L’INDIPENDENZA DA TUTTO

I fatti che si sono verificati a Barcellona il passato week-end hanno lasciato perplessi milioni di persone; vedere usare la forza nei confronti di civili è sempre sbagliato. Tuttavia, è bene ricordare (e sarebbe bene approfondire) anche come si è arrivati al referendum e non fermarsi alle immagini del passato fine settimana.

Questo non è un articolo di critica nei confronti del governo spagnolo, poiché Calciomercato.com tratta dello sport a noi caro: è bene chiedersi infatti cosa ne sarebbe della Catalogna e in particolar modo, del Barcellona se venisse realizzato un referendum legale che decretasse l’indipendenza della comunità catalana.

Ad oggi, un’ipotetica ed improbabile indipendenza della Catalogna escluderebbe tutte le squadre della Comunità Autonoma dai rispettivi campionati: a livello professionistico le squadre escluse sarebbero il Barça, l’Espanyol, il Girona e il Gimnasic de Tarrogona. Chiaramente, verrebbero escluse o meglio, si autoescluderebbero, anche le altre squadre catalane delle leghe non professionistiche, che come immaginabile, non sono poche.

Questa conseguenza non è dettata da scelte politiche o da limitazioni al diritto di autodeterminazione dei popoli, ma viene causata dall’applicazione delle norme da parte degli organismi sportivi spagnoli. L’ordinamento sportivo spagnolo è regolato dalla legge n.10 del 15 ottobre 1990 che venne emanata per fomentare lo sviluppo dello sport considerato come elemento fondamentale del sistema educativo, come strumento per migliorare la salute e soprattutto come mezzo per conseguire l’eguaglianza e la solidarietà tra cittadini.

Non venne certo emanata per decretare la supremazia del governo centrale ai danni delle Comunità Autonome, tutt’altro: la citata legge considera lo sport come una materia di legislazione concorrente tra le Comunità Autonome spagnole (le nostre regioni) e il governo centrale. Questa legge considera lo sport come una “attività libera e volontaria”, e in particolar modo rifiuta letteralmente un “protagonismo pubblico eccessivo”, cioè il governo vuole evitare ogni intervento smisurato nell’organizzazione dello sport, lasciando piena libertà alle Comunità Autonome, tanto è vero che ognuna di esse ha la propria legge dello sport. Tuttavia, come era logico aspettarsi, il governo centrale e in questo caso la Reale Federazione di Football spagnola, (in seguito RFEF), mantiene un ruolo di primo piano nell’organizzazione delle competizioni ufficiali, come la Liga.

In questo senso, la legislazione sportiva spagnola, è ben chiara: la legge n.10/1990, all’art. 15 stabilisce che: “Per partecipare alle competizioni di carattere ufficiale, i clubs dovranno iscriversi previamente nella rispettiva Federazione. Questa iscrizione dovrà realizzarsi attraverso le federazioni autonome, quando queste ultime siano integrate nella Federazione Spagnola corrispondente”. In questa norma si può vedere l’organizzazione dello Stato Spagnolo, un paese semi-federale che riconosce le autonomie territoriali ma che si basa nell’indissolubile unità della Nazione (art.3 Cost. spagnola): autonomia non è sinonimo di indipendenza. In Spagna il sistema applicato allo sport è un sistema federale, esattamente come in Italia; in terra iberica troviamo il Consiglio Superiore dello Sport e la RFEF che gestiscono e amministrano il calcio spagnolo. In Italia le stesse funzioni sono svolte dal CONI e dalla FIGC.Ogni Comunità Autonoma spagnola ha le proprie federazioni, da quella di bocce a quella di badminton, ma per partecipare alle competizioni ufficiali, è necessario essere iscritto alla Federazione Spagnola del corrispettivo sport. Se così non fosse, ogni Comunità Autonoma organizzerebbe il proprio campionato e non ci sarebbe la Liga. Lo stesso discorso si può fare per l’Italia, poiché il modello sportivo è lo stesso: al vertice si trova la FIGC che organizza e gestisce il calcio nel nostro paese.

