C'era una volta il calciomercato e le regole potevano risultare semplici e comprensibili a tutti: le società proprietarie dei cartellini operavano per rinforzarsi o per far cassa, i contratti avevano un valore effettivo ed una scadenza chiara, i presidenti ed i DG un ruolo ben definito. Sfido chiunque a non rimpiangere i tempi andati. Oggi il dominio degli agenti/curatori e degli interessi personali stravolge tutto e rende il calcio più sporco, lo inquina sino al delirio, fa sì che lo sport più amato sia soltanto un souk di mercanti e mercenari privi di scrupoli e di etica personale. Dove domina la finanza non può altro che capitare che le più genuine passioni si perdano e che gli spettatori di questo scempio a malincuore si allontanino. Esiste in questo senso un parallelismo tra calcio e politica perché il risultato è lo stesso: disgustare e disaffezionare la gente. Se è vero che questo è il triste presagio del tempo che viviamo con rassegnazione, può però essere altrettanto vero che un tentativo per migliorarsi si può fare. Perché non intervenire nel governo del calcio stabilendo delle nuove regole (le chiamerei di decenza) che consentano di stabilire un confine all'operato dei procuratori/agenti, un tetto ammissibile al loro tornaconto, una nuova legalità nella compravendita dei calciatori ? Il caso Raiola è paradigmatico di come si vada definendo il campo di una nuova mafia del calcio che mina la salute delle Società, stravolga la natura stessa di questo Sport che nasce povero e popolare, annunci la fine dello spettacolo e della genuinità. So di star trattando un utopia ma credo che qualsiasi tifoso o simpatizzante, al di là della sua fede, vorrebbe tornare indietro e spedire a casa questi falsi demiurghi capaci di rovinare tutto impoverendo il calcio e la sua credibilità. Perché in Lega non si tratta di questo orrendo Leviatano che pesa sul destino del calcio e avvilisce il tifo sano che non comprende la supremazia del Dio denaro ma lo deve subire. Chiediamolo ai nostri benamati o bendetestati Presidenti che incomprensibilmente (o sospettamente) tacciono.