Che faticaccia, ancora una volta. E ancora una volta che cuore questo giovane vecchio Milan, che vede e forse tocca l'abisso in 10 minuti, ma che come Donnarumma in occasione del rigore parato, non cade, si rialza, la riprende nei primi 15' del secondo tempo (cosa che era già successa a Napoli, prima poi di sprofondare nuovamente), e rischia sia di vincerla, che di perderla ancora. Ai punti, pareggio giusto. Ma per chi - come noi tifosi - ci è dentro fino al collo, sa che sono più due punti persi, che uno guadagnato, a fronte di dirette concorrenti che non perdono mai, e di un primo tempo regalato alla banda di Sinisa. Nell'ormai solito canovaccio stagionale, riusciamo ancora una volta a sfangarla, con la "tranquillizzante certezza" - che cresce durante il thé caldo di fine primo tempo - di riuscire bene o male sempre a rimanere vivi. Allo stadio Grande Torino nessuna eccezione: solito spettacolo teatrale di questi tempi. Una commedia nel vero senso del termine: inizio in salita, peripezie, episodio decisivo che gira a favore, parziale "redenzione" finale, con tanto di applausi sotto la curva. Parziale, perché i punti persi - come dicevo - sono due: il Milan ha completamente regalato un tempo a un bel Toro, aggressivo, ordinato e anche fortunato in occasione dei due gol rocamboleschi, con un Belotti al momento inferiore solo a Higuain (in serie A), cui riesce davvero di tutto. Torino, come tante partite quest'anno, mette in evidenza la costruzione umana dell'animo di una squadra dall'età media tra le più basse d'Europa, la cui crescita passa anche e soprattutto da serate del genere, quando s'impara sì a non affogare, e pedagogicamente anche a non rimettere sempre in piedi situazioni scomode. Ogni tanto serve anche "fallire". Le ancore di salvezza di questo Milan rimangono Gigio tra i pali (secondo rigore parato, e terzo non subito, in campionato); Paletta, che quando c'è da salire, sa diventare decisivo anche in attacco; e i soliti gemelli diversi Bonaventura e Suso. Riprende gradatamente verve anche Bertolacci (secondo gol da quando è al Milan, e - Dio mio - stavano per non convalidarlo ancora). Abbiamo però finito con la lingua di fuori, e sabato contro un lanciatissimo Napoli dovremo fare a meno di Romagnoli (ieri non certo impeccabile), e Locatelli (elemento silenzioso, ma de facto imprescindibile). Inutile fasciarsi la testa prima del tempo, qualche idea Vincenzo da Pomigliano d'Arco se la farà venire. Tornando alla partita: 3 a 0 evitato, e da lì romantica risalita. Se ci mettiamo poi l'arbitraggio di rara inettitudine come quello mostrato da Tagliavento ("quello del gol di Muntari?", vi starete domandando..."ebbene sì"), allora però la commedia suddetta rischia di assumere contorni Hitchcockiani: rigore immenso non dato a Bonaventura, uno meno evidente non dato ad Abate (uguale a quello fischiato - giustamente - su Paletta al 60esimo); rosso altrettanto immenso non dato a Obi per un'entrata killer su Abate; e poi quella goal line technology che sarebbe stata vitale 5 anni fa, e che adesso ci regala un misero punto. Meglio di niente, almeno. Montella (unica pecca che gli si può evidenziare) tarda un pochino il timing dei cambi, e la scelta di levare un ispirato Bonaventura per uno svogliato e indolente Niang, di certo non ha pagato, né ha a mio avviso senso. In uno spogliatoio di senatori, il francesino sarebbe stato appeso all'attaccapanni più alto, per come ha trotterellato in campo, e per come è stato incapace, nei suoi cinque minuti finali, di saltare uno stremato Zappacosta, di retrocedere a coprire l'assenza di Calabria out per infortunio, and the last but not the least, di chiudere sul secondo palo l'estremo sforzo di volontà di un Abate sui livelli 2011. Speriamo che Montella - o chi per lui - lo abbiano fatto. Il ragazzo ha staccato la spina dopo il rigore sbagliato a Roma (secondo consecutivo), così come la staccò dopo il palo del Nou Camp, che ancora trema. Un'altra Genova "per sciacquare i panni in Arno", forse, non abbiamo né tempo né voglia di concedergliela. In questi giorni dovrebbe arrivare Deulofeu. Non disperiamo. Abbiamo pagato, inoltre, forse il peggior Romagnoli della stagione dopo Genova, e un Pasalic stanco. Insomma, oltre ai due punti non presi, perdiamo anche pezzi. E prima di un filotto di partite da incubo. L'assenza di Locatelli e Romagnoli in un colpo solo, come detto, pone inquietanti domande per sabato: centrocampo Kucka-Bertolacci-Pasalic, e ancora una volta Bonaventura esterno sinistro? O Jack arretrato nei tre, con Niang (o un improbabile Deulofeu) in avanti? O, ancora, Lapadula e Bacca insieme? Abbiamo ancora qualche giorno per "non pensarci". Le altre vincon sempre, abbiamo Bologna da recuperare (40 punti potenziali), e un Napoli da non far scappare. Abbiamo i mezzi e soprattutto gli attributi per riuscirci.