra per poi rinnegarla quando l'Argentina ha iniziato a mettergli gli occhi addosso. Un atteggiamento sicuramente discutibile: siamo sicuri che non si ripeterà nel tempo? Non è il caso di giudicare Alejandro Gomez e Alex Telles come persone, anche perché qualitativamente potrebbero dare un apporto notevole alla Nazionale italiana (malgrado nel Belpaese si trovino calciatori superiori), eppure una riflessione va fatta. Entrambi hanno avanzato la propria candidatura per una maglia: la otterranno? Forse. Di certo, non mancheranno le polemiche.