Mancanza di superiorità numerica 
Ieri la nazionale è scesa in campo con il 3-5-2, un modulo certamente qualificato, che da grande stabilità all'equilibrio della squadra, ma è davvero ciò che serviva per vincere?
Da quanto si è notato dalla prestazione degli azzurri, l'impegno di certo non è mancato; basti vedere Bonucci, che ha giocato una partita da vero gladiatore, iniziata col dolore, e proseguita anche dopo la violenta botta al ginocchio.
Nessuno può recriminare una mancanza di voglia, o motivazione. C'erano entrambe, e le lacrime dei nostri, sono la più semplice manifestazione di quanto ci tenevano ad andare in Russia e a regalare al loro popolo di tifosi, quella qualificazione.

L'analisi tattica della partita ci offre uno spunto, tra i tanti, ben preciso: la mancanza di superiorità numerica sulle fasce.
Ecco, questo dovrebbe essere uno dei punti sul quale il Ct Ventura, dovrebbe riflettere, in esame delle proprie responsabilità. Come si fa a mettere in difficoltà una squadra compatta, come quella scandinava di ieri sera, senza andare sul fondo e mettere palloni forti e radenti il suolo?

Quello che si è apprezzato dal verdetto del campo è che Granqvist e compagni non hanno problemi a contrastare palloni alti, come si era già visto all'andata, e che chiunque poteva prevedere, ma sulle azioni veloci, con cross dalla linea di fondo, vanno in chiara difficoltà.

Allora perché utilizzare un 3-5-2, dove sulle fasce giocavano i soli Candreva e Darmian, nel primo tempo, ed El Shaarawy e Florenzi nel secondo? L'unico momento in cui, abbiamo seminato il panico tra quelle maglie gialle, riguarda qualche scorribanda di Chiellini sulla fascia sinistra, ma quando ormai era tardi, senza dimenticare, che quest'ultimo non ha i piedi fatati.

Sarebbe stato più opportuno giocare con un 4-3-3, o un 4-4-2, in modo da avere un centrale in meno, e due esterni in più, così da creare la superiorità numerica, con triangoli veloci e andare sulla linea di fondo campo.

Spero solo, che almeno chi ha commesso degli errori, abbia il coraggio e la dignità di ammettere i propri limiti, e le proprie inefficienze, "dimettendosi" a testa bassa, senza cercare scuse nella sfortuna o nei rigori non dati. I giudizi finali, di certo non li daremo noi, ma la verità oggettiva dei fatti è chiara a tutti, ed è impossibile da sotterrare.