Sinceramente non se ne può più. Il calcio a certi livelli è diventato ben altro che un semplice sport, che una semplice attività competitiva ed agonistica. E' attività professionale, è un lavoro, è business, è economica, è mercato, è tanta roba.

Tanta roba dove spesso nell'arco dei fatidici 90 minuti, anche se le partite vanno ben oltre i 90 minuti, accade di tutto. Un tutto che non sempre fa rima con sport e spettacolo, ma con un vergognoso teatrino. Dai tuffi dei giocatori, alle sceneggiate per un contatto a volte anche solo sfiorato, tanta teatralità che rovina questo "sport", tanta teatralità che alla fine ne mina la credibilità. E poi gli immancabili episodi con l'esercito dei complottisti pronti a colpire.

Se una squadra è forte deve dimostrarlo in campo. L'arbitro può anche sbagliare, con dolo o colpa o per casualità, ma le occasioni vanno ben oltre i singoli episodi.
Non se ne può più della logica o del torto dell'episodio che rovina o stravolge una partita di calcio. Alibi perfetto per mascherare il proprio fallimento e cullarsi in quel vittimismo in cui noi italiani siamo effettivamente dei maestri e forse verremo ricordati per questo e non più per i capolavori che hanno reso, un tempo, grande questo Paese.