Correva l'anno 1999 quando il Siviglia chiudeva una delle stagioni più tristi e fallimentari della sua storia.
E' lì, nel dolore di quella retrocessione vissuta sulla pelle del tifoso prima e del giocatore poi, che nasceva il mito di un uomo che in campo non aveva lasciato tracce, ma che di lì a poco sarebbe diventato l'essenza stessa del club: Ramon Rodriguez Verdejo, per tutti Monchi.

Sebbene l'introduzione possa sembrare irreale, eccessiva, questa è la vera storia di un uomo che ha dimostrato con i fatti di non essere "uno qualunque", una storia che più romantica non si potrebbe: un ex portiere, di poco sopra alla mediocrità, che invece si cimenta in una realtà a lui totalmente estranea. Diventa dirigente del club con cui ha fatto l'intera carriera e di cui è tifoso da sempre; un club in crisi totale, con zero assets vendibili, appena retrocesso e di lì a poco ne fa uno dei club più vincenti degli ultimi anni.

Era fine aprile quando Monchi divenne il nuovo direttore sportivo della Roma; una Roma forte che aveva dilapidato in dieci nefasti giorni il lavoro di un anno; non proprio le premesse ideali per un d.s. che tra le altre cose si è dovuto pronunciare sull'addio di un certo numero 10 che faceva la differenza da venticinque anni nella capitale. Un mesetto dopo, il gol del suo Perotti (uno dei suoi acquisti ai tempi di Siviglia al pari di Fazio) regalava la qualificazione diretta in Champions League e un mercato estivo con qualche spasmo in meno.

Oggi, 25 giugno 2017, è stata già ufficializzata la cessione di Salah per un totale di 50 milioni e sono in dirittura d'arrivo le cessioni di Manolas e Paredes per un totale dicono vicino ai 70 milioni.
Dopo il 3-2 dell'ultima giornata non era proprio lo scenario che si poteva immaginare o che la maggioranza dei tifosi speravano. La domanda vera che però mi viene da porgere a un tifoso X che magari in questi giorni vive la frustrazione per la perdita di più titolari o comunque di uomini importanti della rosa è: "Ma tu li compreresti Salah, Manolas e Paredes per 120 milioni?". 
La frase più ricorrente nell'Urbe è: "Vendi il miglior difensore che hai, il migliore esterno d'attacco, ma quando vinci?". 

Posto che trattasi di una riflessione giusta e che la preoccupazione dei tifosi sia normale, pur doloroso che sia, la verità è che questi calciatori seppur forti, seppur ricarcati e importanti, non hanno portato alla conquista di alcun titolo. Allo stesso modo, ancora una volta e non lo scrivo con gioia, il sig. Verdejo Monchi ha vinto più della Roma stessa nei novant'anni di storia.

Tutte le società cedono e acquistano calciatori e ad esclusione dell'élite del calcio mondiale, moltissimi sono i club che cedono per motivi economici. Cedere però, non significa per forza diminuire i valori tecnici di un club e la Roma seppur non alzando trofei ne è comunque l'esempio: in momenti recenti è stato ceduto Marquinhos, un diciottene che aveva fatto benissimo ma che venne sostituito da Benatia, dai più riconosciuto come il miglior centrale del campionato italiano. Lo stesso poi venne sostituito da Manolas non pagando comunque uno scotto enorme tra le vari operazioni.
Venne ceduto Lamela e sembrava che fossero finiti gli esterni d'attacco; arrivò Gervinho che fece meglio dell'argentino. Venne ceduto Gervinho e a Roma sbarcarono El Shaarawy e Perotti, quello che ha fatto un goal da 50 milioni.

Il 1° settembre, il giorno di chiusura del calciomercato, è ancora lontano.
Il 1° Luglio, il giorno di apertura del calciomercato non è ancora arrivato.
A giochi fatti, pronti a sentenziare il suo operato, ma almeno diamo il beneficio del dubbio a chi ha vinto con un club che era meno della Roma e oggi grazie alla Monchicrazia è una delle squadre più vincenti d'europa.