Mi ha fatto sorridere nei giorni scorsi una notizia rimbalzata per le agenzie di stampa: il Milan resterebbe per il 20% a Silvio Berlusconi, che continuerebbe a occuparsi della gestione tecnica. Di lì a poco è arrivata una smentita, abbastanza scontata, secondo cui l'affare si fa per tutti i fichi del bigoncio o niente.
A parte il fatto che, come ripeto da settimane, mi sembra comica una trattativa per cui Tizio versa una caparra come anticipo per l'acquisto di una società per azioni, che non è un appartamento. Come tutti sanno (e a chi non lo sapesse o non ci avesse pensato lo ricordo io), le azioni si possono vendere una per una. Quando si versa una prima tranche di soldi, lo si fa per avere un certo stock di titoli a un prezzo concordato e, se mai, il contratto serve a fissare il prezzo delle azioni per le tranche successive. A parte ciò, la notizia e la smentita mi hanno fatto sorridere, perché mi sono sembrate il classico sasso lanciato nello stagno per vedere quante rane ne saltano fuori e quante carpe iniziano a nuotare qua e là spaventate. In breve, la storia aveva tutta l'aria di voler saggiare la reazione della gente rossonera a una proroga del recente Milan berlusconiano, che ... be' che necessita dell'ok cinese.
Pensateci:
1) Galliani non ha l'aria di uno che sta per andare via;
2) Berlusconi continua a rompere le tasche al suo tecnico secondo tradizione;
3) per settimane è stata fatta circolare la balla spaziale dell'ok cinese necessario anche per acquistare i rotoli di carta igienica;
4) il Milan ha già sperimentato la presenza di 2 amministratori delegati, Galliani e Barbara Berlusconi, di cui uno faceva il bello e il cattivo tempo, mentre l'altro andava in giro, faceva cose e vedeva gente.
Ora, pensate che il Milan si appresta a passare a una società lussemburghese, proprietà di una società di Hong Kong, che a sua volta è proprietà di una società cinese fondata da due simpatici signori dello stesso paese. La società Lussemburghese paga con soldi che per ora vengono dalle Isole Vergini o da Hong Kong (il cui circuito economico è autonomo rispetto a quello della Repubblica Popolare Cinese). Chissà che alla fine non reperiscano fondi anche in altri posti. Siamo in piena globalizzazione e non vedo perché non possano giungere soldi anche dalla Guinea Papuasia.
In un ginepraio come questo, finirebbe per essere una semplificazione la permanenza di Berlusconi alla presidenza, con Galliani AD per l'area tecnica e Fassone che andrebbe in giro, farebbe cose e vedrebbe gente (cosa che in fondo sta facendo alla grande da un po' di tempo). Il rapporto fra Mirabelli e Maiorino non porrebbe problemi, perché entrambi prenderebbero ordini dal mitico Adriano Galliani (che vi piaccia o no, per me è un grande). Dal momento poi che la gestione tecnica spetterebbe a Berlusconi, mentre la proprietà sarebbe lussemburghese, risulterebbe possibile bloccare a piacimento ogni operazione di mercato. Già vedo i titoli: Berlusconi vorrebbe, ma il poveretto ha solo il 20%, mentre la società lussemburghese se ne laverebbe le mani, in quanto priva della gestione tecnica.
Ovviamente, vendendo i gioielli di famiglia, un 70-75 per cento del ricavato verrebbe destinato agli acquisti e il resto a un graduale ripianamento dei debiti. Nulla di male, se non ci fosse il rischio di vederselo gabellato come il favoloso tesoro di 300 mln dei Cinesi o Lussemburghesi o... fate voi, tanto si finisce sempre all'estero. Del resto, quando sento che il Milan è in competizione con la Juventus per Sanchez e con il Chelsea per Dahoud, mi dico che alla fine è probabile che arrivi solo il prestito di un elemento ai margini della sua squadra, come Sissoko. Anche perché, per quanto si possa ricavare da Niang o De Sciglio, con quei soldi ci si potrebbe pagare solo il riscatto di Deulofeu e Pasalic.
Confesso che sto pensando al mitico Jannacci e lo immagno mentre canta: "Si potrebbe dire a tutti che il Berlusca rimane, perché resta in società col 20%, poi smentire ogni cosa in poche ore e vedere di nascosto l'effetto che fa. Vengo anch'io. No tu no...".
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