Che la Cina fosse una potenza economica è risaputo, tutti ne parlano, ma le cifre che stanno investendo in quella parte di mondo nel calcio ha dell'incredibile: giocatori, nella maggior parte dei casi, tutto sommato non straordinari o molto vicini alla fine della carriera, strapagati per toglierli alle società, e ricompensati con ingaggi mostruosi. Questo il tentativo dei potenti cinesi di importare calciatori di qualità medio-alta per cercare di rendere molto più competitivo il loro campionato. Giusto per fare alcuni nomi, con cifre alla mano: Witsel: contratto da 18 mln + 2 di bonus per 4 anni che fanno 80 mln. Pato: acquistato per 18 mln e un contratto da 6 mln all'anno (al Villareal ne percepiva 2) Pellè: 15 mln al southampton e, a 31 anni, ingaggio da 15 mln a stagione. Hulk: acquistato per 55mln e contratto da 20 mln a stagione. Jackson Martinez: 42 mln all'Atletico Madrid e 13 all'anno al calciatore. Cifre assurde se pensiamo a quanto percepivano in precedenza nei loro club, e a quanto offrivano i vari club che avevano intenzione di acquistarli; vedi il caso Witsel che sembrava destinato alla Juventus, ma poi ha preferito il denaro al fascino e alla competitività del calcio europeo. Quindi i soldi sì, possono fare la differenza, e potremmo continuare a vedere campioni sbarcare in Cina, ma per fortuna, abbiamo anche esempi contrari, esempi di calciatori che poi ai soldi danno "meno" importanza, vedi Kalinic che rifiutò un'offerta di 15 mln a stagione per rimanere in Italia, a giocare un calcio più competitivo e continuare a crescere. Ora gira voce di un'offerta ad Aubameyang di 50 mln a stagione. Incredibile, un giocatore nel pieno della carriera, cercato da mezza europa, che potrebbe cambiare continente per un'offerta stratosferica e soprattutto immorale. Spero tanto che la sua scelta sia come quella di Kalinic, ma principalmente spero non sia neanche vero, perchè qui si sta superando ogni limite. Certo, nella loro posizione, la scelta di accettare di rimanere, con un contratto meno ricco, non è poi così complicata, guadagnano comunque milioni di euro, non è che qui affrontino la vita con un misero stipendio da operaio, che non sa nemmeno se il mese prossimo avrà ancora un lavoro, ma è comunque piacevole vedere che qualcuno capisca che si tratta sì dello stesso sport, ma allo stesso tempo di uno sport molto diverso, molto più competitivo, molto più emozionante. In Europa questo sport ha un fascino e una storia che, per fortuna, nessuno può acquistare. Speriamo che questo continui a fare la differenza.