Con l'elezione, avvenuta oggi, di Carlo Tavecchio a Presidente della FIGC, si aprono, per il calcio italiano tutto, una serie di scenari che di positivo sembrano avere poco e nulla. Gia, perchè Tavecchio, "nomen omen", è decisamente l'emblema del vecchio che avanza. E' il vessillo dell'inciucio all'italiana, l'uomo peggiore nel posto sbagliato. Carlo Tavecchio ha condanne penali passate in giudicato, e può tranquillamente ricoprire una carica istituzionale in una Federazione Sportiva. Carlo Tavecchio ha una mentalità antica, stantia, retrograda. Manca di carisma e capacità di comunicare in modo efficace, trasparente, moderno. Tutte queste qualità hanno fatto di lui il perfetto candidato, la migliore marionetta per le mani, avide e sporche, di gente come Galliani e Lotito. Gente abituata a muoversi nel torbido della politica, a camuffarsi e ordire trame, chiedere ed elargire favori. E' la storia del calcio italiano che parla per loro. Galliani è da sempre coinvolto nei più che sospetti giri del Milan di Berlusconi, mentre Lotito è colui che, lanciatosi in una strenua, quanto folle lotta contro i mulini a vento, è riuscito ad inimicarsi il novantanove percento della tifoserie della (o di una delle, ancora meglio) squadra di è presidente e proprietario. Due personaggi, dunque, che sono i veri "mandanti" dell'affaire-Tavecchio, e che rappresentano ciò cui la Roma, in quanto società, ha sempre cercato di opporsi. Dapprima, nelle stanze dei bottoni, con il Presidente Franco Sensi, e poi, con i fatti di campo, con la giovane proprietà americana. James Pallotta, divenuto recentemente proprietario unico del club, non ha infatti esitato ad esprimere parole al veleno contro quello che è il nuovo Presidente Federale. Tralasciando, per quanto gravissime, le gaffes tavecchiane su extra-comunitari e calciatrici, Jim Pallotta ha fatto chiaramente intendere che no, non può essere Tavecchio l'uomo cui affidare le redini del calcio italiano uscito con le ossa rotte dal Mondiale brasiliano. Ma la ferma presa di posizione del tycoon americano, alla luce degli ultimi eventi, che conseguenze potrebbe avere sulla Roma? Che la Roma abbia infatti intenzione di divenire un top club, è ormai chiaro. Gli investimenti fatti sul mercato per rinforzare la squadra, il progetto del nuovo stadio, la partnership con il brand sportivo più famoso al mondo, nonchè le innumerevoli iniziative promosse per portare quanti più tifosi all'Olimpico (al contrario di ciò che avviene per l'altra squadra della Capitale), sono segnali inequivocabili. La Roma sogna in grande, perchè Pallotta sogna in grande, ed è un uomo, oltre che un imprenditore, che sa decisamente il fatto suo. Tutto ciò, però, non è passato, e non passerà, inosservato, ai piani alti del Palazzo. E se la Juventus, altra avversaria del "fronte Tavecchio", potrebbe avere poco da temere, visto l'ancora enorme potere politico della famiglia Agnelli, la Roma non può dormire sonni altrettanto sereni. L'estraneità della proprietà americana dalla mentalità italiana in generale, e della nuova FIGC in particolare, potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio, ed ecco che, tutto d'un tratto, a Pallotta potrebbe essere messo più di qualche bastone tra le ruote. Così come sar certamente messo a tutte quelle "piccole" che hanno osato delegittimare Tavecchio dopo le sue già citate uscite poco felici. Su questo fatto, non ci sono dubbi. Perchè il calcio italiano è questo, da molti anni. Lo dimostrano le ingiustizie che la Roma e non solo ha dovuto mandare giù, per essersi dimostrata pericolosa per un establishment che rappresentava tutto, meno che i valori che lo sport dovrebbe avere e trasmettere. Dal passato si può e si deve imparare. Ma quando il presente dimostra che la lezione non è stata inculcata a dovere, c'è poco da stare allegri. Ed ecco che il futuro, imporovvisamente, si fa a tinte fosche. Il calcio italiano è in serio pericolo, e la cosa peggiore, è che nei guai ci si è messo con le sue stesse mani.
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