In queste ore si parla molto di un Mirabelli in bilico come conseguenza delle sue scelte di mercato non troppo felici, aggiungendo di una presunta bocciatura al terzo colpo a parametro zero per la prossima stagione Bernard.

Il Milan cui eravamo abituati però non è neanche un lontano parente di questo, cui servirebbero alcuni innesti per poter ambire a un posto in Champions o addirittura allo scudetto. Gli undici acquisti estivi hanno innalzato il valore della rosa e creato ambizioni intorno ai rossoneri, l'altalena in panchina ha generato però anche un'altalena di risultati che porterà il Milan a dover lottare per un posto in Europa League.

L'unico errore imputabile al duo Mirabelli-Fassone, secondo me, è quello di non aver preso l'attaccante da 20 gol a stagione, cosa che non si sono dimostrati essere nè Silva, nè Kalinic. Il portoghese si è dimostrato troppo acerbo all'inizio, ma poi ha sprecato opportunità su opportunità, i 40 milioni spesi per lui sembrano essere stati davvero troppi. A Kalinic invece non si chiedevano montagne di gol, ma almeno 15 e invece niente, bottino di 5 gol in Serie A e l'etichetta di flop.

In estate erano venuti fuori dei nomi: Belotti e Dzeko. Il numero 9 del Torino è "ingabbiato" nella clausola da 100 milioni voluta da Cairo. Dzeko invece è stato uno di quei nomi "sondati" e basta. Nonostante io stesso dubitassi sull'affidabilità del bosniaco ho dovuto ricredermi. La partita di ieri ne è solo la riconferma, il gol che tiene aperto (per quanto ragionevolmente possibile) il ritorno è suo. La prestazione perfetta nella rimonta al Barcellona è sua. Un giocatore fantastico, diventato decisivo nelle notti europee e dalla personalità spiccata capace di reggere la pressione delle critiche (comprensibili fino a un certo punto) per la prima stagione.

Edin Dzeko, un uomo per rilanciare il Milan, l'augurio al direttore Mirabelli è che possa essere lui ad accompagnarlo a Milanello, in attesa di altre notti "europee".