E' stato Oscar Wilde a scrivere una commedia abbastanza famosa e molto bella: "L'importanza di essere Ernesto". Il protagonista è un signore che si fa chiamare Ernesto in città e Jack in campagna. E non ci sarebbe nulla di male, se non che una certa ragazza è innamorata di Ernesto e non di Jack (o almeno è innamorata del protagonista perché si chiama Ernesto e non perché si chiama Jack).

L'incipit di cui sopra ha un suo perché, ovvero ricordare che "tutto è possibile quando non si è capito di cosa si sta parlando".
I tifosi sono mediamente convinti che un presidente sia qualcuno che apre il portafoglio e spende... spende... spende... perché il suo dovere è "spendere". Una specie di "munus" ovvero di "dovere civico" da assolvere nei confronti della comunità dei tifosi.

Quando qualcuno fa notare che una società sta "spendendo" soldi che non ha e che prima o poi dovrà rientrare (e dovrà farlo perché è la logica delle cose)... "goodness gracious me!".
Quando poi si fa notare ai tifosi che, se vengono chieste garanzie, vuol dire che per regolamento certe cose non si possono fare sulla parola... "good heavens!".

Eppure non c'è nulla di male nel dire questo, se la società sta operando correttamente e se, prima o poi, rientrerà dall'esposizione e presterà le idonee garanzie. Magari dopo aver ceduto qualche esubero, cosa che rende più solido il bilanco e aiuta ad essere credibili nei confronti dei fidejussori.
No, c'è gente per la quale la "ricchezza" della società è una verità di fede
Di certo Fassone farà quadrare i conti, ma sta di fatto che deve farli quadrare e tutto quello che deve fare per raggiungere questa quadratura è un "must", non un dettaglio tecnico né un cavillo.

Certo che, se una verità così banale fa saltare sulla sedia come una puntura di vespa, stiamo freschi, anche di questa stagione.