Milan-Rijeka 3-2.
Pochi potevano aspettarsi un finale del genere, una vittoria al cardiopalma, di quelle che danno l’immagine di una squadra di carattere e forte temperamento agonistico, eppure... triste da dirsi, il gol finale di Patrick Cutrone non ha esaltato proprio nessuno. I milanisti avranno esultato proprio come il sottoscritto, avranno gioito, in balia dell’intramontabile ed eterna gioia del gol, giusto un attimo prima di tornare in se stessi riacquistando la razionalità e facendo calare il sipario sulla seconda gara stagionale di Europa League, con il medesimo pensiero: non c’è proprio nulla di cui rallegrarsi.

Solitamente i gol nella cosiddetta Zona Cesarini scrivono la storia, del calcio o di una sola partita, di un campionato o di una qualificazione, quello di Cutrone invece ha solo salvato l’ultimo residuo di dignità calcistica che si era sbriciolata al momento del gol di Acosty. Già non il momentaneo pareggio su rigore, bensì il gol che ha accorciato le distanze, il momento in cui il Milan ha dato il via alla più totale legittimazione dello squilibrio generale che ha dominato la prestazione dei rossoneri.
Certo, gli uomini di Montella erano in vantaggio 2-0, i croati si sono dimostrati più abili e temibili del previsto, nonostante il pressing il Rijeka aveva costruito solo una limpida occasione da gol, ma quanta miseria di gioco, quanta penuria di incisività e, in compenso, quanta poca differenza tra il secondo club più titolato al mondo che investito 230 milioni sul mercato e l’umile spedizione di bravi ragazzi della cittadina di Fiume.

Parliamo, dunque, di una vittoria che non ha ridato gioia a nessuno, anzi, incrementa le paure del popolo rossonero, sottolinea i limiti della squadra del Diavolo ed evidenzia tutti i lati deboli che, in vista della gara di domenica contro la Roma, non fa che alimentare i timori per una sfida già complicata sulla carta, ora diventata un‘ impresa di assai difficile realizzazione.

Milan-Rijeka passa tutta dai sorrisi di Cutrone, Silva e Musacchio e termina sulle espressioni di sconforto di Donnarumma, Bonucci e Romagnoli. Montella è cupo, a tratti infuriato, doveva essere il colpo della rinascita ed é stato giusto il gancio che lo ha salvato per un nulla dall’oblio, il Milan continua ad essere una squadra sterile, poco temeraria e senza incisività, il gioco latita e non migliora, permane nella sua stagnazione disorganizzata e senza idee, i giocatori continuano ad essere spaesati, prevalentemente molli con la parvenza più di vittime sacrificali piuttosto che carnefici.
Oltre ad essere cupo, Montella non è mai stato così lontano dal Milan come in questo momento.
Sui social, nei Milan Club, nei bar, nei locali, nel cuore del tifo rossonero risuona sempre con più forza un sussurro che sta per trasformarsi in urlo di protesta, un urlo che verrà inevitabilmente sentito ai piani alti di Casa Milan, un urlo di tre parole: “Riportate Carlo Ancelotti!”

Non resta che sorridere a denti stretti per i 6 punti conquistati finora nel gruppo D ed essere felici per i gol del solito Andre Silva in formato europeo e del gioiellino Patrick Cutrone, tornato finalmente a segno dopo quattro gare di astinenza da gol, godiamoci il primo gol in rossonero per l’argentino Mateo Musacchio, per il resto non resta solo che sperare, Montella è in bilico come tutti noi, lui può rimetterci il posto sulla panchina del Milan, i tifosi rossoneri ci stanno già rimettendoci l’ennesima speranza di vivere una stagione di grandi soddisfazioni.
Solo il tempo potrà dire se quella speranza ha ancora un futuro.