Nel pomeriggio ricco di dubbi di vigilia, "si gioca", "non si gioca", il Milan ha giocato, e purtroppo capitolato sotto i colpi di una Lazio cinica, efficace, ordinata. Tutto ciò che non è stato - né ha fatto - il Milan (semmai questo Milan sia stato qualcosa, quest'oggi). La classifica di certo non preoccupa, ma tre cose spaventano: un'anarchia tattica, nonché nell'11 titolare, dura da risolvere, un apparente generale nervosismo, il quale si accompagna (punto 3) a un ridimensionamento delle ambizioni. E mentre un'Italia intera deride il leone ferito, spendaccione e tatticamente confuso, provando a destabilizzare ulteriormente un ambiente che ha bisogno di tutt'altro, a noi non resta che augurarsi che questi 4 schiaffoni non restino una punizione pedagogicamente vana.

La partita - Il risultato rispecchia nel complesso i valori (soprattuto fisici: la condizione del Milan è parsa preoccupante) visti in campo, ma non certo l'andamento di una gara che il Milan ha subito preso in mano, con difesa molto alta,  soffrendo poco. Tutto questo fino alla mezz'ora circa, quando gli uomini di Inzaghi hanno preso campo e fiducia. L'uno-due micidiale di Immobile (rigore e semirovesciata per lui) ha tagliato le gambe. Horror, poi, l'approccio nella ripresa, decisivo per l'esito della gara: ancora Immobile, con la Lazio che in area ha fatto quello che voleva, e Luis Alberto in contropiede. 4 a 0 al 50'. Cappotto. La reazione timida porta la firma di Montolivo, oggi nel ruolo di mezzala, bravo e fortunato a sfruttare un tiro non irresistibile del neo entrato Cahlanogli. Il finale di partita ha visto un Milan fraseggiare sempre e solo in orizzontale, e mai ferire, e una Lazio allenare la propria fase difensiva senza voler oltremodo offendere. Risultato giusto.

Cosa non ha funzionato - Il Milan ha dato alle nazionali 16 giocatori, e qualche ritardo aereo ha complicato i ritorni di giocatori importanti. Ma nulla giustifica una prestazione parsa in linea con quella dell'anno scorso, anzi peggio: una prestazione da fine stagione e da campionato giù deciso: poco movimento senza palla; passaggi in orizzontale; poche sovrapposizione e attacco della profondità; prevedibilità. Mettici che Bonucci sembra il cugino timido di quello visto a Torino, che Kessié sembra il peggior Muntari, e Suso quello dei primi tempi al Milan, e il quadro è completo. Sembra un Milan nervoso, sempre sulla graticola e con bisogno di conferme, un Milan senza certezze tattiche, di uomini, e nel futuro. La spada di Damocle che pende sulle nostre teste si chiama Champions League, e va ottenuta. Ad oggi, almeno 5 squadre sembrano più pronte. Nulla leviamo alla Lazio di Simone Inzaghi, ordinata e tranquilla, e seria candidata ai primi 4 posti.

Il modulo - 0 punti per 0 punti, perdere in questo modo, prendendo 4 gol, forse serve di più che prenderne magari 2, e perdere 2 a 1. Il Milan non gira (e la stessa sensazione si è avuta contro il Cagliari) perché - condizione fisica a parte, in cui la pausa nazionale di cui sopra può giocare parzialmente il ruolo di alibi nel delitto romano - il modulo non veste bene: un abito troppo largo su una donna dal fisico slanciato, o un abito stretto su una donna eccessivamente robusta, fate vobis. La rosa del Milan è stata costruita per giocare con 3 difensori e 2 fluidificanti larghi dai compiti offensivi, e ad oggi ci si ostina a giocare a 4 dietro, con una mezzala improvvisata (Cahlanoglu prima, oggi Montolivo), e Borini ala. I dubbi su una generale confusione nella scelta degli uomini sul mercato non deve riversarsi in dubbi tattici. Non ce ne dovrebbero essere.

Montella - Qui si chiede tanto a Vincenzo, perché la squadra (eccezion fatta per Kalinic) è semi-pronta da fine luglio. La preparazione frettolosa causa preliminari - anche qui - non può rappresentare una solida scusante. Bonucci palesa le sue difficoltà a 4, e i suoi lanci servono spesso a poco. Rodriguez, Conti (oggi Calabria) o chi per loro rendono meglio senza compiti di eccessivo ripiegamento. Kessié sembra in un calo non spiegabile alla terza di campionato, e a Bergamo giocava nei due davanti la difesa. Cahlanoglu, Suso e Bonaventura devono giocare a supporto di una o due punte. Ecco che il modulo adatto diventa inevitabilmente, e per necessità-virtù, il 3-4-3 (3-4-1-2 o 3-4-2-1 che sia), o il 3-5-2. Nessun altro! Non abbiamo né la mezzala sinistra, né che possa dare il cambio a Kessié, né ancora l'ala pura là davanti. E' semplicissimo da capire.

Come ne esce il Milan? - Ecco che dunque, con un'analisi lucida - seppur a caldo - questi 4 gol presi possono rivelarsi una lezione importante, capitando anche in un momento che tutto sommato non fa poi così male. La classifica lascia il tempo che trova, e ci vede a 3 dalla vetta. Austria Vienna, Udinese e Spal saranno un enorme banco di prova per Montella e i ragazzi per dare una sterzata di carattere e grinta, nonché provare cose nuove. Le lezioni di Sarri a Napoli, Conte a Torino e anche Allegri l'anno scorso possono farci sperare che qualcosa effettivamente possa cambiare, ma il tempo stringe. A Montella imparare da questo pomeriggio, a i ragazzi farsi un bagno di umiltà, tranquillità e isolamento dalle voci nemiche...servirà.