In attesa di disputare le partite di qualificazione ai prossimi Mondiali di Russia contro Macedonia, in casa, e Albania, in trasferta, vorrei spiegarvi perché non sono tranquillo. Voi direte che il primo posto è andato, ma che il secondo è una formalità, ma io, vecchio di giorni, ricordo quanto siano indigeste queste partite alla nostra amata Nazionale.

Ricordo, per esempio, le qualificazioni ai Mondiali del 1982 concluse con vergognoso pareggio casalingo per 1-1 con una Grecia insignificante ed una striminzita vittoria, sempre in casa, per 1-0 contro il Lussemburgo in una partita tanto brutta da essere ricordata solo per il gol di Fulvio Collovati al sesto minuto. E che dire dei trascorsi con Malta? E dei patemi con Azerbaigian e Far Oer? Una cosa da piangere. Quando abbiamo bisogno della goleada poi, diventiamo proprio inguardabili di fatichiamo perfino a raggiungere l’obiettivo minimo.

Mi viene una rabbia quando vedo le altre nazionali fare goleade a ogni piè sospinto. Ricordo l’Olanda che ha bisogno di mettere a posto una differenza reti e vince 13-1. Mi viene in mente la Spagna, che solo a dire Liechtenstein, è già avanti 8-0. E poi ricordo goleade tedesche, inglesi, francesi, ma mai italiane.

Ma perché noi dobbiamo complicarci sempre la vita? Qualcuno dirà che il nostro attacco non è chissà che, ed ha ragione, soprattutto senza il Gallo Belotti. Ma è inutile nascondersi dietro a un dito. È un fatto patologico: ci succede sempre così. Ci succedeva quando avevamo Baggio, ci succedeva quando avevamo Paolo Rossi, ci succedeva quando avevamo Gigi Riva. È quasi un fatto innato per noi. Soffrire. Soffrire. Soffrire.

Che poi, quando ci qualifichiamo, e in particolare quando partiamo da sfavoriti, finiamo per fare molta strada nei tornei continentali e mondiali. Vuol dire che per uscire il nostro lato migliore dobbiamo prima toccare il fondo, rischiare di sfracellarci al suolo buttando tutto all’aria. Pensate solo ai Mondiali vinti: i primi due noi stessi italiani li consideriamo poco perché arrivati in tempi fascisti, in Spagna ci fu una lunghissima querelle tra i calciatori della nazione e la stampa che portò a un silenzio-stampa rumorosissimo, in Germania nemmeno ci volevamo andare dopo lo scandalo di Farsopoli, pardon Calciopoli.

Ecco perché sono un po’ più tranquillo. So che alla fine ci qualificheremo e che magari faremo pure bella figura a casa Putin, ma state tranquilli pure voi: ci sarà da soffrire, come sempre!