Esattamente un mese fa la Nazionale di calcio del Lussemburgo ha pareggiato a reti bianche contro la Francia di Pogba e Mbappé nell'incontro valido per le qualificazioni ai prossimi Mondiali di Russia.
Un risultato pazzesco, senza logica, soprattutto se si pesano la storia e il blasone calcistico di questi due paesi, da questo punto di vista completamente opposti. Partendo dalla premessa che la Federazione Lussemburghese presenta ancora uno status dilettantistico, la dicotomia tra i due sistemi calcistici appare ancor piú evidente sul piano dei risultati sportivi. Mentre i Galletti transalpini possono contare su innumerevoli partecipazioni alle piú celebri competizioni iridate - condite tra l'altro da un buon numero di primi posti e successi - non si puó dire lo stesso dei "cuginetti" lussemburghesi, i quali, nonostante rappresentino una delle federazioni piú antiche e longeve d'Europa (essendo nata nel 1908), hanno sempre guardato Europei e Mondiali seduti sui divani di casa, con un animo mesto, ma al stesso tempo fiducioso e speranzoso verso il futuro.

E cosí, dal 2008, anno della nascita della cosidetta "Riforma Philipp" e della nomina a CT di Luc Holtz, le cose sembrano finalmente volgere al meglio per una delle Nazioni calcisticamente annoverate tra i "Pigmei d'Europa" - senza dimenticare che nel campo economico-finanziario i Lussemburghesi dominano incontrastati il Vecchio Continente - e il risultato positivo centrato a Tolosa contro gli inarrivabili Bleus lo testimonia.  
La riforma che prende il nome dal Presidente della Federazione lussemburghese è basata sui giovani: svecchiamento della rosa (e delle rose delle varie squadre iscritte al campionato nazionale) attraverso limiti d'età obbligati e formazione sul campo piú intensiva, moderna e specializzata delle nuove leve. Tenendo comunque conto che stiamo parlando di calcio dilettantistico e che quindi molti ragazzi sono costretti ad emigrare negli Stati limitrofi per realizzare i propri sogni, i frutti di questa strategia mirata non hanno tardato a maturare e ora sono sotto gli occhi di tutti. 

Quello piú prelibato ha le sembianze e di Vincent Thill, baby-prodigio classe 2000 che ha già alle spalle una ventina di presenze in Nazionale; circostanza questa non solo irrealizzabile, ma neppure concepibile in un Calcio come quello Italiano, dove se non hai già esperienza pregressa vieni scartato a priori. Comun denominatore con molti altri calciatori lussemburghesi - o di origine lussemburghese come lo juventino Miralem Pjanić - è per Vincent l'aver militato nelle giovanili del club francese del Metz, facilmente raggiungibile anche per la sua vicinanza territoriale, dove tra l'altro il diciasettenne fa la spola tra Squadra B e prima squadra; ma la differenza abissale sta nel fatto che stiamo parlando di una quasi certa futura stella del Calcio Europeo, dal fisico minuto e brevilineo, ma dotato di un dribbling fulmineo e di una capacità di lettura del gioco ignota ai suoi coetanei.  Capostitipe di una nidiata eccezionale - tra cui il portierino del Gent Youn Czekanowicz, anch'egli 2000, e i piú "anziani" Chris Philipp (classe'92), titolare fisso proprio del Metz, e soprattutto Martins Pereira, centrocampista del Lione di origini capoverdiane di cui si parla un gran bene - Thill ha attirato su di sé le mire dei Top club europei, alla luce anche di una somiglianza non cosí irreale e blasfema con Messi, vero e proprio idolo del ragazzo, seppure al secondo posto nelle sue preferenze a Pjanić. 

Guidato da questa vera e propria Golden Generation, il Lussemburgo ha centrato un risultato tanto sorprendente, quanto storico, dando anche uno sguardo ai precedenti impietosi con la Francia: 14 partite, 14 sconfitte. Almeno prima di quella ventosa e surrele serata del Municipal di Tolosa, dove la caparbia resistenza dei Ragazzi Terribili di Holtz ha riscritto per sempre la storia calcistica del piccolo Lussemburgo. 
Ma non chiamateli piú pigmei d'Europa, che si offendono.