Passiamo alle "cose formali", tanto care a Fassone.

Il Bonucci di ieri, quello cacciato dal campo contro il Grifone, ha coronato con un'espulsione maiuscola i primi due mesi di prestazioni rossonere. Un portento, questo giocatore, che ora non si limita più a smarrire gli avversari in campo, ma finisce per lasciare i compagni in 10, compromettendo i 3 punti più abbordabili del mese di ottobre.
Non può di certo essere scarso Bonucci, dal momento che ha una valida storia professionale, ma non si sta comportando affatto da "top player" (qualifica che oramai si concede a chiunque faccia il titolare nella massima serie). Al momento Bonucci merita piuttosto la qualifica di "bottom player", categoria pedatoria che una volta veniva appellata con epiteti nostrani più ruspanti, ma non meno efficaci. Si faceva riferimento a grossi contenitori metallici o a pesanti calzature per alpini.
Forse si riprenderà o forse no, ma il vero problema è che le sue quotazioni in questo momento sono in netto ribasso. Così come sono in netto ribasso le quotazioni di altri giocatori acquistati in estate. Mi vengono in mente André Silva o Chala per esempio, che di certo sono bravi, ma al momento godono della stima che si riserva proprio ai "bottom player".

Il bello è che Fassone ha appena finito di dichiarare che, se non si dovesse andare in Champion's occorrerebbe vendere alcuni dei nuovi acquisti.
Chi sarebbero queste "cash cow" da mungere per ripianare il bilancio? Il Milan ha solo Donnarumma che potrebbe avere un mercato valido e poi?

Mi chiedo, in sostanza, se Fassone abbia tratto la giusta lezione dal mercato dell'ultima estate: non si può vendere, se non c'è nessuno disposto a comprare.
In sostanza i giocatori, specie se svalutati al rango di "bottom player", non sono assegni circolari da mettere all'incasso.