Vincenzo Montella é in bilico, a dispetto di quanto è trapelato negli ultimi giorni circa la solidità della sua posizione, il mister rossonero sta attraversando il primo grande tunnel oscuro della sua esperienza al Milan e si giocherà tutto il suo destino nei prossimi tre match. Il CEO Marco Fassone é stato molto chiaro e le sue parole sono suonate più come un ultimatum piuttosto che come un mero sfogo, non c'è da dimenticarsi che lo stesso Fassone non è in una posizione solidissima, difatti è stato lui ad esporsi in primis per concludere il closing tramite l'avvocato Agostinelli al fine di ottenere l'erogazione del prestito dal fondo Elliot, é stato lui a selezionare tutti i nuovi volti nell'organigramma dirigenziale e, soprattutto é stato lui a dettare la linea di rifondazione che in estate ha visto la società investire 230 milioni di euro per far giungere a Milanello 11 nuovi giocatori. 

 

Un eventuale fallimento tradotto come un non raggiungimento di uno dei primi quattro posti Champions metterebbe in ombra, agli occhi della proprietà del sol levante, anche la posizione di Marco Fassone, pertanto é comprensibile capire perchè nel post Sampdoria-Milan i toni del dirigente dell'estate 2017 sono diventati duri e accusatori e, soprattutto, perchè non é molta la pazienza residua in virtù del fatto che poche settimane dopo il closing il duo Fassone-Mirabelli si era esposto in modo significativo nel dare fiducia a Montella tanto da prolungargli il contratto e renderlo protagonista assoluto di ogni vicenda di mercato, su tutti, il caso Donnarumma.

 

I primi nomi sono già usciti: Mazzarri, Paulo Sousa, Tuchel, Luis Enrique, Conte. Premettiamo che l'ex ct della nazionale é più un'idea per il futuro che nell'immediato, nonostante le piccole problematiche con l'ambiente Chelsea, è scarsissima la probabilità che Antonio Conte possa liberarsi per sposare già in questa stagione la causa rossonera. Gli stranieri della lista sopracitata, ad eccezione di Paulo Sousa, sono praticamente impossibili, la società non intende commettere l'errore già visto in altre realtà di affidare la rosa in crisi ad un "esterno" che dovrebbe ambientarsi al calcio italiano con il rischio di far precipitare la situazione in risultati ancor più disastrosi.

 

I due nomi più papabili sono quello dell'ex Viola e dell'ex Napoli, Inter e Watford. Piovono smentite su Mazzarri alimentate da presunte frizioni retrodatate tra Fassone e lo stesso allenatore toscano, contrasti teoricamente creatisi durante la gestione in nerazzurro, notizie assolutamente non veritiere, difatti l'esonero di Mazzarri all'Inter fu una scelta assunta particolarmente da Thohir che, nello scegliere un sostituto d'esperienza e in grado di scaldare la piazza utilizzò la lunga militanza di Fassone nel panorama calcistico italiano per arrivare a Roberto Mancini. Fonti molto vicine al Milan affermano che un primissimo contatto puramente informativo e spassionato tra la dirigenza rossonera e Walter Mazzarri ci sarebbe già stato.

 

In tal caso, andiamo ad analizzare i possibili pro e contro dell'arrivo del tecnico a Milanello.

 

PRO

 

1)  3-5-2 Il nuovo Milan sta indirizzandosi sempre più verso il 3-5-2 per esaltare il proprio patrimonio difensivo e consentire di giocare con due punte, stiamo parlando del modulo caposaldo della filosofia calcistica di Mazzarri, a parte l'esperienza inglese che lo ha visto giocare con il 4-2-3-1, l'allenatore toscano ha mostrato a Napoli e in breve parte all'Inter, grandi spunti di calcio tecnico e roccioso con la difesa a 3, tanto da indurlo a definirsi in un'intervista il vero pioniere di questo modulo ancora prima di Conte alla Juventus.

 

2) Attaccanti prolifici Mazzarri é sempre stato in grado di mettere i propri attaccanti nella condizione di essere altamente realizzativi anche con premesse scoraggianti, tralasciando il noto tocco magico a Napoli nel trasformare Cavani da esterno a punta tra le più incisive d'Europa, non dimenticherei l'ottimo lavoro svolto su Mauro Icardi in nerazzurro, l'argentino trascorse i primi mesi ad Appiano in modo molto turbolento tra infortuni e gossip, il tecnico lo reinserì in squadra rendendolo una punta di spessore che fu decisiva anche agli esordi in Europa League tanto da lasciare poi in dote al sostituto Mancini un 22enne in grado di vincere la classifica marcatori di serie A (ex equo con Luca Toni, ndr).