Per tornare al diritto sportivo spagnolo, l’iscrizione alla Federazione Spagnola è doverosa anche in base all’art. 99 del Regolamento Generale della RFEF, che prevede: “I clubs che desiderino partecipare a competizioni di carattere ufficiale dovranno essere affiliati alla RFEF e iscritti a quest’ultima, oltre che nella Federazione di ambito autonomo della quale siano membri”.Quindi, come conseguenza dell’indipendenza della Catalogna, il Barcellona finirebbe per essere un club non affiliato alla RFEF poiché rimarrebbe membro della sola Federazione catalana; questo perché la Catalogna non sarebbe più una Comunità Autonoma spagnola, ma uno stato a parte. Di conseguenza, tutte le squadre catalane non rispetterebbero più i criteri fissati dalla legislazione sportiva spagnola e quindi non potrebbero più partecipare alle competizioni ufficiali.

Una volta ottenuta la tanto amata indipendenza, cosa ne sarebbe del campionato catalano? Un campionato in cui la partita più affascinante è il derby Barça-Espanyol, finito 5 a 0 il passato 9 settembre, non promette un appeal internazionale alla pari con i maggiori campionati continentali. E i diritti televisivi, che ad oggi, sono sempre più essenziali per l’economia delle squadre, in un campionato catalano, quali ingressi economici potrebbero garantire? A chi interesserebbe vedere Leo Messi contro la insuperabile difesa del Gimnastic de Tarragona?

Inoltre l’ipotetica indipendenza, avrebbe ripercussioni anche a livello internazionale, in relazione alla Champions League. È infatti la RFEF, alla pari della FIGC in Italia, l’istituzione che concede la licenza per partecipare in Champions League; tale facoltà è attribuita alle Federazioni nazionali per delega della UEFA che organizza la Champions. L’art. 3 del “Regolamento RFEF delle licenze dei Clubs per le competizioni UEFA”, stabilisce che: “Tutti i clubs di calcio spagnoli della massima divisione per partecipare a qualsiasi delle competizioni UEFA per clubs, devono richiedere alla RFEF la concessione di una licenza nazionale speciale, condizione sine qua non per la partecipazione nelle suddette competizioni. La licenza UEFA è l’unica licenza che concede la RFEF per la partecipazione alle competizioni UEFA per clubs”. Allo stesso modo, l’art.25 dello stesso regolamento prevede: “Solo i clubs richiedenti, come si definiscono all’art.24, membri della RFEF e che si trovano sotto il suo controllo disciplinare possono richiedere e ricevere la licenza UEFA nel rispetto dei requisiti e delle altre condizioni previste nel presente Regolamento”. Pertanto, non essendo più parte della RFEF, il Barça non otterrebbe la licenza UEFA.

Esiste un’alternativa per il Barça: la Catalogna, una volta ottenuta l’indipendenza e costituitasi come paese indipendente, potrebbe chiedere il riconoscimento alla UEFA della propria federazione catalana come federazione internazionale, allo stesso modo che la FIGC o la RFEF. Tuttavia per ottenere tale riconoscimento dalla UEFA, la Catalogna dovrebbe aspettare il riconoscimento politico della Comunità internazionale. Anche in questo caso, le norme della UEFA sono chiare: “Membership of UEFA is open to national football associations situated in the continent of Europe, based in a country which is recognised by the United Nations as an independent state, and which are responsible for the organisation and implementation of football-related matters in the territory of their country”. Quindi per formar parte della UEFA, la Catalogna dovrebbe aspettare il riconoscimento ONU.

La possibilità esiste perché stati come Andorra e Gibilterra ci sono riusciti anche se dopo tanto tempo: Andorra ha la propria nazionale e partecipa alle competizioni UEFA. Se la prima partita giocata da Andorra fu nel 1982, il riconoscimento UEFA arrivò solo non prima del 1996. Stesso discorso va fatto per Gibilterra la cui prima richiesta come membro FIFA fu presentata nel 1997 per poi richiedere anche il riconoscimento UEFA; tale riconoscimento arrivò solamente nel 2013 e permise alle squadre di Gibilterra di partecipare anche ai preliminari di Champions League, come nell’estate del 2016 quando il Lincoln sconfisse il Celtic.

Questi precedenti dovrebbero far riflettere la Catalogna e le sue squadre; il riconoscimento UEFA può arrivare, ma tarderà molto tempo. Se queste considerazioni fossero state proposte anche ai tifosi catalani, credo che molti si sarebbero astenuti dal richiedere l’indipendenza da tutto.

                                                                                                                                                   Silvio Bogliari