Minuto 31 di Inter-Roma: Alisson rinvia lungo a cercare El Shaarawy, Santon liscia goffamente il pallone di testa spianando al Faraone la strada per il vantaggio giallorosso. 0-1 e San Siro gelato, stesso stadio che solo ad aprile scorso aveva dovuto assistere a un'identica frittata di Nagatomo su Callejon, stessi tifosi che portano ancora le ferite dello sciagurato retropassaggio di Vratislav Gresko a Toldo in occasione del 2-2 di Karel Poborsky nel famoso 5 maggio 2002 che consegnò alla Juventus uno scudetto praticamente già vinto.

L'infortunio di ieri sera, non il primo da parte del terzino cresciuto nelle giovanili nerazzurre, poteva costare all'Inter di dover confidare in una vittoria della Samp di Giampaolo nel recupero contro la Roma per non vedersi sorpassare anche dai giallorossi dopo la Lazio. La testata di Matias Vecino, complice l'imbarazzante mancata chiusura del neo entrato Bruno Peres (per restare in tema "terzini da incubo") sul traversone di Brozovic, consente all'Inter di restare davanti alla Roma e conservare il provvisorio quarto posto anche in caso di trionfo giallorosso a Marassi in virtù degli scontri diretti.
Ma il rischio corso è stato troppo grande affinché passi inosservato quello che rappresenta un problema atavico della recente storia nerazzurra: l'Inter gioca senza il terzino sinistro.

Tutto ha inizio nel lontano 1996 quando Roy Hodgson, l'allora allenatore dell'Inter, esclude Roberto Carlos dai suoi piani nonostante avesse ben figurato nell'unica stagione disputata a Milano, quella della finale di Coppa Uefa persa contro lo Schalke 04. Il terzino brasiliano, schierato prevalentemente a centrocampo dal tecnico inglese, mette a segno anche un buon numero di reti ma gli viene preferito Pistone, così viene ceduto al Real Madrid su richiesta di Fabio Capello alla sua prima esperienza sulla panchina dei Blancos.
Roberto Carlos passerà alla storia come uno dei terzini sinistri più forti di sempre, quasi come lanciando un incantesimo sulla fascia sinistra dell'Inter che a distanza di 20 anni non ne ha mai trovato un padrone: vi si sono alternati Silvestre, Georgatos, Serena, Macellari, Gresko, Coco, Pasquale, Favalli, Wome, Grosso, Maxwell, Santon, Chivu, Zanetti, Nagatomo, Alvaro Pereira, D'Ambrosio, Dodò, ancora Santon, Juan Jesus, Alex Telles, Ansaldi e Dalbert.

Detto di Gresko, che resterà sempre associato al drammatico epilogo della stagione 2001-2002, meritano una menzione Francesco Coco, prelevato dal Milan tramite un demenziale scambio con Clarence Seedorf e protagonista più sulle copertine delle riviste di gossip che sul rettangolo da gioco, e Fabio Grosso, arrivato a Milano da eroe di Berlino ma subito scalzato da un Maxwell prelevato a parametro zero da infortunato dall'Ajax. Ed è proprio il solo Maxwell il terzino sinistro di ruolo dimostratosi all'altezza dell'Inter nei suoi 3 anni di permanenza, fin quando al termine della prima stagione interista di Josè Mourinho viene ceduto al Barcellona seguito poco dopo dall'amico Ibrahimovic. Infatti, perfino nella leggendaria stagione 2009-2010 che porterà al treble, l'Inter ha dovuto fare i conti con questo problema, risolto però egregiamente dall'adattato Cristian Chivu e dall'inimitabile Javier Zanetti. 

Nell'estate 2010, vero spartiacque delle recenti sorti nerazzurre, Rafa Benitez chiede insistentemente di reperire uno specialista del ruolo identificato in Patrice Evra dal Manchester United o Aleksandar Kolarov dalla Lazio, ma Moratti ha chiuso i rubinetti e non ci sente, così Kolarov vola a Manchester sponda City dal suo estimatore Mancini e l'Inter affronta tratti della prima parte di stagione con ragazzi della primavera tra cui Felice Natalino sulla fascia sinistra, compromettendo la vittoria dello scudetto che resterà a Milano ma dall'altra parte del Naviglio. 

Esonerato Benitez e ingaggiato Leonardo, a gennaio arriva Yuto Nagatomo, che 7 anni dopo non è mai stato schiodato dalla rosa interista. Nel più recente passato, salutata la meteora Telles, suggerito da Mancini in prestito dal suo ex club turco del Galatasaray, Piero Ausilio investe su Cristian Ansaldi, che nel 2009 l'Inter aveva trovato come valido dirimpettaio di Maicon nel Rubin Kazan, reduce da due buone stagioni nell'Atlètico di Simeone e nel Genoa di Gasperini. Entrambe le stagioni però sono contrassegnate da infortuni, nonostante questo Ausilio lo paga a Preziosi 2 milioni di euro più il cartellino di Laxalt valutato 8 per un totale di 10 milioni. L'argentino inizia l'avventura nerazzurra da infortunato e la termina da infortunato. Velo pietoso sulla parentesi Caner Erkin, il turco prelevato dal Fenerbahce a parametro zero e girato in prestito con obbligo di riscatto a 1 milione di euro al Besiktas nella stessa sessione di mercato.

Si arriva alla scorsa estate, nella quale il problema terzino sinistro andava risolto definitivamente: Luciano Spalletti indica in Kolarov, in esubero dal City a 5 milioni, il profilo ideale per esperienza e leadership, ma Sabatini e Ausilio preferiscono investire su Dalbert di 8 anni più giovane e meno costoso di ingaggio, peccato che l'ex Nizza, pagato oltre 20 milioni dopo una stucchevole trattativa al rialzo di oltre 2 mesi, gioca le prime partite e poi sparisce dai radar. E il perchè lo si capisce quando subentra in occasioni come quella di ieri sera: sembra spaesato per il campo senza un'idea di come reggere la posizione, impaurito nell'offendere al punto da sbagliare elementari tocchi in appoggio e caotico nel difendere. 

E allora ecco che la frittata di Santon per lo 0-1 è targata Ausilio-Sabatini, con il primo che lo ha ripreso dal Newcastle 3 anni fa e il secondo che ha insistito per Dalbert bocciando l'operazione Kolarov in ossequio anche ai dettami di Suning che in maniera chiara ed evidente ha dimostrato di preferire investimenti su calciatori under 23 piuttosto che over 30. Ma la soluzione al freno psicologico che avvolge l'Inter per lunghi tratti dei 90 minuti passa per l'inserimento in squadra di gente abituata a vincere. E non aver trovato, spendendo, un terzino sinistro che quanto meno spedisca stabilmente in panchina Santon e Nagatomo è una colpa grave, e reiterata.

Quale può essere la soluzione nell'immediato? Con l'imminente rientro di D'Ambrosio, dirottare quest'ultimo sulla sinistra e insistere su Cancelo a destra che si sta piacevolmente confermando tra i più positivi in un momento in cui la squadra non gira più come girava solo poco più di un mese fa quando il portoghese era ai margini.
Continuando su questa strada, il riscatto a 35 milioni dal Valencia (di fatto 10 milioni più il cartellino di Kondogbia, contestualmente riscattato dagli spagnoli a 25) a fine stagione non è più utopistico.
Nell'attesa che finalmente, una volta per tutte, i direttori regalino all'Inter un terzino sinistro quanto meno normale.