“I want it all, I want it now”, cantava Freddie Mercury. Bene, da questo Milan embrionale, nuovo, da plasmare e formare, criticato e volutamente destabilizzato, non si può chiedere il tutto, e tantomeno il 27 agosto: 14 sono nel complesso i nuovi giocatori e tra le campagne cinesi, rumene e macedoni l’energia si è dispersa. Entropia. La pausa serve come il pane, sia per recuperare energie (parse fisiologicamente assenti nell’arsura di una Milano di fine agosto), sia per riavere tutti a disposizione, in primis Bonaventura e un Romagnoli a pieno regime per crescere come gruppo. Insieme.

LA PARTITA - Dei 100’ minuti di partita (siamo ben oltre la pallanuoto) concessi da Pairetto (…sì, ancora un Pairetto), l’impressione complessiva che emerge è di aver portato a casa 3 punti soffrendo e forse non meritando. Vero che la vetta della classifica (condivisa con Inter, Juventus, Napoli e Samp) lascia il tempo che trova, però si è ottenuto quanto previsto - e sperato - il giorno dei sorteggi.
Una stagione, lo sappiamo, passa anche da queste vittorie, tirate e fortunose. E meglio farle adesso, che dopo: abbiamo passato tutto il girone di andata scorso a vincere così, senza sapere come, se non altro adesso vi è ‘l’inconsapevole consapevolezza’ di avere una rosa larga e tale da poter solo crescere e migliorare.
Contro un Cagliari in grande condizione fisica e mentale (siamo convinti si salverà agilmente) non era facile. Da Cagliari a Cagliari, dunque, da una stagione all’altra, continuiamo a essere (troppo e purtroppo) Suso-dipendenti.

Inizio arrembante degli uomini di Montella, da squadra che vuole far pesare il differente tasso tecnico, nonché il fattore campo: giocata dello spagnolo che pennella, pescando perfettamente il movimento da bomber vero e navigato dell’uomo del momento, Patrick Cutrone.
Minuto 10'. Qualche minuto di controllo, poi - inspiegabilmente - Cagliari. Tanto, troppo Cagliari: Bonucci rischia il rigore e il rosso, Sau prende il palo. Noi giochiamo malino, pseudo-controllando, ma senza idee né automatismi chiari (arriveranno).
Il gol di Joao Pedro - su marchiano errore di Kessié - a inizio ripresa di colpo ha riportato in essere le paure della passata stagione e le ansie della nuova: prestazione, dubbi sugli acquisti, i 200 e passa milioni spesi, Champions da raggiungere obbligatoriamente, cugini che scappano, quarto posto obiettivo minimo, “big da cedere se tutto va male”, fondo Elliott da ripagare, debiti da saldare.
Il Milan ha paura e non dovrà averne, per la salute di tutti noi. Per fortuna che c’è Suso, allora: punizione magistrale e Cragno battuto. Da lì in poi, Pairetto continua a sbagliare, questa volta per il verso opposto, negando un rigore a Montolivo (partita buona la sua, fino all’80esimo) e annullando - con motivi che difficilmente stanno in piedi - un gol a Kessié.

I SINGOLI - Se ci sentiamo in diritto - e in dovere - di dare 7.5 allo spagnolo (assist e gol partita) e 6.5 a Cutrone, vuoi per il gol, vuoi per il lavoro sporco, risulta difficile trovare altri voti sopra la sufficienza: Donnarumma sempre rivedibile con i piedi e sull’errore di Kessié (figlio anche di diktat Montelliani) non aiuta di certo il compagno; Conti corre tanto, spinge bene, ma in fase difensiva deve crescere, al pari di Kessié, che quando va in surplace sembra imprendibile, ma che prende le sue amnesie “muntariane”; Musacchio, efficace e pulito, quasi eclissa Bonucci, parso ancora non in condizione; Rodriguez dal gran piede, ma dalla forma (e attenzione) ancora di fine estate.
Dicevamo di Montolivo: buona partita la sua, prima da regista, poi da mezzala con l’ingresso di Biglia redivivo, per poi calare in condizione e concentrazione sul finale, sbagliando concettualmente 3 contropiedi da gestire in tutt’altro modo. Borini corre per 3. Male ancora Cahlanoglu (4.5), con l’alibi di un ruolo non suo, di una condizione fisica approssimativa e una lingua (anche calcistica) diversa. Aspettiamo la sua crescita per crescere noi.

COSA MANCA - Se rosa alla mano ci sentiamo di dire che servirebbero una mezzala che possa far rifiatare Kessié e un esterno che garantisca i suoi 10 gol, quello che manca ancora - e forse è fisiologico - è un’identità precisa e di modulo e di gioco e di interpreti: ad oggi, non sappiamo ancora con che modulo Montella voglia far partire i ragazzi e molti interpreti sono in forse. L’impressione è che Cahlanoglu sia spaesato e che Borini (seppur ammirevole) debba essere un’alternativa.
Dopo la sosta si va a Roma, in casa di una Lazio quanto mai galvanizzata per via dei 3 portati a casa da Verona al minuto 90.

Impossibile avere tutto e averlo a maggior ragione il 27 di agosto. Non resta che aspettare e avere fiducia in Montella.
A lui il compito di trovare il bandolo della matassa, alla 'Mirafax' quello di chiudere la rosa.
Questo lasciando ad altri e al tempo paure "extracampo".