 

3) Serie A da sempre Reggina, Sampdoria, Napoli, Inter. Un curriculum nella massima serie di tutto rispetto per Walter Mazzarri che conosce perfettamente la realtà nostrana, conosce a fondo le difficoltà del campionato italiano e le insidie di ogni partita, fattore che lo agevolerebbe molto nel condurre la rincorsa al quarto posto che ha deliberatamente reso pubblica Marco Fassone.

 

4) Obiettivi fondamentali sempre raggiunti. Uno dei crucci più pesanti della carriera di Walter Mazzarri è sempre stato quello di non esser mai riuscito a consacrarsi definitivamente come allenatore vincente, a Napoli ha lottato per lo scudetto senza vincerlo, in nerazzurro ha lottato per riportare la squadra in Champions fallendo ma, tuttavia non ha mai fallito l'appuntamento con i traguardi cosiddetti minimi: le prime esperienze calabresi avevano come obiettivo minimo la salvezza perfettamente raggiunto, addirittura nel 2007 solo i punti di penalizzazione post Calciopoli impedirono alla Reggina di accedere all'allora trofeo Intertoto per accedere all'ex Coppa Uefa, in blucerchiato ha portato la squadra in Coppa Uefa e ha raggiunto la finale di Coppa Italia persa solo ai calci di rigore, a Napoli ha raccolto l'eredità disastrosa di Donadoni portando i partenopei due volte in Champions League e facendogli vincere la Coppa Italia, primo trofeo dell'era De Laurentiis, in nerazzurro ha riportato il club in Europa dopo due anni di assenza senza riuscire a riportarlo in Champions League.

 

5) Voglia di riscatto. Walter Mazzarri non ha mai celato il suo risentimento per l'interruzione del rapporto con l'Inter, più volte difatti ha pubblicamente attaccato la società nerazzurra ritenendo il suo esonero (il primo nella sua carriera, ndr) precoce e mal giustificato, al di là della rivalità Milan-Inter, sarebbe generalmente forte la voglia di riscatto in Italia del tecnico in una piazza che ha portato a Milanello talento e tecnica e che, potrebbe dargli gli strumenti giusti per riuscire a vincere.

 

CONTRO

 

1) Turnover inefficace. Le più aspre critiche che l'ambiente ha rivolto a Mazzarri negli anni in ognuna delle sue esperienze in Italia hanno sempre avuto come tema principiale la gestione del turnover tra vari impegni, non è infatti un mistero che Mazzarri assegni in modo forte ed evidente una rilevanza diversa ad ogni competizione spesso finendo per sminuire appuntamenti europei cari alla tifoseria, potrebbe rappresentare un grave problema vista l'importanza che tutto l'ambiente Milan quest'anno ha assegnato all'Europa League.

 

2) Poca sintonia con i giovani. Questo argomento è un altro punto forte/debole della filosofia di Mazzarri, spesso ne ha discusso durante e dopo le sue avventure in serie A. L'allenatore toscano non ha mai avuto un buon rapporto con i giovani, all'Inter ne ha pagato le conseguenze un gioiello come Kovacic, a Napoli un certo Lorenzo Insigne. Mazzarri é sempre stato contraddittorio su questo argomento, imbeccato dal suo allora presidente De Laurentiis sui giovani rispose che se si pongono importanti obiettivi bisogna affidarsi a giocatori già formati, poi in Inghilterra si professò uno che in realtà amava inserirli usano Zuniga come esempio dopo che all'Inter però li aveva definiti un "coltello nella piaga". Insomma, Mazzarri incontra difficoltà nel gestirli e giocatori come Calabria, Cutrone e Locatelli potrebbero pagare caro l'arrivo del tecnico.

 

3) Carattere talvolta focoso. Mazzarri è un toscano doc: passionale, determinato e senza peli sulla lingua, caratteristica che può diventate un'arma a doppio taglio per le sorti del Milan, se da un lato imporrebbe più grinta e cattiveria agonistica, dall'altro può creare spaccature insanabili disastrose in virtù della presenza nello spogliatoio di giocatori come Bonucci.

 

4) Rapporto non idilliaco con la stampa. Può essere un sotto elemento del punto 3, a differenza di Montella che, sotto questo aspetto, é sempre stato in grado di razionalizzare e mantenere un certo profilo di compostezza davanti alle telecamere, Mazzarri é invece il tipo di allenatore che si presta a diatribe televisive spesso non gratificanti con la tendenza ad accentrare su di sé avversità mediatiche che nel lungo termine diventano lesive per l'equilibrio del club che rappresenta.

 

A questo punto, fermo restando che attualmente il presente è Montella seppur in una situazione delicata , da milanisti, tutti dobbiamo augurarci che sia lui a riuscire a risanare la situazione instabile che attraversa in questo momento il Milan. Un esonero a stagione in corso è sempre un danno forte per il club e rappresenterebbe un nuovo rischio da cui si può uscire vincenti o ancora più danneggiati. La speranza è che questo rischio sia affrontato nel modo migliore, ovvero.. non affrontato.