Ancelotti è stato esonerato dal Bayern Monaco. È ufficiale. Improrogabile. In Germania esultano, in Italia fremono perché più passano i minuti più si fa concreta l’ipotesi che il destino di Carletto sarà nuovamente legato al bel paese, Milan o Nazionale.
Carlo Ancelotti non ha bisogno di presentazioni né di schede tattiche, è l’allenatore re d’Europa, ha vinto con i migliori top club al mondo e ha il record di Champions League conquistate: 3! Nessuno come lui, né Sir Alex Ferguson né Josè Mourinho né Pep Guardiola. Nessuno.

La notizia ha fatto il giro del mondo e ha elettrizzato tutti gli ambienti riconducibili al tifo rossonero. Non è solo la notizia in sé a creare fermento ma anche e, soprattutto, le modalità. Mai era capitato prima infatti che Carlo Ancelotti lasciasse la barca a neanche metà della stagione e difficilmente si ricorda una scelta tale da parte di un club come il Bayern Monaco. Lo stesso Ancelotti fu annunciato a metà stagione quando sulla panchina di bavaresi sedeva ancora Pep Guardiola, ma allo spagnolo fu comunque consentito di rispettare il suo contratto e di terminare la stagione sportiva.

Qualcosa sotto c’è. In Germania danno già per avviati i contatti con il club rappresentato dal duo Fassone-Mirabelli, ma è facile in questo momento lasciarsi andare ad irrealistiche previsioni che vanno quantomeno accertate. Milan, ma anche Nazionale nel futuro di Ancelotti; come Montella, anche Ventura non sta attraversando un momento idilliaco e molti hanno chiesto la testa del commissario tecnico dopo la bruciante sconfitta con la Spagna e le perplessità suscitate dal suo 4-2-4 che non ha mostrato particolari lampi di bel gioco anche nella gara con Israele.

Ancelotti al posto di Montella? É difficile trovare qualcuno che risponda no, ma andiamo ad analizzare con cura tutti i risvolti positivi e negativi che potrebbe sorgere dal clamoroso ritorno di Carletto a Milanello.

PRO
1) Esperienza internazionale. Il ritorno di Ancelotti porterebbe un bagaglio d’esperienza non indifferente, parliamo di un mister che ha affrontato ogni tipo di filosofia calcistica e, nella maggior parte dei casi, ha trionfato. Ancelotti è un vero e proprio “saggio del pallone”, conosce le insidie e le peculiarità di ogni situazione favorevole e sfavorevole, quale profilo migliore per prendere un gruppo tutto nuovo e riportarlo nell’Europa che conta?

2) Milanello come seconda casa. Lui non ha mai smesso di pensare al Milan e il Milan non ha mai smesso di pensare a lui, rimangono memorabili le immagini del suo canto comune con la Curva Sud per le celebrazioni della settima Champions, l’ambiente tornerebbe a ridare entusiasmo al gruppo e quella carica che si è affievolita dopo i risultati negativi dell’ultimo periodo.

3) Il nome prima della persona. Uno come Ancelotti è un pilastro della storia rossonera e del calcio mondiale, il suo ritorno avrebbe un impatto potente su ogni cosiddetto asset del Milan inteso come società : spogliatoio, stadio, marketing. La sua presenza sarebbe un monito di grande rilevanza verso caratteristiche come impegno e prestigio, un’operazione di grande impatto anche dal punto di vista della visibilità del brand.

4) 4-3-1-2. Negli anni Ancelotti ha avuto per le mani compagini di grandi talenti che lo hanno spinto a modernizzare la sua visione di gioco verso moduli offensivi come il 4-3-3 o il 4-2-3-1, ma non è un mistero che le squadre di Ancelotti hanno come aspetto principale la solidità, un gioco non sempre spumeggiante che in Spagna e Germania gli è costato molte critiche, ma concretezza nel trovare la vittoria esaltando i propri interpreti. Il suo ultimo Milan esaltava la figura del 10 trequartista puro (ai tempi Kaká o Seedorf, ndr), modulo che oggi metterebbe in luce le doti di Çalhanoglu, giocatore che due stagioni fa voleva nel suo Bayern, meno probabile il ritorno al celebre “albero di Natale” con il 4-3-2-1. 

5) Personalità solida. Nonostante il suo esonero avrebbe avuto anche tra le motivazioni un rapporto logoro con lo spogliatoio, raramente Carlo Ancelotti ha perso la guida del suo gruppo, lo testimoniano tutte le parole di stima che ogni suo ex giocatore spende di volta in volta nei suoi confronti o la “crociata mediatica” che lo spogliatoio del Real Madrid guidò contro il presidente Perez dopo l’addio ai blancos. Anche al Milan, nonostante alcune frizioni con Seedorf, Ancelotti è sempre riuscito ad indirizzare ogni uomo verso la giusta direzione con leader ben definiti, destino che potrebbe riguardare giocatori come Bonucci, Kalinic e Biglia, i cosiddetti “esperti”.

CONTRO
1) È ancora Ancelotti? Il suo curriculum impone sempre rispetto, così come i successi nazionali che in ogni club continua a conseguire ma, tuttavia, bisogna considerare l’ipotesi che come i grandi del calcio, anche Carlo Ancelotti invecchi e possa perdere colpi, è successo agli storici Capello, Ferguson, Van Gaal, può tranquillamente essere capitato anche a lui, non sono accuse né constatazioni, ma ribadisco ipotesi, non certe ma possibili.

2) Non é più il suo Milan. Il Milan di Ancelotti vinse la Champions League al primo anno in rossonero del tecnico e quando ebbe alti e bassi durante la sua esperienza, vi era una struttura solida e differente tipica degli “anni d’oro” di Berlusconi, la debacle storica e ancora dolorosa di Istanbul 2005 fu rimarginata due anni dopo ad Atene in una società che però aveva già le potenzialità e il carattere di ricostruire, il Milan odierno è in fase embrionale, con obiettivi tassativi da raggiungere e con volti tutti nuovi, non è scontato che il lavoro di “Carletto” si riveli così agevole come possa sembrare.

3) Ancelotti come Mancini? L’operazione del ritorno di Carletto potrebbe assumere i contorni simili del ritorno di Mancini all’Inter, certo parliamo di palmares profondamente diversi ma comunque della stessa ideologia di affidare un progetto nuovo ad un elemento passato che ha vinto. All’Inter non si é rivelata un’idea vincente e ha provocato oltre che malumori anche miopie opinionistiche che proteggevano sempre l’operato del tecnico dalle critiche sulle scelte errate, quelle di mercato in primis (Kondogbia, Podolski, Shaqiri ecc, ndr), non è difficile che possa accadere lo stesso al Milan con Ancelotti.

4)Primo errore di Fassone. Non ebbe dubbi l’amministratore delegato dei rossoneri : fiducia a Montella, rinnovo di contratto e progetto pluriennale affidato a lui. L’esonero del tecnico rappresenterebbe il primo errore di valutazione di Marco Fassone, la prima crepa del suo operato e prima macchia della nuova era del Milan.